Le ceramiche di Maria Rubinke: il regalo più splatter per Natale
L’arte è arte. Perdonate la banalità di quest’affermazione, ma quando un artista ha un’idea originale è bene parlarne, per quanto possa non incontrare il nostro gusto.
È accaduto mentre navigavo in rete: la mia attenzione si è soffermata su alcune statuine di porcellana, delicate come solo le rappresentazioni di putti sanno essere. Ma c’era qualcosa che strideva. Cercherò di spiegarmi meglio.
L’occhio, catturato dal candore delle forme, comprende subito che, per quanto macabro, l’artista ha qualcosa di diverso da comunicare, che va al di là della lavorazione della semplice porcellana.
Lei è Maria Rubinke, una giovane artista e scultrice danese. A raffinate porcellane – quelle che troviamo nei salotti delle nostre nonne, per intenderci – ha unito il rosso del sangue. Sì, avete capito bene.
L’eterno dualismo di bene e male riunito in un’unica rappresentazione. Innocenza e candore, contro violenza e scene di “smembramento”. Quello che è sempre stato l’immaginario innocente delle statuine della più antica tradizione, viene decontestualizzato, e diventa “splatter”, per essere al passo coi tempi. Oltre che scioccante ed incredibilmente macabro.
Figure perfette, dai volti devastati, si mostrano allo spettatore. Angioletti con la testa squarciata; bamboline che si cavano gli occhi o che si strappano il cervello. Non c’è dolore in loro, solo l’ineluttabilità del gesto considerato come qualcosa di volutamente ostentato.
E ancora, neonati con un buco in testa; e addirittura una figura femminile con una ferita nel petto, che regge in un bicchiere il suo stesso cuore, strappato dal petto. Non ci sono scene di violenza, ma soltanto di conseguenze portate dall’atto in sé.
L’eleganza della porcellana fa sì che lo spettatore abbia bisogno di capire quell’ironia, a tratti sarcastica, dove tenerezza e terrore si fondono insieme e vengono mostrati con naturalezza, come fosse la regola anziché l’eccezione.
Il rosso del sangue è ovunque, e si accompagna al nero lucido, come quello delle lame dei coltelli, talvolta presenti quale mezzo che ha scaturito il male.
Sono porcellane curate nei minimi particolari, e questo è ancora più inquietante. C’è chi le consiglia come regalo di Natale ai parenti. Io ci andrei cauta: qualcuno potrebbe sentirsi male.
Traumi dell’infanzia elaborati col tempo; oppure il subconscio presente in ognuno di noi che viene in superficie e si palesa. A questo mi fanno pensare questi manufatti.
Talvolta apprezzo essere scioccata da idee geniali e ammiro molto chi riesce a distinguersi dalla massa, in maniera positiva. Certo, anche la tradizione evolve e cambia nella sua forma, ma non credo che nella mia vetrinetta porterò mai queste porcellane.
Written by Cristina Biolcati
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