Intervista di Rebecca Mais a Pierpaolo Mandetta ed al suo ultimo romanzo “Cuore satellite”
Abbiamo conosciuto Pierpaolo Mandetta qualche tempo fa con un’interessante riflessione sulla famiglia tradizionale, nel periodo in cui si parlava tanto delle contestate “sentinelle in piedi”; più di recente lo abbiamo scoperto come scrittore, in questo caso di “Cuore satellite”, romanzo fresco, divertente, ricco di ironia e al tempo stesso profondo e carico di tematiche delicate.

Protagonisti sono la vita e le avventure sentimentali di un ragazzo omosessuale del Cilento, il tutto condito con tanto piacevole umorismo.
Pierpaolo Mandetta è questo e tanto altro, vi proponiamo perciò questa interessante intervista utile a conoscere meglio l’autore, il quale dimostra di non avere peli sulla lingua, il suo pensiero e le sue opere.
Ci parlerà inoltre del suo nuovo romanzo e degli altri suoi libri. Buona lettura!
R.M.: Quali libri ami leggere solitamente e quali sono i tuoi autori preferiti?
Pierpaolo Mandetta: Ahia. Sono subito colpevole. Fino all’anno scorso ero appassionato di Urban Fantasy, che non c’entra molto con la mia scrittura, ma è un genere che rendeva più divertente la mia esistenza da barista. Da quando scrivo a tempo pieno sulla mia pagina Facebook, purtroppo, ho davvero poco tempo. Compro tanti libri, li comincio, ma non riesci più a finirli. Lo so, picchiatemi con la cinghia.
R.M.: Com’è nata l’idea di scrivere “Cuore satellite”?
Pierpaolo Mandetta: Sono un omosessuale di paese, era piuttosto inevitabile che scrivessi un romanzo sulla placida vita di provincia, tra mozzarelle, nonne in soffitta, fidanzati di novanta chili e mamme ansiose.
R.M.: Paolo, il protagonista del tuo romanzo, è un giovane ragazzo gay in cerca di affetto e di se stesso. Quanto c’è di te in lui?
Pierpaolo Mandetta: C’è il mio dolore, estratto come petrolio durante gli anni di scrittura rabbiosa e alcuni mesi di psicoterapia. C’è la mia distanza dai familiari, come capita a tanti giovani gay che non devono dare nell’occhio in paese per proteggere i genitori dai pettegolezzi. C’è lo smarrimento di quando mi avvicinavo all’amore e non ne comprendevo la forma, il valore, la voce. E poi ci sono un sacco dei miei fiori, tenuti in fila nel cortile per la gioia di mia madre, che quando sono lontano deve innaffiare trenta vasi da sola.
R.M.: “Cuore satellite” è un’autopubblicazione. Si è trattata di una scelta consapevole o di una costrizione data dalla difficoltà di trovare una casa editrice?

