Intervista di Irene Gianeselli alla scrittrice Daria Colombo: alla sua età e con la sua bellezza

«Ecuba (sollevandosi lentamente): Alza, o infelice, su da terra il capo, / il collo: Troia più / non esiste: / Non sono / più regina di Troia. / Rassegnati alla sorte / mutata. Segui il valico / nuovo della fortuna / squallida. Non dirigere / contro l’onda la prora della vita. / Che cosa intorno a me non è di lacrime / desideroso? Patria, / sposo, figli scomparsi. / O fasto alto degli avi / precipitato, il tuo / splendore antico era un segno del nulla. / […] Tacere? Non tacere? Lamentarsi / di che? Questo giacere / su la pietra mi stanca. / […] O spose disgraziate / dei Troiani di bronzee / armi coperti; o vergini / che tristi nozze attendono: Ilio brucia, si perde / in una nube lenta di caligine: unite / al mio gemito il vostro. / Come la madre manda / il grido del richiamo / pennuti uccelletti, / così per voi le strofe / io levo del mio canto: / […]» – Euripide, Le Troiane, Prologo, traduzione di E. Cetrangolo

Daria Colombo

È Luisa Palmisano, assessore alla Cultura di Bitetto (BA), ad accogliermi nel caffè letterario che ospiterà poco dopo la presentazione di “Alla nostra età, con la nostra bellezza” di Daria Colombo edito da Rizzoli in libreria dal 21 maggio 2015.

Daria Colombo è art director e giornalista, ha dato vita al movimento dei Girotondi a livello nazionale ed è impegnata in numerose iniziative di solidarietà. È sposata con Roberto Vecchioni con cui collabora da oltre vent’anni. Ha pubblicato “Meglio Dirselo” (Rizzoli 2010) – disponibile in Bur – romanzo vincitore del Premio Bagutta Opera Prima.

«Siamo molto onorate per la presenza di Daria Colombo: la nostra è una giunta composta in maggioranza da donne, abbiamo fortemente voluto l’incontro con questa scrittrice per questo romanzo e vorremmo che il Borgo Antico di Bitetto avesse la possibilità di essere vissuto come un salotto privilegiato» così l’assessore presenta l’evento promosso dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo in collaborazione con l’Associazione “Presidi del Libro”. Le tappe pugliesi della presentazione di “Alla nostra età, con la nostra bellezza” sono state il 9, 10, 11, 12 luglio a Polignano, Foggia, Bitetto e Bisceglie.

Nella suggestiva cornice della piazza su cui si affaccia la splendida Cattedrale romanica ho avuto l’opportunità di intervistare Daria Colombo che, elegante e gentilissima, ha risposto con grande disponibilità per incontrare i lettori di Oubliette Magazine.

 

I.G.: La ringrazio per la disponibilità. “Alla nostra, con la nostra bellezza” è un titolo che rende l’immagine della donna unica e molteplice allo stesso tempo: ogni età è particolare, ogni donna ha la sua bellezza, ma della donna in sé bisogna rispettare qualsiasi età e qualsiasi bellezza. È questo un invito alle donne ad ascoltarsi e ad incoraggiarsi le une con le altre al di là di ogni differenza, di ogni limite?

Daria Colombo

Daria Colombo: Assolutamente, mi sembra che lei abbia colto perfettamente l’intenzione che è nel titolo ed è poi quella che voglio mettere nel romanzo. La forza delle donne deve essere nella bellezza che si portano al di là di qualsiasi fatto estetico ed esteriore. La bellezza di cui stiamo parlando non è quella di un viso tonico, di un corpo levigato, naturalmente quando ci sono ben venga, ci fa piacere, ma parliamo della bellezza che si accumula con l’esperienza, con la sofferenza, con le cose che si imparano, con quello che ci si scambia con le persone cui si vuole bene nella vita, con gli incontri che si fanno. Ecco, tutto questo bagaglio che ci portiamo appresso, è questa la bellezza ed una bellezza della quale dobbiamo andare orgogliosi anche se ci mette qualche segno sul viso, qualche ruga in più, qualche chilo di troppo, non ce ne deve importare perché sicuramente dà una luce in più ai nostri occhi, una luce diversa ed è una bellezza a cui gli anni aggiungono e di certo non portano via niente.

