“Il paese dell’acqua” di Graham Swift: storie di misfatti e fragilità umana nella terra delle paludi inglesi

“Abitavamo nella villetta del guardiano della chiusa, accanto al fiume Leem, che dal Norfolk va a confluire nel grande Ouse. E non c’è bisogno di dire che la terra, in quella parte del mondo, è piatta. Piatta, di una piattezza uniforme e monotona, di per sé sufficiente, si potrebbe pensare, a spingere un uomo a pensieri insonni e inquietanti.”

Il paese dell’acqua

Il paese dell’acqua” dell’inglese Graham Swift, classe 1949, ha visto la pubblicazione per la prima volta nel 1983. Vincitore del prestigioso Brooker Prize, il romanzo è tornato nelle librerie italiane agli inizi di giugno 2016, grazie a Beat Edizioni, con la traduzione di Marco Papi e una postfazione dell’autore stesso, in cui spiega la genesi della sua opera.

È una storia che mette a dura prova l’animo umano, in pratica, capace di fare qualsiasi cosa in nome dell’amore o delle proprie necessità. Unisce piani temporali diversi, poiché ha per parola chiave la “storia”, sia che si tratti di narrazione di eventi passati che di racconto. In queste pagine, la forza dell’immaginazione si fa strada, fino a diventare una sorta di stato naturale delle cose, sebbene così non sia nella realtà.

Dopo questo romanzo, infatti, si è pensato che l’autore potesse essere davvero originario di quell’area geografica trattata, mentre invece egli ci ha tenuto a smentire, precisando che l’opera è frutto di documentazione, e che in quelle terre ci era passato soltanto una volta, su un treno.

Stiamo parlando di The Fens, ovvero le terre bonificate e letteralmente sottratte all’acqua, nella regione di Anglia, nell’Inghilterra orientale. Qui siamo al cospetto di un paesaggio talmente piatto da far pensare che l’uomo sia in completa balìa della noia. Toccando i meccanismi della superstizione, l’autore sembra partire dall’ordinario per descrivere quel che invece ordinario non è.

La voce narrante è quella di Tom Crick, un professore di storia che vive e lavora in quelle terre che l’acqua cerca sempre di riprendersi. Per più di trent’anni egli ha insegnato ai suoi allievi quel che è avvenuto nel passato ma, visto che la scuola vuole imporgli delle economie e per lui si paventa un pensionamento anticipato, decide di smetterla di parlare di Rivoluzione francese, e di andare invece a quel luglio del 1943, che comunque ha segnato uno spartiacque nella sua esistenza.

Il mondo intero, infatti, era impegnato in un conflitto bellico, ed è proprio di queste storie personali che intende parlare, d’ora in poi, ai suoi giovani “spettatori”. Non a caso, ho utilizzato un termine cinematografico, poiché in quest’opera, l’urgenza di raccontare una storia, fa saltare anche lo stesso piano narrativo. Come vedere un film.

Graham Swift

E così, si viaggia nel passato. Viene fuori la storia del padre, guardiano delle chiuse sul traffico fluviale e pescatore di anguille. E di come in un giorno di fine luglio, proprio nelle acque di queste chiuse, al protagonista, sedicenne, insieme al padre a ad un fratello con qualche deficit di apprendimento – nato con la “testa di patata” – sia affiorato davanti agli occhi il cadavere di un coetaneo, che hanno anche danneggiato con una gaffa nel tentativo di riportare a riva.

Sarà l’inizio di un racconto variegato e alternato negli anni, in cui prevalgono sentimenti d’amore, di invidia, di depressione e di stordimento della mente. In particolare, il delicato rapporto fra Tom, la sua fragile fidanzata Mary e Dick, il fratello disabile, metterà in atto una dinamica dai risvolti sorprendenti e per nulla scontati.

Il paese dell’acqua” è stato definito, già in passato, uno dei grandi romanzi del secondo Novecento. Direi che si possa confermare questo apprezzamento. Chi ama le storie eleganti, ma profonde ed imprevedibili degli scrittori inglesi, non se lo lasci scappare.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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