Il taccuino del giovane cinefilo presenta “Star Wars: Il risveglio della Forza” di J. J. Abrams

In queste settimane si sta scrivendo la storia del botteghino, viviamo una corsa alle sale cinematografiche senza precedenti (e qui in Italia il fenomeno è quanto mai amplificato, visto lo strapotere acquisito da Checco Zalone), assistiamo al rilancio di una delle saghe più redditizie della storia del cinema (soprattutto in rapporto al ristretto numero di episodi), uno di quei rari fenomeni autenticamente di massa che sanno riunire in breve miliardi di consumatori.

Star Wars: Il risveglio della Forza

Star Wars: Il risveglio della forza” si presenta, com’è naturale, in veste di primo capitolo di una nuova trilogia, l’avvio di una nuova stagione di narrazioni (nel giro di 6 anni verranno girati, intervallando i futuri episodi VIII e IX, altri tre spin-off), affidato alla regia di J. J. Abrams, abile specialmente nell’approccio a trame fantascientifiche (come in passato si sono rivelati gli “Star Trek” del 2009 e 2013).

Volendo soffermarsi sulla composizione del crew produttivo, innegabilmente regala sensazioni il ritorno di Harrison Ford (Han Solo), Carrie Fisher (Leia Organa) e, seppur solo per un cameo, Mark Hamill (Luke Skywalker), icone intramontabili inevitabilmente e coerentemente consunte dal tempo, reduci da disavventure che verranno esplicate nei lungometraggi a venire; accanto a loro, vecchie conoscenze come Peter Mayhew (Chewbecca) ed Anthony Daniels (C-3PO), ma soprattutto due nuove giovanissime leve, Daisy Ridley (Rey) e John Boyega (Finn), appartenenti nella vicenda alla generazione successiva al collasso dell’Impero.

Star Wars Il risveglio della Forza

Esulando quindi dal gruppo attoriale, ritroviamo l’inossidabile John Williams, in odore di 50a nomination per l’accompagnamento musicale, e lo sceneggiatore degli episodi V e VI (Lawrence Kasdan) affiancato dal Premio Oscar Michael Arndt (“Little Miss Sunshine”, “Toy Story 3”) e dal regista stesso: quello che ne esce è un copione dallo spirito rinnovato e frizzante, percorso da indovinate stille umoristiche che riescono a ben inserirsi nelle logiche drammaturgiche. È un aggiornamento necessario e convincente nell’insieme, dall’epicità moderata, senza malcelate forzature, chiaramente in linea con gli stilemi della vecchia trilogia originale, capace di assicurare uno spettacolo brioso che contrasti l’atmosfera totalitaristica del Primo Ordine, regime ostile e spietato, nato dalle ceneri del nemico sconfitto.

La storia perciò si ripete?

Star Wars Il risveglio della Forza

Questo “sequel sotto mentite spoglie” (com’è stato etichettato da alcuni) si rivela troppo nostalgico? Quello che appare evidente è senza dubbio un rispettoso senso di continuità, un fil rouge che trae origine dalle imprese della Resistenza e che con cautela cerca di inserirle in un nuovo cosmo. È saggio attendere, per essere in grado di leggere con lucidità la proposta odierna, che le esperienze sedimentino, che gli eccitamenti e le non sempre giustificate delusioni scemino assieme ai cechi attaccamenti alle supposte età dell’oro, come successo per “La minaccia fantasma” (1999).

Certo, già ad oggi, è difficile obiettare la sfibrata consistenza dei due villain principali, ossia Kylo Ren (Adam Driver), figlio traviato della luce (e per questo crucciato da tribolazioni psichiche squisitamente umane volte ad imitare le grandi figure ispiratrici), e il Leader Supremo Snoke (Andy Serkis, piacevolmente restituito nel consueto CGI, come al tempo lo fu grazie a Gollum e King Kong): la loro statura non è certo accostabile (almeno fino a questo segno) alla miticità di un Dart Vader o di un Palpatine.

Che la Forza sia coi soggettisti.


Voto al film


 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

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