FEFF 2016, Sezione Beyond Godzilla – “I misteriani” di Ishirô Honda

Nel pomeriggio di ieri 22 aprile al Visionario di Udine, prima ancora del roboante “The Tiger” di Park Hoon-jung proiettato alla serata inaugurale, come primissimo titolo di questa 18esima edizione del Far East Film Festival è stata scelta una delle 5 realizzazioni che Ishirô Honda (1911-1993) compì nel 1957.

I misteriani di Ishirô Honda

I misteriani che danno il nome a questo siparietto fantascientifico sono un popolo originario del planetoide Misteroide, i quali da un giorno all’altro approdano sul pianeta Terra, di cui ben conoscono lingua, tradizioni ed equipaggiamenti, con la pretesa di mitigare una sciagurata malattia genetica che li affligge da tempo, causata dall’alto tasso di stronzio nei loro organismi e responsabile della nascita sempre più diffusa di figli sub-coscienti, destinati ad una spartana terminazione.

Per riuscire nell’intento si pone la naturale necessità che le donne terrestri si prestino all’agognata pratica eugenetica; parallelamente, la pacifica proposta include la cessione di un appezzamento di superficie dal raggio di 3 km. E qui il popolo umano (o, più appropriatamente, la classe dei signori della guerra e degli scienziati) non ci sta, ritenendosi minacciato per primo da un gigantesco mostro metallico che distrugge ogni cosa con i suoi occhi laser.

Il neo della situazione, invero esteso quanto l’intera pellicola, risulta essere la totale assenza di un singolo personaggio cardine nelle dinamiche della vicenda, condotta con anempatica ossessione dai capi militari e dal comitato tecnico, ingaggiati in uno scontro senza esclusione di colpi, intuibile nella letale progressione degli armeggi.

Ishirô Honda

Si cade nell’eccessivo modulare riproporsi delle pirotecniche scene di battaglia, propinate a spettatori plausibilmente innocui nell’ampio formato Tohoscope e discretamente sostenute da un montaggio di certo non audace, privo di mordente nonostante l’insistito ricorso al coinvolgimento delle masse, pure smorzato dalle apparentemente necessarie sequenze esplicative collocate qua e là ed impotente di fronte un’(oggi) irrisoria inquietudine fomentata da questi stranieri mascherati, sempre rinchiusi in costumi dalle tinte sgargianti e custodi di un tempio scenografico altrettanto luminescente.

A ciò si aggiungono gli immancabili buchi di trama, a partire dallo sfingeo incendio nell’incipit che nasce dalle radici, proseguendo con la gigantesca cupola nemica che sorge dal cuore della terra (come ciò sia possibile in presenza di esseri extra-terrestri non ci è dato saperlo) e resiste a qualunque attacco esterno.

Collateralmente sono invece tutto sommato apprezzabili i profondi smottamenti del terreno (riprodotti attraverso dei modellini), efficaci nel loro aspetto iconico.

Ancora, è posta come risorsa imprescindibile la comunicazione per mezzo di un televisore fra gli umani e Shiraishi, un individuo che, rotto nei primi minuti un pleonasticissimo fidanzamento, con ineffabile abilità riesce ad infiltrarsi nella base aliena.

I misteriani di Ishirô Honda

È ovvio che non tutti i fenomeni possono essere così gratuitamente ascrivibili ad una peraltro episodica radioattività. Chiude il girone della mala creazione l’uso dozzinale delle musiche, a metà durata già risapute, a volte persino indiscriminato: a commento di una trasmissione televisiva si può udire una capricciosa Marcia Ungherese da “La Damnation de Faust” di Hector Berlioz.

Nonostante I misteriani” costituisca l’opera più ambiziosa realizzata fino ad allora da Honda e il suo team, maestri riconosciuti dei kaiju (monster movie) di metà secolo, assistendone alla seppur colorata visione oggidì ci ritroviamo a sorridere e ridacchiare e addirittura pisolare, non solo per l’obsoleto ventaglio di artifici tecnici, ma anche e forse più per l’esilità senza pretese che caratterizza la trama, le cui evidentissime lacune, accompagnate da un timido appello alla pace nel mondo (dal rilievo potenzialmente sostanziale, considerando i numerosi riferimenti alle terribili corse agli armamenti degli anni ’40 e ’50), non rientravano a quanto pare nelle premure della produzione.

 

Voto al film

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

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