“Le tre caravelle in un mare di guai” di Massimo Romagnoli: un romanzo comico che si tinge di giallo e d’avventura
“Le tre caravelle mi vengono dietro a ogni passo. Oggi oltre il grano avevo anche un po’ di pane secco sminuzzato per benino. Claudia le chiama le tre caravelle pure se sono quattro, per via del fatto che camminano una dietro l’altra, come vengono di solito raffigurate le caravelle di Colombo. Depongono quattro belle uova fresche tutte le mattine.”
È un romanzo singolare “Le tre caravelle in un mare di guai” (Giunti, febbraio 2016) del romano Massimo Romagnoli, leggero e divertente. Le scene sono affidate ai dialoghi, e la punteggiatura non abbonda, come nel linguaggio parlato, dove si va tutto di seguito.
Le tre caravelle a cui allude il titolo sono le galline di Claudia, l’amica e vicina di casa del protagonista che, come lui, vive nella campagna laziale circondata da animali. Solo che nel passaggio successivo queste tre celebri imbarcazioni, che tanta parte hanno avuto nella scoperta dell’America, diventano sinonimo di avventura e, come dice il titolo, di guai.
Le tre caravelle in balìa dell’Oceano Indiano diventano Gino, Tony e Gianpietro (rigorosamente con la n), coinvolti in un’odissea rocambolesca e, all’apparenza, senza fine. Gino Ginevra gestisce un pub nella Capitale, Il Pigmalione, ed è un grande appassionato di astrologia – come l’autore, poiché qui rappresenta il suo alter ego.
Nel suo intimo, e in gran segreto, egli è un investigatore alla buona, del tipo “fai da te”. Marco Valduzzi è un uomo attempato e ricchissimo, definito come un “faccendiere”, che gli offre un incarico sotto lauto compenso: ritrovare il figlio Ernesto, scomparso ormai da tempo senza lasciare tracce.
Gino accetta, attratto da quel “lauto compenso” e, calcolando il tema natale dello scomparso – le stelle non mentono mai –, riesce a scoprire che l’uomo si trova in India. Con sé, Gino porta i suoi due amici, un po’ pasticcioni ma che si riveleranno dei validi compagni di ventura. Tony, logorroico ma molto colto, e Gianpietro, purtroppo un po’ troppo dedito alla bottiglia – è l’unico infatti che nella fitta giungla del Laos si porta una borraccia piena di whisky.
Inizia così un lungo viaggio che, da Roma, li conduce in India, toccando il Laos, la Birmania e la Thailandia. Che fine avrà fatto Ernesto? E soprattutto, saranno in grado i nostri eroi di riportarlo a casa? Questo significherebbe incassare l’assegno del ricco faccendiere, scopo del viaggio. Anche se più ci si addentra nella storia, e meno appare come un questione di soldi. Soltanto un dramma familiare che necessita venga fatta chiarezza. Le battute e le situazioni sono esilaranti.
Oltre al divertimento – fra bande di paramilitari dai metodi non proprio ortodossi, grossi serpenti e tigri inferocite – l’autore ci offre uno scorcio pittoresco dell’India, col Gange ed i suoi riti di sepoltura, i suoi templi e le pagode. Ma soprattutto, si scopre essere questa una storia d’amicizia e lealtà. Valori che legano fra loro i tre uomini, e non solo. “Le tre caravelle in un mare di guai” è assolutamente un romanzo da leggere, specie se si desidera fare qualche sana risata, mentre si viaggia con la fantasia in mondi lontani.
Written by Cristina Biolcati