 

I.G.: Capita a volte di rendersi conto che proprio le donne tendono ad abdicare in favore degli uomini o a riconoscere negli uomini una autorità cui sottostare. Lei ha vissuto in prima persona la lotta delle donne a seguito del ’68, come crede sia possibile che ancora oggi prevalga una mentalità tanto violentemente misogina quanto fortemente maschilista?

Daria Colombo: Nel ’68 ero un po’ piccolina, però sono andata poi nel liceo nei primi Anni ’70, sì, gli anni successivi ho vissuto il Femminismo e tutto il resto. Devo dire che sono stati anni anche molto estremi: le donne dovevano essere come gli uomini. E secondo me questo non è un pensiero condivisibile. Perché le donne devono restare donne con le loro caratteristiche ed avere le stesse opportunità degli uomini che sono altro dal mondo femminile. Sì, questa è la vera parità di genere: che le donne restando con le loro caratteristiche di donne, senza rinunciare al loro essere donne, abbiano le opportunità dei maschi e direi che siamo ancora molto lontani da questo.

 

I.G.: In questa storia è interessante notare quanto pesino i silenzi degli uomini e quanto invece le protagoniste fatichino per farsi ascoltare. Come è nata questa storia di silenzi, lotte e pianti davvero significativi?

Daria Colombo

Daria Colombo: Sì, grazie di averlo notato. È nata dall’osservazione della realtà, io non sono giovanissima, ho vissuto sulla mia pelle ed ho ascoltato e ho visto molti silenzi, molti pianti e molta sofferenza di molte donne e quindi dall’ascolto di tutto ciò ho voluto raccontare la forza con la quale le donne riescono a reagire a tutto ciò ed è una forza che deriva sicuramente da qualcosa che hanno dentro e soprattutto il motore è veramente l’amore verso gli altri, verso qualcun altro più che verso se stesse a volte, quando invece dovremmo imparare anche ad amare noi stesse e “Alla nostra età, con la nostra bellezza” vuole essere un invito ad amarsi. La forza di andare oltre non si trova obbligatoriamente da sole ma con la reciprocità che ci si dà tra donne, con l’aiuto che ci si dà tra donne. C’è una frase nel libro che mi piace citare, una delle due protagoniste dice ad un certo punto «c’è sempre una donna che si porta sulle spalle i destini del mondo, la nostra forza sta nel condividerli». Sono davvero convinta che nella condivisione dei problemi le donne trovano la forza di andare avanti.

 

I.G.: C’è il senso della coralità de “Le Troiane” di Euripide in questa storia, il senso della vicinanza tra donne nel dolore e nella vita.

Daria Colombo: È un privilegio che lei faccia questo paragone.

 

I.G.: Lisa e Alberta sono due donne che scelgono di cambiare. Una riprende la sua vita nelle proprie mani, l’altra indirizza la sua forza e la sua passione con una tenacia nuova. Alberta si confronta anche con una realtà di partito. Quanto ha influito la sua esperienza personale nel definire il personaggio di Alberta che lotta anche politicamente?

Daria Colombo: Decisamente ha influito, per estrazione familiare sono stata allevata a “pane e politica”, nella mia famiglia il crimine più grande dopo l’omicidio era, è quello di non votare. Sono cresciuta con un grande senso civico. Ora al di là del “partito”-  come viene fuori dalle pagine del romanzo si può fare politica in tanti modi diversi e tutti legittimi, le due protagoniste scelgono due modi diversi di fare politica – la politica intesa come occuparsi degli altri e come regole che ci diamo per vivere insieme è una componente fondamentale del libro. La politica è assolutamente un servizio.

