“Incubo” di Wulf Dorn: torna il lupo delle fiabe ad impersonare il nostro lato più oscuro

Ciascuno di noi reca in sé molti aspetti. Uno di questi è quello istintivo. Freud lo chiama Es. Non è necessariamente cattivo, ma è importante controllarlo. Es è come il lupo cattivo delle favole. Finché dai ascolto alla ragione e ai sentimenti, e sai che può diventare pericoloso, non ti farà niente. Ma guai se gli lasci campo libero. Allora ti divora. A volte basta un istante. E, se poi non riconosci il tuo errore, le cose peggiorano ulteriormente.

Incubo - Wulf Dorn

Da sempre le favole appassionano i bambini ma, nel tempo, esse hanno subito un “riadattamento” a misura di minore. In origine, infatti, erano pregne di simbologie e di contenuti paurosi; di risvolti crudeli e di atti atroci che difficilmente potevano essere spiegati ad un infante.

Wulf Dorn, con l’ultimo psicothriller “Incubo” (Corbaccio, 2016), ha restituito alla favola il suo antico significato, dove al suo interno alberga il male e fuoriesce il lato più crudele dell’uomo.

Fin dai tempi antichi, agli animali viene data una simbologia, che affiora nell’ombra e, a poco a poco, si palesa in un essere come in questo caso spaventoso, che va ad incarnare il lato più oscuro dell’essere umano, di cui nessuno sospetta.

Il lupo cattivo, quello di Cappuccetto Rosso per intenderci, qui diventa sinonimo di “alter ego”: di qualcosa che ciascuno di noi tiene racchiuso nella parte più recondita di sé, e di cui non è nemmeno consapevole. Nessuno sa quando si manifesterà la “bestia”, che rimane nascosta, acquattata nel bosco, e per questo fa così paura. Basta un trauma, un “cortocircuito”, per far uscire il peggio.

Simon è un sedicenne di Stoccarda, affetto da una lieve forma di autismo. Il suo mondo, perfetto ed ordinato, viene sconvolto il giorno in cui i suoi genitori perdono la vita in un incidente d’auto, mentre lui, presente nell’abitacolo, miracolosamente si salva. Dopo un periodo di riabilitazione in un ospedale psichiatrico, il ragazzo è costretto a trasferirsi dalla zia Tilia, dove ritrova anche il fratello Michael, di qualche anno più vecchio. Dal giorno dell’incidente, Simon, che mal sopporta i cambiamenti, è vittima di paurosi incubi che non gli danno tregua. La situazione si aggrava quando giunge voce che un mostro si aggiri tra i boschi di Fahlenberg, forse responsabile della sparizione di una ragazza.

Insieme all’amica Caro, Simon ispezionerà quei territori, in sella alla bicicletta del fratello, fino alle pendici di un inquietante albergo ormai in rovina. Cosa vogliono comunicare i corpi carbonizzati dei suoi genitori, che sovente gli giungono in sogno? Cos’è successo, veramente, a Melina, la fidanzata di suo fratello, ricoverata in ospedale ed in pericolo di vita? E perché tutti vogliono mettere in guardia da quel lupo cattivo, là fuori, che non la smette di vagare?

Wulf Dorn

Tanti gli interrogativi, a cui il lettore vorrebbe cercare di rispondere da sé. Ma non è facile.

“Incubo” è un romanzo al cardiopalma, adrenalinico e ricco di colpi di scena. Capace di creare un’atmosfera inquietante, fra le mura domestiche di chi lo legge. E quando la suspense riesce ad insinuare un certo “disagio”, vuol dire che lo scrittore ha centrato in pieno il bersaglio.

Raramente sono rimasta spiazzata da un thriller, così tanto da dovermi dare della stupida perché non avevo capito niente. E questo è esattamente ciò che desidera da una lettura chi, come me, è appassionato del genere. Mi è capitato due volte, per l’esattezza: con “La psichiatra” e “Incubo”.

Due dei thriller più imprevedibili che abbia mai letto, e che sentirei di consigliare a tutti. Non a caso, sono entrambi stati scritti da Wulf Dorn. Un mago nello scandagliare l’animo umano, avendo lavorato come logopedista in una clinica psichiatrica. Uno scrittore abile nel percepire tutte le contraddizioni e gli incubi che, facendosi strada nel subconscio, crescono e straripano, tanto da dare origine ad un thriller mozzafiato.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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