Cleopatra d’Egitto: icona e dea di due millenni di storia
“A quanto dicono la sua bellezza in sé non era del tutto incomparabile né tale da colpire chi la guardava; ma la sua conversazione aveva un fascino irresistibile, e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall’altro il carattere, che pervadeva contemporaneamente i suoi colloqui, erano un pungiglione penetrante. […] Pochissimi erano i barbari con i quali trattava mediante un interprete; alla maggior parte dava da sé le risposte, come a Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi, Parti. Dicono anche che conoscesse la lingua di molti altri popoli, mentre i re precedenti non si erano sottoposti nemmeno ad apprendere l’egiziano e alcuni avevano dimenticato anche il dialetto macedone” – Plutarco ne “Vita di Antonio”
Plutarco, biografo e scrittore greco romano, descrive così Cleopatra, una delle figure più leggendarie del mondo antico, l’ultima regina tolemaica d’Egitto e colei che per due volte, attraverso i suoi due grandi amori Giulio Cesare e Marco Antonio, fu ad un passo dal divenire imperatrice di Roma e del mondo.
Come spesso accade, alle donne potenti che segnano la storia, attorno alla sua figura nacquero dicerie e leggende di ogni tipo, come ad esempio che fosse una meretrice, che bevesse molto e che amasse indulgere eccessivamente ai piaceri della carne. Orazio la chiama il “fatale monstrum” di Roma, mentre lo storico del III secolo, Cassio la descrive così: “era una donna dalla sessualità e dall’avarizia insaziabili, la sua aspirazione era ottenere il dominio sui Romani, fallì e finì per perdere il suo regno, incantò i due più grandi romani dell’epoca e finì per distruggere se stessa”
Anche per gli autori classici è una donna immorale e perfida, Dante la condanna all’inferno da lussuriosa “rapace, crudele e lasciva”, Shakespeare la demonizzata e la chiama “il serpente del Nilo”.
Ma è proprio vero che la storia viene scritta dai vincitori, in questo caso nella successiva epoca imperiale, quando era già stata sconfitta dal suo grande nemico Ottaviano Augusto. Tutte le rappresentazioni della regina egiziana nella storia e nella poesia augustea sono animate dal medesimo astio, e mettono in rilievo sempre gli stessi tratti negativi. Quasi tutto quello che sappiamo di lei è stato scritto dai suoi nemici e proviene solo da fonti romane, scritte da storici come Plutarco, Dione e Appia. Cicerone non menziona neanche il suo nome da quanto ha disprezzo per Cleopatra.
Tuttavia l’immagine stereotipata che abbiamo di lei è molto lontana dalla verità, Cleopatra, la donna destinata a segnare il futuro del mondo mediterraneo, incarnava tutto quello che non piaceva agli uomini romani. Innanzitutto era una donna e in secondo luogo era una donna di potere, questo faceva di lei un individuo estremamente minaccioso e pericoloso, certamente da odiare.
Essere donna di potere al pari degli uomini, nell’antico Egitto era usuale: le regine, da abili consigliere, vivevano al fianco dei faraoni condividendo diritti e privilegi, gestendo con esso il potere e partecipando attivamente alla vita politica del regno. La libertà e l’autonomia della quale godevano le regine non erano esclusiva dei palazzi reali, in generale tutte le donne dell’antico Egitto vivevano una condizione emancipata, sapevano leggere e scrivere, giuridicamente avevano gli stessi diritti degli uomini, disponevano dei propri beni liberamente, potevano addirittura scegliersi il marito. Privilegi impensabili per le altre civiltà dell’epoca. Essere “Nebet Per” ossia signora della casa non impediva però alle donne di lavorare nei campi accanto al marito o come tessitrici oppure intraprendere professioni come quella di danzatrice, musicista o addirittura scriba.
Cleopatra, nata e cresciuta in Egitto, eredita questo stile di vita improntato alla libertà e all’indipendenza sconosciuto alle donne appartenenti ad altre culture del suo tempo e non solo.
Una donna affascinante, sensuale e seducente, ma in realtà non sono queste qualità la sua arma migliore. Probabilmente non è mai stata una donna di straordinaria bellezza ma sicuramente di straordinaria vitalità e intelligenza certa. La sua vera forza è la sua personalità, è infatti una donna molto colta, intelligente, raffinata, che sa parlare su temi diversissimi, che conosce tante lingue e con la quale è piacevole conversare e passare il tempo. Forte e abile politicamente, è una donna, appunto, libera e indipendente molto diversa dalla maggior parte delle donne romane che sono relegate ad un ruolo di secondo piano nella vita sociale. E questo sicuramente colpisce molto uomini tipici romani come lo sono Cesare e Marco Antonio.
Cleopatra VII nasce nel 69 a.C. ad Alessandria d’Egitto da Tolomeo XII. La regina non aveva origini egizie, ma greche. Era infatti una discendente di Tolomeo uno dei generali che assieme ad Alessandro Magno nel 332 a.C. conquistarono l’Egitto. Dopo la morte del conquistatore macedone Tolomeo prese il controllo della regione, instaurando la dinastia tolemaica e segnando l’inizio dell’era ellenistica in Egitto con capitale Alessandria.