Pierpaolo Mandetta: Nessun editore mi ha risposto, molto semplicemente. Ma ci credevo tanto e nessuno dei miei lettori ne è rimasto deluso. Perciò sono felice di averlo pubblicato in autonomia. Chissà, magari un giorno lo noterà qualcuno nell’ambiente editoriale e gli darà una seconda occasione. Incrociamo le dita, pure quelle dei piedi.
R.M.: Nel tuo libro tratti temi molto attuali come quello della famiglia, dell’omofobia, della violenza sulle donne e non solo. Quale/i messaggio/i intendi trasmettere con il tuo romanzo?
Pierpaolo Mandetta: Che famiglia non è sempre sinonimo di protezione e felicità. Il mio psicoterapeuta disse “se la famiglia non esistesse, io non avrei un lavoro”. Desideravo raccontare una rosa di parenti meridionali in cui c’è tanta tradizione rigorosa e poco rispetto per il singolo individuo. Tanti valori mitizzati assieme al sole e al mare del Sud, ma certe volte così rispettati da sacrificare gli affetti vicini. E racconto di donne, in particolare, troppo spesso imprigionate nel ruolo di madre e cuoca, poco ascoltate per quanto riguarda i loro sogni di gioventù bruciati, le vite di ragazze interrotte per amore del matrimonio.
R.M.: Chi vorresti leggesse il tuo libro? Hai un tuo lettore ideale?
Pierpaolo Mandetta: È pensato per andare incontro a chi si sente un po’ solo, per aver passato le stesse sventure del protagonista. Per chi ha toccato l’abbandono e ancora oggi fa i conti coi ricordi spaventosi. Che il lettore sia gay o etero, uomo o donna, non importa. Nella gioia e nel dolore siamo tutti uguali.
R.M.: Recentemente hai anche scritto e autopubblicato due raccolte di racconti erotici. Come sono nati e a chi si rivolgono?
Pierpaolo Mandetta: Be’, l’erotico ha conquistato tantissimi lettori, ha invaso le linee editoriali. Naturalmente, l’erotico etero. Quello gay è sconveniente, diventa pornografia, meglio di no. A noi gay spettano le serie Tv su Netflix, da divorare con Nutella o patatine sul divano. Il mondo omosessuale, e il suo sesso, nascondono un panorama di feticci e rituali per me molto interessante. Dal fascino misterioso. Combinazioni eccitanti che nella sessualità etero non esistono, e di cui si racconta davvero poco. Perfino la pornografia gay ne è carente, troppo occupata a riprendere posizioni da circo nel salotto o in camera da letto. Così ho voluto dare la mia versione dell’erotismo gay, raccontando dei nostri segreti, dei nostri luoghi d’incontro, di come cacciamo i corpi, quasi come fossero prede da divorare. E alla fine svelare il passato emotivo che ci porta a fare sesso, a coltivare o a essere schiavi dei nostri feticci. Legare il sesso all’eterno inseguimento dell’emozione.
R.M.: Com’è invece nato l’urban fantasy “La legge dei lupi nobili”?
Pierpaolo Mandetta: Questo romanzo è diverso da tutti i miei lavori, perché è l’unico Urban Fantasy e per i miei lettori è un genere che lascia perplessi, ma in fondo segue lo stesso registro di sempre: un protagonista che soffre perché il mondo che lo circonda non lo comprende. L’idea è nata prima che cominciassi a scrivere qualunque altra cosa, dopo le superiori. Stavo subendo quel passaggio orribile tra l’età del “ci penserò poi” a quella del “è arrivata l’ora di pensarci”. La vita, a un certo punto, è diventata cinica e pragmatica, e tutti i sogni adolescenziali sono stati respinti dalla società degli adulti. Così ho creato la storia, perché ero infelice e pieno di rancore. Il protagonista, Michael Q., ha diciotto anni in un’epoca, quella moderna, in cui l’inquinamento, il degrado sociale, la sovranità delle aziende e della medicina sono tutte certezze a cui siamo abituati. Quasi non spaventano più. Ma il prezzo di questa abitudine è che stiamo perdendo i nostri sogni, le speranze, la capacità di pensare a un futuro diverso. No, ci sta bene il presente, e così la fantasia muore. Michael, però, ha una chiave in grado di realizzare ogni suo sogno, e ogni suo incubo. Se capisce come diventare adulto senza dimenticare di essere stato bambino, potrebbe ottenere l’unico desiderio in grado di risvegliare le coscienze dell’intera umanità.
R.M.: I tuoi libri possono essere acquistati sia in formato cartaceo che digitale. Cosa ne pensi degli e-books? Leggi mai e-books?

Pierpaolo Mandetta: Sono un’alternativa preziosa. Economici, non occupano spazio, li porti sempre con te. Certo, l’odore della carta e il romanticismo per il libro che si abbraccia sono aspetti che ancora legano molti lettori allo strumento classico, ma l’eBook non è un sostituto, solo un altro mezzo per fare quello che si ama: leggere. Poi, di ‘sti tempi, spendere qualche euro in meno non fa male.
R.M.: Oltre che scrittore di romanzi e racconti sei anche un blogger di successo grazie al tuo “Vagamente suscettibile”, blog seguitissimo. Non temi di poter essere criticato per alcuni tuoi post dai toni un po’ forti?
Pierpaolo Mandetta: Direi che di post poco forti ce ne sono anche troppi in giro, non credi? Col mio blog sto imparando a capire che tanta gente vuole essere accarezzata con la scrittura, e vuole che qualcuno convalidi le proprie tenere illusioni, le certezze a cui tutti ci aggrappiamo. In soldoni, finché scrivi cose che mettono d’accordo, l’andazzo è cosparso di rose. Se tenti di arrampicarti sulla realtà spinosa, e mostri alla gente il vero riflesso dei tempi che stiamo vivendo, si crea spesso malumore e senso di fastidio. Non che io possegga chissà quale verità, ma mi piace parlare delle cose da angolazioni meno “trendy”, diciamo così. Per esempio, adoro l’argomento adulterio: urlare che schifo, è sbagliato, rasserena gli animi. Ma la verità è che fa parte di noi, della nostra indole, dei nostri impulsi, è uno dei peccati che più spesso commettiamo o di cui siamo vittime. Perciò perché essere melensi?
R.M.: Il tuo prossimo libro? Sappiamo che stai lavorando ad un nuovo romanzo, puoi anticipare qualcosa ai lettori di Oubliette?
Pierpaolo Mandetta: Sì, è il mio pupillo. Quello a cui tengo di più. Sto scrivendo una nuova versione di Vagamente Suscettibili, il mio romanzo d’esordio. Avrà nuove tematiche, ambientate nel 2015, e tantissimi personaggi inediti. Spero con tutto me stesso di fare un buon lavoro e soddisfare i lettori, divertirli, e anche commuoverli. Perciò torno alla mia clausura forzata e a scrivere!
R.M.: Grazie Pierpaolo per la tua gentilezza e disponibilità e non vediamo l’ora di poter leggere il tuo nuovo libro!
Written by Rebecca Mais
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