Intervista di Michela Zanarella a Dario Pontuale: vi presentiamo il libro “Il baule di Conrad”

Dario Pontuale è studioso appassionato della letteratura Otto-Novecento, scrittore di romanzi, saggista, collabora con diverse riviste di critica letteraria. Ha pubblicato saggi su Serra, Montale, Buzzati, Svevo, Pessoa, Zola.

Dario Pontuale

Si dedica alla riscoperta dei classici della letteratura mondiale, cercando di far conoscere ai lettori i grandi autori senza tempo. Insegue capolavori spesso dimenticati, tenta di dargli nuova vita con approfondite analisi critiche, che rivelano verità da custodire preziosamente.

Tra le riscoperte recenti anche “Il baule di Conrad” edito da Nutrimenti, un volume che sta ottenendo buoni consensi dalla critica e dal pubblico, e che ha visto anche un’edizione in lingua francese, dove Pontuale riesce a far emergere particolari poco conosciuti della vita personale di Conrad.

C’è un lavoro di ricerca attento e preciso, un ritmo che consente di seguire le rotte e le avventure di uno degli autori più significativi della letteratura inglese. Uomo di mare irrequieto e sempre alle prese con la scrittura, Joseph Conrad affida alle acque il significato di ciò che racconta e Dario Pontuale prontamente ci accompagna a scoprire cosa si cela tra gli oggetti di un baule, la cassa di legno che appartiene allo scrittore. Un viaggio affascinante nei ricordi, nei sentimenti e nella psiche umana.

 

M.Z.: Ogni marinaio degno di tale nome possedeva un baule, un cassetta dove erano riposti gli affetti, i ricordi di una vita. Tu sei riuscito ad analizzare in profondità la psicologia di un uomo, di uno scrittore attraverso alcuni oggetti, riportando alla luce aspetti della sua esistenza, poco conosciuti. Che tipo era Joseph Conrad?

Il baule di Conrad

Dario Pontuale: L’anima di Conrad è, fondamentalmente, l’anima dello scopritore, dell’avventuriero, del marinaio di colui che dal ponte di una nave oppure seduto dietro una scrivania, guarda il lato nascosto delle cose ponendosi delle domande, iniziando delle sfide, sviluppando dei ragionamenti. Un desiderio di scoperta che lo spinge lontano, non soltanto in senso pratico, un’ambizione connaturale che lo spinge a viaggiare.

 

M.Z.: Alcune foto dal bordo mangiato rievocano le basi di un forte legame con la famiglia. Ripercorrendo le tappe dell’infanzia dell’autore, cosa ti ha colpito della sua educazione?

Dario Pontuale: I genitori, soprattutto il padre, saranno per l’ufficiale di Sua Maestà due figure di assoluto riferimento, decedute però quando Conrad era ancora un bambino. Due figure animate da una forte passione politica, esiliate, mosse da slanci libertari e da un innato senso di ribellione. Sentimenti tutti ereditati dal piccolo Conrad, il quale rimasto orfano sarà affidato alle cure dell’amorevole zio, uomo di grande umanità prodigo nel sostenere le “insolite” scelte di quel giovane nipote attratto dal mare.

 

M.Z.: L’attrazione per il mare arriva dalla lettura del romanzo ‘I lavoratori del mare’ di Victor Hugo. Nel mare è racchiuso un preciso significato e per Conrad è una scelta di vita. Nella tua attenta analisi emerge una connessione con ciò che sente dentro di sé, il mare si fa specchio dell’anima, è così?

Dario Pontuale: Estremizzando un po’ il concetto è forse lecito dire che per Conrad il mare è un pretesto, è una grande metafora, un’imponente allegoria ideata per scandagliare le pieghe della coscienza umana. Racconta del mare perché è il mare che conosce bene ed è sul mare che ha costruito la propria esistenza, saggezza, esperienza. Conrad sfrutta le situazioni offerte dalle bufere, i tifoni o le bonacce e tanto altro, per tentare di intravedere il grande mistero che regola l’animo umano; sembra avventura la sua, ma non lo è mai fino in fondo.

 

M.Z.: Una vita di sperperi, debiti e avventure. È poco noto il tentativo del suicidio, ma è un telegramma a rivelarlo. E quell’inquietudine che lo avvolge si trascina anche nei personaggi dei suoi romanzi. Pensi che lui animi i protagonisti della stessa solitudine per liberare in qualche modo se stesso?

Dario Pontuale

Dario Pontuale: I personaggi conradiani posseggono un spessore senza fondo, guardandogli dentro si ha la sensazione di osservare l’interno di un pozzo, un luogo nel quale si cela un dualismo perenne. Oltre il buio del gorgo, al di là della coltre nera vivono, si agitano e fermentano caratteri sfaccettati, divisi tra gloria e disfatta, coraggio e pavidità, altruismo ed egoismo. I personaggi di Conrad sono terribilmente umani, hanno pregi e difetti, vizi e virtù portano un peso sul cuore e cercano nella vita uno modo per scaricarlo, una maniera per risolvere l’innata incertezza umana annidata in ognuno.

 

M.Z.: Tema centrale delle sue opere è l’onore. Cosa si cela dietro a questo elemento cardine?

Dario Pontuale: L’onore dell’impegno preso, sarebbe più appropriato dire. I protagonisti conradiani posseggono un merito tra i tanti: il tentativo disperato di restare fedeli a sé stessi e al dovere assunto nei confronti della vita, fosse anche quello di attraccare un veliero carico di merci. Il loro non è meramente un compito pratico, non è una banale e obbligata forma di lavoro, bensì un contratto di fedeltà e coraggio stipulato quotidianamente con il destino. Il mondo ideato da Conrad è un mondo nel quale serve coraggio, ma soprattutto resistenza e tenacia, doti che occorrono per respingere la furia del mare, nonché per difendersi dalla famelica durezza della vita.

 

M.Z.: Che mistero è racchiuso nella biglia ritrovata nel baule, che cosa rappresenta?

Dario Pontuale: La biglia ritrovata nel baule non è un mistero, semmai un richiamo onirico, un gioco infantile. Richiama i colori del mare, le sue sfumature. Girandola tra le dita si ha perfino l’impressione di vedere il movimento lento delle onde, la scia chiara della spuma. In fondo, tuttavia, la biglia resta un gingillo, un’illusione che permette al vecchio Conrad di ricordare le rotte, i velieri, i luoghi che in passato gli hanno riempito la vita. La biglia permette, anche a un marinaio esperto come Conrad, di galleggiare sull’oceano denso e viscoso che è l’inconscio umano.

 

Written by Michela Zanarella

 

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