“Bianca da morire” di Elena Mearini: quel che succede quando si pretende di stare al centro di tutto
“Scriverò l’esatta sequenza dei fatti. Sarà la mia verità, la mia storia dal grido di nascita a quello d’addio. La renderò pubblica, a disposizione di chiunque desideri conoscerla e portarsela a casa, come un’orfana in attesa di adozione.”

“Bianca da morire” della milanese Elena Mearini (Cairo Editore, 2016) porta a riflettere sul concetto di Bene e di Male, quali due facce della stessa medaglia. In un mondo in cui tutto pare portato alla condivisione, in realtà i nostri giovani non si sentono capiti né considerati. O ancora, mal rappresentati da una società di “plastica”, finta fino all’inverosimile. Capita quindi che essi si smarriscano, e vogliano emergere ad ogni costo. Molti sono i fatti di cronaca, finiti in tragedia, protagonisti dei nostri anni, dove adolescenti hanno commesso atti atroci pur di rivendicare la loro esistenza. Gesti estremi ed irrimediabili.
Elena Mearini, che per mestiere è portata ad indagare la psiche, non ha paura di scandagliare le aberrazioni dell’animo umano; di presentare personaggi in tutta la loro fragilità. Bianca, la protagonista, non si mette da parte ma anzi, inseguendo un sogno, pretende di stare al centro di tutto. È schiava delle sue pulsioni, non ne può fare a meno.
Bianca è un’avvenente sedicenne che vive a Milano e frequenta il liceo artistico. Il padre è camionista, mentre la madre è una casalinga senza ambizioni. Entrambi i genitori non hanno occhi che per il primogenito Valerio, una promessa del calcio. Tanto Bianca è invidiata e desiderata a scuola, quanto è invisibile fra le mura domestiche. La ragazza ha un sogno: diventare una stella del cinema, ma i suoi genitori si ostinano ad osteggiarla, appoggiando in pieno Valerio.
E mentre il fratello diventa un simbolo positivo, su cui scommettere, Bianca deve ricorrere ad identificarsi col male, col lupo cattivo, per palesare la sua presenza. Sceglie quindi il male, Bianca, fino ad ideare un piano malvagio con Gabriele, il compagno di scuola del tutto succube del suo fascino e del suo giovane corpo diafano. Il male, così come il terrore, è l’unico a rimanere costante nella sua vita, mentre il bene le ha più volte girato le spalle.

Per questo, la ragazza arriva ad affermare: “I buoni si accorgono di te solo quando menti, tradisci o ammazzi. Ascoltano il bugiardo e l’assassino, dei santi non gliene importa niente, i santi non fanno paura. In questo mondo di buoni, se sei innocuo non esisti. Diventi poco interessante, fai tutto come si deve e non fornisci la scusa necessaria agli altri per sentirsi migliori di te. Devi sbagliare, cadere nell’errore e nel difetto, sporcarti col crimine e il peccato, così la gente ti si mette a fianco certa di vincere al paragone. Loro puliti e profumati, tu sudicio e perdente.”
Il male fa notizia, quindi. E Bianca – di nome ma non di fatto – lo sceglie, questo male. Sfruttando il proprio corpo, ricattando, seducendo ed ingannando.
Ma ecco che, raggiunto il tanto sospirato centro del palcoscenico, ai suoi piedi si apre l’abisso. Com’era prevedibile, dato che c’è una grande confusione e, in realtà, chi siano i buoni non è certo.
Il disagio giovanile è magistralmente espresso, in questo romanzo, da un’autrice altamente introspettiva, che riesce ad essere poetica anche nella tragedia. Un personaggio controverso, quello di Bianca. Un misto di desideri e frustrazione, dove da paure infantili possono nascere azioni a dir poco sconcertanti. Eppure così umana, tanto da turbare tutti.
Written by Cristina Biolcati