“Inferno. La Commedia del Potere” di Tommaso Cerno: l’aldilà tradizionale non basta per cancellare i peccati
“Datemi il nome di un potente e io lo metterò all’inferno” potrebbe essere una bella frase da apporre sulla tomba di Dante. Ma i tempi cambiano, i secoli mutano le vite e quindi il valore dei peccati e nemmeno l’aldilà può rimanere insensibile a tutto ciò.
Per questo un grande giornalista italiano, Tommaso Cerno, ha pensato bene che la prima cantica della Commedia dovesse essere rivista. O quantomeno ampliata, soprattutto dopo questi ultimi vent’anni seguiti alla caduta della Prima Repubblica, ossia il periodo dalla nascita della repubblica nostrana fino allo scandalo di Mani Pulite.
È nato così “Inferno. La Commedia del Potere” (Rizzoli, 2013), inserito nella collana “Controtempo” con le illustrazioni di Makkox. Una divertente rivisitazione dell’opera più celebre del Divin Poeta, quella dell’ex firma de L’Espresso e oggi direttore del Messaggero Veneto, in cui trovano spazio tutti i nomi più celebri del panorama politico e televisivo di questi ultimi decenni.
Dopo il trambusto seguito alla nascita di uno dei periodi più “cupi” della nostra Penisola, la Seconda Repubblica, Minosse si è trovato costretto a chiedere aiuto al proprio “superiore” per trovare una sistemazione ai nuovi soggetti che gli si presentavano davanti, in attesa di conoscere il proprio girone. Ecco quindi che una voragine si è aperta sotto Montecitorio, diventando la “dimora” eterna di costoro.
Cerno, nei panni di un Poeta moderno, ha però bisogno di una guida, attraverso questo regno infernale. E il personaggio in questione è Giulio Andreotti, uno degli statisti più discussi nella storia della democrazia italiana, che per 40 anni cucì il proprio nome a praticamente tutti i governi della Dc, susseguitisi nel tempo.
Insomma, uno che il “palazzo” lo ha conosciuto bene, essendo ormai da qualche anno scomparso. E come moderno Virgilio, sarà lui a presentare al narratore i condannati che via via appariranno, in una lunga carrellata umana che, come nella versione originale, andrà sempre più giù. Fino a toccare il girone dei traditori di popoli, al cui interno è ospitato il nome più celebre dell’Inferno: Berlusconi.
Ma prima di arrivare al protagonista numero uno della politica italiana della Seconda Repubblica, oggi apparentemente sostituita dalla Terza, il cammino è lungo, tutto raccontato ovviamente attraverso le terzine dantesche, finemente ampliate dalle numerose note esplicative a piè di pagina. Un lavoro fa rimanere a bocca aperta, data l’incredibile abilità del giornalista nel destreggiarsi con questa metrica tanto arcaica, quanto affascinante.
I volti e i nomi che raccontano le proprie storie sono quelli che abbiano imparato a riconoscete in tv: l’ex nostalgico del fascismo, Gianfranco Fini; il fondatore della Lega Nord, condannato a risalire a nuoto un fiume Po infernale, Umberto Bossi; Ruby Rubacuori, “mercante d’amore” punita come i lussuriosi danteschi; Maradona, che scaglia palloni di fuoco con la mano contro la schiena dell’ex Governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, e tanti altri.
Il panorama umano non era difficile da rintracciare, in un continuo pullulare di scandali ed emergere di personalità-fantoccio che riempiono i rotocalchi e schermi televisivi. C’è addirittura Vanna Marchi, la sedicente maga che vendeva cure e amuleti in tv e poi condannata in carcere; e Schettino, il capitano della Costa Concordia che si rese protagonista di una fuga vergognosa dalla nave, prima ancora che tutto l’equipaggio fosse al sicuro.
Purtroppo, gente da gettare all’inferno in Italia non ne mancano mai, basta vedere già i personaggi di Dante, ma ci sono anche note “positive” laggiù: nel canto ottavo, infatti, sono puniti i contestatori di natura, ossia uomini e donne che hanno amato gente del proprio sesso, “cercando di scardinare l’ordine costituito della società in cui vissero” scrive lo stesso Cerno. E qui, in un tempio innalzato, giacciono gli spiriti dei grandi Pasolini e Lucio Dalla, simboli che non muoiono nemmeno tra le fiamme infernali.
Con una satira pungente, unita intrinsecamente a una grandissima conoscenza non solo degli ultimi anni ma dell’intera storia italiana, l’autore ha creato un’opera che strega il lettore, nonostante l’iniziale timore per lo stile usato. Ma non si può fare altro che esplorare le anime di questi personaggi tanto celebri in “vita” (quasi tutti sono ancora vivi), quanto tormentati nell’aldilà.
Non c’è una condanna netta da parte del “poeta”, le uniche sentenze arrivano dalla bocca di Andreotti, e spesso alcune cose scritte tra le terzine vengono poi riviste nelle note, per aumentare ancora di più lo stato d’incertezza che ricopre questi ultimi anni.
Sicuramente, “Inferno” sarà un ottimo strumento per le generazioni future, che si interrogheranno sul come abbia fatto Berlusconi a diventare Premier (o sul perché non lo sia rimasto di più). Ma fa già capire adesso, ad appena due anni dall’uscita, a noi chi eravamo, chi siamo e, forse, cosa diventeremo.
Written by Timothy Dissegna