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“La valle delle bambole” di Jacqueline Susann: la New York delle stelline e il grande sogno americano

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“Il teatro era esaurito. Con quella folla di gente di teatro lì presente, il pubblico aveva l’animazione di una prima a New York. Anne sedeva in terza fila tra Lyon e Henry. Le luci si abbassarono e l’orchestra attaccò il preludio. Lyon le prese la mano, le restituì la stretta, stordita dalla felicità.”

La valle delle bambole

Anni ’40, New York. La Seconda Guerra Mondiale si è appena conclusa ed Anne ha finalmente deciso di trasferirsi dalla piccola cittadina del New England nel quale è cresciuta a New York, metropoli simbolo di rinascita e grandi occasioni. Lì riesce ad introdursi con non troppa difficoltà, grazie anche alla sua bellezza, nel mondo delle agenzie che lavorano con le promesse stelle dello spettacolo.

Erano anni in cui le donne avevano come principale obiettivo quello di sposarsi e avere dei figli, ma Anne è diversa, lei vuole l’indipendenza economica e una vita felice. L’amore non sa cosa sia, pensa addirittura che si tratti di qualcosa che non fa per lei, fino a quando non incontra Lyon, affascinante giovane che strega ogni donna che incrocia il suo sguardo. Ma ci sono anche le amicizie, Jennifer e Neely in particolare, anch’esse in cerca di fortuna e ricchezza nella Grande Mela. Nulla è semplice per le tre ragazze e quindi perché non concedersi un po’ di relax e di meritato riposo prendendo una bella ‘bambola’, una pasticca tranquillante, o eccitante, a seconda della necessità?

C’è chi lo ha giudicato banale e privo di spessore e chi ai tempi lo etichettò in maniera negativa così da non sollevare troppo le aspettative dei lettori. In realtà è innegabile che “La valle delle bambole (Sonzogno, 2016, traduzione di Mariapaola Dèttore) di Jacqueline Susann facesse paura per le tante verità che rivelava in maniera così chiara e spietata.

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Il romanzo venne pubblicato nel 1966 e fece subito scalpore: sono trascorsi ben cinquant’anni da allora ma certi grandi successi non si dimenticano facilmente ed ecco che la Sonzogno ha deciso di riproporlo. “La valle delle bambole” vendette oltre 30 milioni di copie in ogni parte del mondo e la sua influenza portò alla creazione di quelle famose serie televisive stile “Sex and the City” che ancora oggi vengono ricordate e riproposte con un successo mai esaurito.

Ma si può definire banale un romanzo che tiene attaccati alle proprie pagine dall’inizio alla fine e che tratta tematiche delicate come quelle della maternità, dell’aborto, della malattia mentale, della dipendenza da pasticche, della difficoltà nel mondo del lavoro delle donne?

Jacqueline Susann

La valle delle bambole” è una storia di amicizia, di solitudine, di amore, di famiglie desiderate e mai realizzate, di rinunce, di rivendicazioni, di sesso e autodistruzione. Le vicende delle tre ragazze si incontrano e si scontrano, nessuna trova la pace tanto sperata; è complicato non divenire vittime di una società che acclama donne giovani (che addirittura non sono più tali dopo i trent’anni), dai corpi magri e il cui potere è nelle mani degli uomini.

Broadway era il grande sogno passando per Hollywood e raggiungendo poi la radio e la neo nata televisione. Ma solo con dedizione e sacrifici si poteva anche solamente sperare di raggiungere l’ambita vetta.

Bisogna ammettere che alcuni fatti risultano sproporzionati rispetto alla realtà ma chissà che la scrittrice non li percepisse in tale maniera, testimone in prima persona dei tentativi mancati di ascesa nel mondo della recitazione. La stessa infatti lasciò giovanissima la natia Philadelphia per trasferirsi a New York, preferendo però in seguito il mestiere di scrittrice. Fu probabilmente la sua esperienza a portarla alla creazione di un romanzo così intenso e dedicato alle donne, simbolo di un’epoca, di un sentimento e di luoghi comuni in parte ora scardinati.

Un classico della cultura pop che ancora oggi si ripropone con rinnovata attualità e forza e che tutte le generazioni dovrebbero leggere.

 

Written by Rebecca Mais

 

 

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