“Elizabeth” di Francesco Benedetto Belfiore: il profumo di una donna evocato all’infinito

“Era un cappello di paglia con fiocco rosso a pois bianchi. Voltandomi lo raccolsi. Tenevo il cappello fra le dita, rimasi fermo incrociando uno sguardo, il suo sguardo. Conobbi Elisabetta”.

 

Elizabeth

È uscito il 28 luglio, di Bolognese Editore nella collana Petali di Rosa, il romanzo di Francesco Benedetto Belfiore dal titolo “Elizabeth”.

Il giovane autore avellinese, classe 1990, deve essere un tipo romantico, perché dalla lettura di queste pagine si evince un animo sensibile, ancora capace di apprezzare le piccole cose e di dare importanza al primo amore. Infatti, è proprio di questo che si tratta: di una storia d’amore. Non soltanto nel termine classico di un ragazzo nei confronti di una ragazza; ma anche verso la pasticceria in generale, un’arte che il protagonista svolge con passione, la cui cura nei particolari viene riportata dall’autore che lo segue passo a passo nella preparazione dei suoi capolavori.

In una calda giornata d’estate, il giovane pasticcere della provincia di Avellino Valerio ed Elisabetta, una torinese in vacanza con le amiche, s’incontrano sulla spiaggia di Paestum. Un breve scontro, dove il cappello di lei finisce a terra e lui lo raccoglie, appena lo scambio di poche parole, e Valerio ha già perso la testa per questa mora dai riccioli morbidi e dal look colorato. L’appuntamento “scatta” doveroso, e con esso anche la storia d’amore.

L’infanzia di Valerio è segnata dalla prematura morte della madre, sua figura di riferimento e alla quale pensa sempre. Il ragazzo vive col padre e lavora in un piccolo ristorante a conduzione familiare, all’interno del quale si occupa di fare i dolci.

Dopo pochi giorni di frequentazione, nei quali Valerio sembra avere trovato un po’ di serenità, Elisabetta fa ritorno a Torino, promettendogli di farsi sentire per telefono. Invece, sparisce nel nulla, lasciando il ragazzo nel più totale sconforto. Al fine di evocare il suo profumo, Valerio crea un dolce al quale dà il nome di “Elizabeth” e che attirerà l’attenzione di un importante chef della zona. Gli verranno così aperte le porte del successo.

Francesco Benedetto Belfiore

Ma così come tutto cambia, tutto torna. Dopo circa tre anni, proprio quando Valerio sembra avere ritrovato un equilibrio, ecco che alla porta del suo nuovo locale si presenta una ragazza che dice di essere di Torino e che vorrebbe parlargli. Sarà lei, la sua “Elizabeth” mai davvero dimenticata? Non posso dirvi di più.

Elizabeth” è la storia di un amore impossibile, ma anche un racconto di speranza, perché per quanto possa essere tragica la vita, riserva sempre delle sorprese. Oppure delle svolte: cambiamenti che trovano una loro ragione, anche se non nell’immediato, e della quale non si capisce subito il disegno.

La storia è giovane, è “fresca”, adatta a chi ama i romanzi d’amore e, al tempo stesso, non disdegna la buona cucina.

Lo stile dell’autore è appassionato, drammatico, talvolta al limite dell’esagerato. Il testo presenta qualche imprecisione linguistica, forse dovuta al fatto che ogni zona d’Italia ha un proprio registro tipico, che poi è difficile da abbandonare quando si passa all’italiano scritto. Per esempio, le persone del sud utilizzano tanto il passato remoto, laddove invece a volte occorrerebbe l’imperfetto.

Ma queste sono cose che s’imparano col tempo e con l’esperienza.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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