 

I.G.: Ricorre spesso la figura di una madre altera, indifferente e profondamente sola che ad un certo punto rivelerà l’anaffettività di Toni. Il grande interrogativo che ci si pone di fronte a questa donna, però, avvicina donne e uomini: perché non sappiamo amare?

Fiorenza Pascazio - Daria Colombo - Luisa Palmisano

Daria Colombo: Come lei sottolinea questa forza delle donne che ho voluto raccontare attraverso l’amicizia delle due protagoniste, ho tentato di farla venire fuori anche attraverso piccoli cammei di altre donne, descrizioni minuscole di piccole vite di altre donne tra cui quella della mamma di Toni (il marito di una delle due protagoniste): è una donna che mette Lisa in guardia, quasi con una nota di generosità, di preoccupazione – fra le righe scopriamo che lei stessa non ha mai perdonato al marito di non averla amata e di averle fatto credere il contrario -,  comprendiamo così la delusione di una donna che ha avuto un matrimonio senza amore e che forse tutta l’incapacità di amare deriva da questa profonda delusione.

 

I.G.: Un altro personaggio particolare è quello di Ale, la figlia di Lisa. Passa come una meteora, ha il terrore – quasi patologico – dell’instabilità, degli oggetti che oscillano. Però sceglie di vivere le infinite vite possibili lontano dalla sicurezza familiare. Come è nato questo personaggio?

Daria Colombo: Avendo messo vicino due personaggi di età differente mi piaceva fare venire fuori esperienze differenti.  Per questo ho inserito l’esperienza del parto per Alberta e l’esperienza vissuta da Lisa – e che anche io ho vissuto – di un figlio che va via di casa: quello del distacco è un sentimento molto intenso, giusto, doloroso. Non è biografico questo libro, ma è autentico, c’è una autenticità di sentimenti che ho provato, in maniera molto diversa, certo, ma assolutamente autentica. Quindi era necessario il personaggio di questa figlia adolescente molto particolare che personifica appunto la sua paura della precarietà nella paura degli oggetti che oscillano. Che Ale poi vada via di casa significa che pur soffrendo Lisa è riuscita a portare a termine, a realizzare il suo compito di madre: mettiamo al mondo questi figli perché vadano per il mondo. 

 

I.G.: Qual è il suo rapporto con le giovanissime e giovani donne?

Daria Colombo: Io ho delle amiche molto più giovani con le quali mi confronto e che mi danno molto e ho anche delle amiche più vecchie. Lo spunto, solo lo spunto del libro, è autobiografico: nei ringraziamenti c’è una Lisa che era una signora che non c’è più purtroppo ed era molto più vecchia di me, con lei ho dato degli esami all’università. L’ho incontrata che avevo vent’anni, lei aveva già dei figli e mi ha insegnato molto: io ero molto idealista, molto simile alla Alberta protagonista del libro, dicevo anche io «o bianco o nero» e lei mi ha insegnato a mediare. Le mie amiche più giovani le ho incontrate nelle redazioni, per lavoro ed hanno costruito con me legami molto intensi e molto fruttuosi, magari mi danno dei punti di vista che io non avrei se non con la loro freschezza.

 

I.G.: Come definirebbe la situazione generale del Paese oggi?

