Intervista di Michela Zanarella all’attrice Chiara Pavoni ed alla regista Elisabetta Minen per “Three The Movie”
“3 è tutto in questa storia.
È un assunto e un pretesto.
È la griglia sulla quale si costruisce la storia.
In una regione delimitata da 3 confini, Italia, Austria e Slovenia, una storia, no, 3 storie…”
Un lungometraggio che ha come sfondo la città di Udine, Three the movie, diretto da Elisabetta Minen in collaborazione con Yassine Marco Marroccu, prodotto da Artemedia di Udine. Nel cast Massimiliano Grazioli, Alberto Torquati, Vivianne Treschow, Werner Di Donato, Saverio Indrio, Chiara Pavoni, Edoardo Sguazzin, Ivan Senin, Alejandro Paitun Flocco, Caterina Zampieri.
Il film affronta il tema dell’immigrazione illegale, ben radicata nel Nord Est Italia e racconta la vita di tre ragazzi, sfiorando dimensioni filosofiche, sociali, quasi visionarie, con un tocco che sfiora la poesia, per parlare di uguaglianza nella diversità.
Tutto ruota intorno al numero tre e ai suoi multipli, la storia di Irene, una ragazza cristiana che viene dalla Carnia, di Pavel, ucraino ed ebreo, di Mehdi, iraniano e musulmano, le loro esistenze si incrociano e si specchiano in una quotidianità complessa, fatta di drammi interiori, umani, che appartengono al nostro tempo. E sono i sentimenti a delinearsi, dall’amicizia all’amore, in un confronto serrato di stati d’animo, di percezioni.
Il film indipendente sta partecipando a festival cinematografici internazionali, sta ottenendo ottimi riconoscimenti ed è in attesa di distribuzione. Sappiamo bene quanto sia difficile fare cinema oggi, ma la determinazione di chi ha lavorato in questo progetto mi ha spinto ad incontrare per una breve intervista sia la regista Elisabetta Minen, che una delle attrici protagoniste, Chiara Pavoni, che interpreta la Donna Misteriosa.
M.Z.: Nel film interpreti un personaggio camaleontico, la Donna Misteriosa, che incarna il male, dal punto di vista cinematografico come sei riuscita ad affrontare questa prova artistica?
Chiara Pavoni: È un personaggio molto particolare, è stato come dover affrontare tante donne insieme. Mi ha aiutato molto osservare le figure femminili che avevo intorno a me, assorbirne i gesti, gli atteggiamenti, devo dire che è stato fondamentale il metodo mimesico, che ho appreso grazie a Giuseppe Lorin, regista, attore, docente, un metodo dove è importante diventare l’elemento, quindi assimilare il carattere dei vari personaggi. I suggerimenti poi dal punto di vista registico di Elisabetta mi hanno guidato al meglio. È arrivato tutto spontaneamente.
M.Z.: Three the movie è la versione definitiva di Tre-sè –shalosh, precedente progetto di Elisabetta Minen, come è stata l’evoluzione del lavoro? Che cosa è cambiato per il personaggio interpretato da Chiara Pavoni?
Elisabetta Minen: Penso che questo montaggio abbia messo meglio in luce l’espressività artistica di Chiara. Sono andata a cogliere con più attenzione le sfumature espressive che l’attrice ha impresso al personaggio.
M.Z.: Nel film è evidente il significato legato a numeri e simboli, il tre è tutto in questo film. Per te che cosa rappresenta?
Elisabetta Minen: Sconfigge il sistema duale. Voglio dire non c’è solo il bianco o il nero. Direi che c’è quasi sempre una terza via, un grigio più o meno scuro…
M.Z.: Nello sfondo la città di Udine, al centro del lungometraggio la ricostruzione del micro-universo dell’immigrazione illegale radicata nel Nord Est Italia. La vita di tre ragazzi viene raccontata sfiorando dimensioni filosofiche, sociali, quasi visionarie. Una tua riflessione sull’immigrazione e sul messaggio trasmesso dal film.
Elisabetta Minen: Il film non vuole lanciare messaggi. Il cinema non lo fa. I messaggi lasciamoli alla televisione. Il film dà una visione volutamente distaccata degli eventi che mette in scena. Non c’è giudizio e la partecipazione emotiva è lasciata alla sensibilità del pubblico. L’immigrazione è sì un tema urgente che mi è servito a dare concretezza al film, un tema che è drammaticamente contemporaneo, che nella nostra regione lo è stato sempre. Ma presto lo spettatore si accorge che il tema centrale non è l’immigrazione, ma che il film apre a riflessioni più alte (passatemi la parola) e lo fa raccontando l’uguaglianza delle diversità, l’anelito alla felicità, l’amore, l’amicizia, la vita, la morte…
M.Z.: Il film è in gara in diversi festival cinematografici internazionali e si è aggiudicato ottimi riconoscimenti, tra cui Il Los Angeles CineFest. Che cosa provi nel vedere che all’estero il film viene apprezzato?
Elisabetta Minen: Il buon successo che il film sta avendo all’estero è frutto del talento di tutti in questo film e di tanta determinazione. Si, la soddisfazione è grande, è un po’ una rivincita per me, agli occhi di tanti che non avrebbero scommesso che sarei arrivata fino in fondo. Spero che prima o poi questo film si possa vedere ed essere apprezzato anche qui in Italia.
M.Z.: Chiara, sei anche attrice di teatro, sensibile alle tematiche sociali, qualche anticipazione dei prossimi progetti?
Chiara Pavoni: Sicuramente continuerò a portare in scena il monologo contro la violenza sulle donne “Tragicamente rosso”, purtroppo è sempre attuale il femminicidio ed è importante continuare a sensibilizzare le persone sul tema. Ho in programma tante collaborazioni sia per il teatro che per il cinema, continuate a seguirmi e sarete sempre aggiornati.
Written by Michela Zanarella