FEFF 2016, Sezione Competition – “The Kodai Family” di Masato Hijikata
Domenica pomeriggio, durante la diciottesima del Far East Film Festival, Udine è divenuta la prima città al mondo a proiettare “The Kodai Family” (sull’IMDb tuttora erroneamente collocato in fase di post-produzione), il secondo film per il cinema di Masato Hijikata, autore noto nella patria nipponica principalmente per i suoi contributi in ambito televisivo.
Commedia di buon gusto, leggera e mai banale, racconta dell’umile ed introversa Kie (Ayase Haruka), incorreggibile sognatrice ad occhi aperti che preferisce rimanere in compagnia delle sue fantasticherie, teneramente imbambolata a tempo indeterminato, piuttosto che rischiare un’ennesima delusione a seguito di qualche impacciato dialogo.
Questo suo limite, tenutala costantemente lontana da relazioni durature, un bel giorno incontra però gli apprezzamenti del bellissimo Mitsumasa (Saito Takumi), “principe” irreprensibile e affascinatore, il quale, stanco di concedersi ad una sconveniente seriosità, si lascia volentieri conquistare dalla tempra inimitabile della timida segretaria.
Quel ch’ella ignora è il segreto celato dietro i sinceri sorrisi di lui; l’aristocratica famiglia da cui discende gli ha infatti trasmesso la straordinaria capacità di leggere nel pensiero, comune anche ai due fratelli, i quali, una volta stretta amicizia con la protagonista, non sanno più resistere alle buffe visioni captate quand’è ospitata nella loro sontuosa dimora.
L’insperato idillio fra Kie e Mitsumasa porge tuttavia un risvolto a dir poco spinoso: leggere lucidamente i pensieri delle altre persone rappresenta una condizione in cui facilmente le proprie ambizioni di serenità possono soffocare, uno status che sa rivelarsi davvero pericoloso in ragione della stima che si ha di se stessi, un’inevitabile limitazione alla libertà di sentire ed esprimersi, e non pare sottrarsi alle suddette circostanze nemmeno qualora il controllo attuato sia affettuoso e tollerante.
Svelato l’intimo arcano, è naturale che le paure seguitino a rafforzarsi, acuite dalla dichiarata opposizione al matrimonio della signora Kodai, preoccupata di mantenere incorrotto il buon nome della stirpe.
È a questo segno che subentrano le gustose figure tutelari del marito, ilare ghiottone, ottimista e burlone, e soprattutto dell’amata nonna inglese, colei che per prima fece del dono della telepatia una fedele arma bianca; accolti i suoi inviti ad affrontare la realtà per quella che è e a non abbandonare la persona che si ama con tutto il cuore per semplice, cieca rassegnazione, solo allora il destino sarà autorizzato a compiere il suo giro.
Emerge da queste dinamiche tutta la limpidezza con cui la vicenda sviscera una tematica di non facile soluzione, attraversando con schietta simpatia i toni lieti che caratterizzano gli equivoci nati dalla complicità fraterna, la goduriosa inventiva di Kie (restituita al pubblico in una smagliante veste grafica), e allo stesso tempo la sua innocente trasparenza, che rinfrancata dai giusti consigli saprà abbattere, per l’appunto, ogni circostanziale titubanza.
Concorrono ancora alla piacevolezza della narrazione la direzione registica di Hijikata, priva di particolari virtuosismi ma coerente dal principio alla fine nella ricercata scelta dei punti di ripresa, i quali giocano un ruolo essenziale nel ricreare quello spazio umano e oggettuale da cui affiora il regolare dinamismo degli accadimenti, cui peraltro non sfuggono le personali crisi degli altri Kodai, pertinentemente collocate in rispetto dell’armonia d’insieme.
Su questa scia trovano opportuna disposizione altri indovinati accostamenti (a questo proposito, quello dei felini domestici pare essere un cliché alquanto sfruttato nelle produzioni dell’estremo oriente); diversi non secondari linguaggi sono invece elaborati dall’ammirevole scenografia, che ben rende la lucente agiatezza in cui versano i ricchi possidenti, dall’impeccabile fotografia, dal tersissimo sonoro, dal delicato commento musicale, dotato di un respiro melodico semplice ed espansivo, elargito con avveduta ricorrenza ai prediletti strumenti ad archi e al poetico timbro del pianoforte.
Voto al film
Written by Raffaele Lazzaroni
Photo Saito Takumi by Raffaele Lazzaroni
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