Daria Colombo: Quanto tempo abbiamo per parlarne? Socio – economica e culturale direi piuttosto triste. Insomma la crisi è sotto gli occhi di tutti e abbiamo tutti molta paura per i nostri figli, non credo vedremo una generazione che godrà delle pensioni, i tempi delle “vacche grasse” sono strafiniti, soldi per la cultura ce ne sono sempre meno. Spero sia passata la mentalità “con la cultura non si mangia”, perché la cultura ci rende liberi e con la consapevolezza e con la libertà si crea mercato, si crea industria e si mangia pure oltre ad essere uomini ricchi dentro, capaci di godere la vita appieno. Politicamente vedo un momento molto, molto confuso. Nel libro c’è uno sfondo politico, l’amicizia tra Alberta e Lisa dura più di quindici anni: affronto il ’92 con l’inchiesta “Mani Pulite” e le stragi in cui vengono uccisi Falcone e Borsellino, poi gli anni del Movimento dei Girotondi – che sono stati gli anni della partecipazione – sino al 2007 con la nascita del Partito Democratico che è un partito nel quale abbiamo creduto in tanti. Credo, e lo denuncio abbastanza chiaramente in questo romanzo, che il PD contenga un grande peccato originale: era nato come il partito delle riforme – al di là della bontà o meno delle riforme di cui adesso non voglio discutere – ma soprattutto era nato come un partito di partecipazione e gli esiti attuali sono totalmente opposti. Dopo la distanza dei cittadini della politica, dopo “Mani Pulite” si è tornati ad avvicinarsi alla politica con le file alle Primarie, i Girotondi, le piazze piene e anche questo ha portato alla nascita del PD che ci aveva promesso – nel libro ho inserito alcuni brani autografi del primo discorso del segretario Veltroni – «I cittadini saranno chiamati a fare sentire la loro voce nei momenti di scelte fondamentali del partito». Ora il problema è questo: tutto si può dire, tranne che la partecipazione dei cittadini sia stata effettivamente realizzata. Anzi, il partito è andato direttamente nella direzione opposta: adesso sento che si vogliono abolire le Primarie, assistiamo alle elezioni e verifichiamo un astensionismo dilagante. Che la gente sia distante dalla politica è tremendo, lo dice una delle due protagoniste: se non ti occupi di politica, la politica comunque si occupa di te e non è detto che lo faccia come vorresti.

 

I.G.: Come si riconosce una donna che conosce la propria bellezza?

Daria Colombo: Dalla sua sicurezza: io per esempio a vent’anni ero molto bella, non vorrei sembrarle immodesta, ma molto insicura. La mia bellezza era perciò inutile. Non tornerei indietro di un giorno, gli anni che sono passati anche se hanno portato via molto di quella bellezza me l’hanno restituita in sicurezza, in cose che ho capito anche attraverso molta sofferenza. Magari adesso mi fermerei, non andrei più avanti, però accetto con disinvoltura e grande serenità i miei sessant’anni.

 

I.G.: In questa storia i personaggi, chi più chi meno, sembrano essere lontani da sé. Sembrano quasi raccontarsi da soli mentre vivono. Qual è dunque il compito di una scrittrice?

Daria Colombo: Proprio quello che lei ha appena detto: che i personaggi si raccontino. Nei momenti in cui si sente troppo la voce narrante diventa una invasione di campo, vuole dire che l’opera non è riuscita.

 

I.G.: Cosa suggerirebbe ad un giovane donna oggi per scoprire la bellezza che è dentro di sé, ma è anche nel mondo.

Daria Colombo: Di vivere e di non lasciarsi ingannare dai falsi miti, dai modelli “bisogna essere tot chili, con quel taglio di capelli”… sentiamoci al meglio, per carità, ma per noi stesse, non per gli altri. Se per noi stesse vogliamo imparare il giardinaggio, o sapere riconoscere una Cattedrale meravigliosa come questa che abbiamo di fronte, o andare in giro con le amiche o fare un figlio – che sembra una cosa troppo tradizionale e superata -, o andare nello Spazio come la nostra astronauta… dobbiamo farlo: una donna deve seguire la propria aspirazione con serenità. Non è sempre facile, soprattutto quando si è molto giovani. Però lei m’ha chiesto un suggerimento e questo è il suggerimento che dò dal profondo del cuore.

 

Written by Irene Gianeselli

 

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