“Il canto della Vergine” poesia di Natale di Lope de Vega
“Il canto della Vergine” di Lope de Vega
“Tra le palme volando,
angeli santi,
fermate i rami,
che il mio bimbo dorme.
Voi palme di Betlem,
che irosi muovono
i furiosi venti
risuonanti:
il frastuono sedate,
fate piano,
fermate i rami
ché il mio bimbo dorme.
Il pargolo divino
s’è sfinito
a piangere chiedendo
in terra pace:
quietar vuole nel sonno
il lungo pianto.
Angeli santi
che volando andate,
fermate i rami
ché il mio bimbo dorme.”
Félix Lope de Vega y Carpio (Madrid, 25 novembre 1562 – Madrid, 27 agosto 1635) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgospagnolo. Visse nel siglo de oro spagnolo.
Fu incredibilmente prolifico ed è nel numero ristretto dei più famosi autori di teatro del mondo. Nel suo catalogo compaiono oltre tremila sonetti, tre romanzi, quattro racconti, nove epopee, tre poemi didattici, varie centinaia di commedie e circa 200 sono andate perdute.
Cervantes lo definì Monstruo de Naturaleza, Prodigio della natura, per la sua facilità nello scrivere.
Lope de Vega coltivò ogni tipo di genere letterario, eccetto che il romanzo picaresco.
La sua vita e la sua opera furono caratterizzate del resto sempre da estrema esuberanza.
Fu amico di Quevedo e di José de Valdivielso, ma anche rivale di Alarcón e Cervantes.
Alcuni lutti lo portarono ad una forte crisi esistenziale che lo convinsero a prendere i voti sacerdotali il 24 maggio 1614.
Si può commentare la breve poesia “Il canto della Vergine” con una riflessione dell’autore:
“La radice di tutte le passioni è l’amore. Da esso nasce la tristezza, il piacere, l’allegria e la disperazione.”
Un’altra citazione significativa per comprendere il daimon di Lope de Vega è: “Vado alle mie solitudini, dalle mie solitudini vengo, perché per stare con me mi bastano i miei pensieri.”
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Poesia ancor oggi drammaticamente vera e sublime.