“Dove troverete un altro padre come il mio” di Rossana Campo: la storia di un uomo fragile ma carismatico
“Mio padre una volta mi ha detto: Rossanì, tu non devi avere mai paura di niente nella vita, perché ricordati sempre che sei stata concepita sopra a un tavolo da biliardo.”
È privo di filtri e non conosce verità edulcorate “Dove troverete un altro padre come il mio”, il romanzo della scrittrice genovese Rossana Campo, pubblicato nel settembre 2015 dalla casa editrice Ponte alle Grazie e candidato al prossimo Premio Strega.
Una storia forte, autobiografica, che vede la stessa scrittrice bambina alle prese con Renato, un padre decisamente “sui generis”.
I ricordi sfumano e continuano a fluire ininterrottamente, fino a ritrovarla ragazzina e poi donna, quasi stessimo assistendo ad una lunga confessione. Rossana Campo prova a raccontare chi era suo padre. Ancor prima che al lettore, avverte l’urgenza di chiarirlo a se stessa. Lei, che gli somiglia moltissimo – come si può evincere dalla foto di copertina –, e non solo nei tratti somatici.
Lei che si è sempre sentita “diversa” dal resto della gente, senza volontà alcuna di omologarsi, proprio come il bizzarro genitore. Questo essere padre amorevole, in principio, ed in seguito dedito alla bottiglia; questo aver sofferto la fame in tempo di guerra e aver cercato poi conforto nell’alcol; questo essere stato espulso dall’arma dei Carabinieri, perché ribelle ed incapace di sottostare alle regole, e non essere mai riuscito a tenersi un lavoro, sono particolari che riflettono l’immagine di un uomo carismatico ma estremamente inaffidabile.
La moglie Concetta, per anni, ha ballato con lui e, al tempo stesso, ha dovuto nascondersi coi figli dalle sbronze “cattive” di quel marito che arrivava anche ad alzare le mani. Eppure, ora che lo vede vecchio e debole in un letto d’ospedale, prossimo alla morte – il padre Renato è scomparso da poco – Rossana Campo sente di averlo perdonato, anzi, di non avergli mai riservato rancore.
E mentre in lei si fa strada l’illusione di avere avuto, almeno negli ultimi tempi, un padre “normale” che non cedeva più a insubordinazioni, pensa che, in fondo, ha potuto essere quello che è – scrittrice e donna non convenzionale – proprio grazie a lui.
Un uomo un po’ “zingaro”, che ricordava un Apache. Migrato dalla Campania alla Liguria in giovane età, si è sempre sentito come un “terrone” emarginato da un nord Italia ricco di troppi pregiudizi. Nel suo essere paradossale e sempre sopra le righe, Renato le è stato però anche maestro di vita. Le povere poesie che scriveva su fogli di carta, rammaricandosi per non avere mai potuto studiare, sono l’eredità della scrittrice. Rossana Campo ha imparato, nel corso degli anni, a non vergognarsi più di essere “figlia di”. E ora che è riuscita a rimettere un po’ d’ordine nella sua infanzia “incasinata”, pensa che gli esseri umani non siano mai buoni o cattivi, bensì tante cose insieme.
Il “meglio” e il “peggio” che la vita ci mette davanti, sono concetti contraddittori: due facce della stessa medaglia. Spetta a noi decidere cosa farne, prendendo quello che di buono ci viene offerto. Anche di questo padre, a cui tanto l’autrice sente di assomigliare, che coi suoi errori le ha insegnato il valore della fedeltà a se stessi. Per questo, quando sento opinioni che trattano con superficialità questo legame speciale fra un padre e una figlia, vorrei sempre fare un passo indietro.
E mentre penso che il tema sia invece troppo delicato per colpire davvero nel segno, mi sovviene una frase di Molière che dice: “Abbiate pure cento belle qualità, la gente vi guarderà sempre dal lato più brutto.”
Written by Cristina Biolcati