La sua leggendaria storia si divide tra la Roma repubblicana, la caput mundi, e Alessandria, capitale dell’Egitto tolemaico e del mondo ellenistico (mondo greco in cui i greci non ebbero alcun ruolo). È il 48 a.C. quando Cleopatra si presenta a Giulio Cesare, l’uomo più potente del mondo allora conosciuto, che era giunto ad Alessandria sulle tracce di Pompeo dopo la fine della guerra civile romana.
Per conoscere quindi Cesare ed entrare nel palazzo senza rischiare la vita, Cleopatra deposta ed esiliata dal fratello, si fece arrotolare in un tappeto che il suo amico e complice, Apollodoro Siculo portava sulle spalle. Una volta al cospetto dell’imperatore il tappeto venne srotolato a terra ed apparve lei come una visione, con i più sontuosi abiti e i più pregiati gioielli. Parlandogli in latino, gli chiese protezione dal fratello. Con un abile e astuta mossa riuscì ad ammagliare Cesare che i due divennero amanti quella stessa notte. Da quest’unione nacque Cesarione nel 47 a.C., unico figlio maschio di Cesare e suo legittimo erede. Grazie a Cesare Cleopatra rimase unica sovrana d’Egitto.
Per stare vicino a Cesare, si trasferisce a Roma dove, però, è accolta con molta ostilità. Ma la sua cultura sapeva rapportarsi con qualunque personalità, non solo a livello culturale ma influenzò anche la moda tra le romane, che la invidiavano ed imitavano.
Con questo trasferimento probabile che intendesse permettere al figlio Cesarione, una volta morto Cesare, di prendere il potere di un dominio grande come quello di Alessandro Magno. Il disappunto del popolo romano e le contestazione nate in Senato portano all’assassinio di Giulio Cesare nelle idi di marzo del 44 a.C. Così la situazione politica non consente più a Cleopatra di rimanere a Roma, ed ella riparte per l’Egitto.
Ma Cleopatra non abbandonò il suo sogno, di un grande impero mediterraneo orientale con capo Alessandria. Dopo la morte di Cesare, conquistò Marco Antonio, diventato il governatore dell’Oriente. Celebre è la descrizione del loro incontro avvenuta in Cilicia dove Cleopatra, si presentò, racconta Plutarco, “su un vascello dalla poppa d’oro con le vele di porpora spiegate al vento. I rematori vogavano contro corrente con remi d’argento al suono di un flauto accompagnato da zampogne e liuti. Essa era sdraiata sotto un baldacchino trapunto d’oro”.
Antonio rimane anche egli affascinato da Cleopatra. Quella donna è un intellettuale, una filosofa, ha un grandissimo senso dell’umorismo e del divertimento ed è qualcuno a cui confronto la politica di Roma sembra noiosa e provinciale.
Secondo Plutarco, Antonio amò profondamente Cleopatra, e ne venne dominato e soggiogato. Bastava che lei tardasse qualche minuto e lui si rodeva il cuore, in preda all’ ansia, all’ inquietudine e all’ebbrezza. “Spesso balzava in piedi per guardare in lontananza, finché lei approdava, portando il dono incomparabile della sua grazia”. Era molto più di una calamità: era una vocazione, una follia, una dedizione, che aprì ad Antonio le porte di un mondo che fino allora gli era sconosciuto.
Marco Antonio e Cleopatra uniti dal sogno di realizzare un grande impero d’oriente si scontrarono inevitabilmente con Roma. Ottaviano Augusto dichiarò guerra all’Egitto, sconfisse il loro esercito nella battaglia di Azio nel 31 a.C. Si tolsero la vita entrambi ma alla storia celebrata da pittori, scrittori e artisti di tutti i tempi, passò solo la morte di Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto.
Ottaviano, che aveva mosso una guerra contro Cleopatra per “fermare le sue mire espansionistiche e il sogno dei due di divenire imperatori”, una volta vinta la battaglia fece il loro gioco facendosi imperatore di Roma e utilizzando le enormi ricchezze dell’Egitto per dare inizio al regime monarchico.
Furono talmente abbondanti i tesori egizi che confluirono a Roma che il prezzo dell’argento si dimezzò e i tassi d’interesse crollarono. Ottaviano predispose un intenso piano di ricostruzione per fare di Roma una città adeguata al suo regno. Cambiò il suo nome in Cesare Augusto, un nome adatto ad un imperatore.
È questo il momento cruciale in cui si forma un impero destinato a durare per 400 anni nel mondo occidentale con un imperatore alla sua guida. Si passa da una repubblica ad un impero e la sconfitta di cleopatra è un passo fondamentale nella storia dell’imperialismo occidentale.
Nonostante ciò Antonio e Cleopatra furono davvero ad un passo dal dominare il mondo, se avessero vinto l’intero asse portante dell’impero romano si sarebbe portato ad oriente, le lingue neolatine fra le quali l’Italiano, non avrebbero origine latine ma greche e sicuramente sarebbe stato un mondo molto diverso.
Certamente il fascino di Cleopatra, quella donna che possedeva la seduzione della parola, conquistò il mondo, che ancora oggi, duemila anni dopo la sua morte, la ricorda affascinante e splendida come una dea. Con lei nel 31 a.C. finisce l’era ellenistica e inizia quella romana. Rimasta regina fino alla fine decide di morire nella maniera più nobile e singolare, al punto da togliersi la vita anziché essere umiliata davanti a Roma.
Written by Amani Sadat
2 pensieri su “Cleopatra d’Egitto: icona e dea di due millenni di storia”