“La moglie di don Giovanni” di Irène Némirovsky: una storia di generazioni
“Quando ho capito che per me era questione di giorni, mi sono decisa a mettere tutto per iscritto. La Signorina farà quello che vorrà, sono faccende di Famiglia e io non devo immischiarmi, ma almeno avrò la coscienza a posto e non starò a preoccuparmi di quello che succederà dopo la mia Morte”.
È la grande capacità di “introspezione psicologica”, la dote di Irène Némirovsky. La scrittrice, di origini franco-ucraine, è da pochi anni salita alla ribalta in Italia, grazie al romanzo “Suite francese” e alla pubblicazione dei suoi scritti da parte della casa editrice Adelphi. L’autrice, di religione ebraica, è nata a Kiev nel 1903 e morta ad Auschwitz nel 1942.
In particolare, vogliamo segnalarvi la prima edizione digitale di quest’opera, a cura di Giorgio Pinotti, con traduzione di Laura Frausin Guarino.
“La moglie di don Giovanni”, (Adelphi Ebook, 2013), è un breve romanzo ambientato nella prima metà del Novecento, che si serve dell’espediente letterario di una lunga lettera, scritta in giorni diversi, a partire dal 2 agosto 1938. In tale missiva, una domestica, attempata e gravemente malata, rivela ad una ragazzina, ormai cresciuta, i segreti della sua famiglia, ovvero della casa a Parigi per cui ha lavorato anni addietro. All’epoca dei fatti, Monique, questo il nome della ragazza, aveva solo 12 anni, ma la domestica Clémence confida che ella possa ricordare.
Monique è figlia di Nicole, una donna appartenente alla ricca borghesia parigina; alta e sgraziata, intelligente e madre esemplare, ma senza dubbio priva di fascino. Il marito, e quindi suo padre, si chiamava Henry, ed era un uomo bellissimo. La Némirovsky gli dà un appellativo che più di ogni altro possa connotare la sua indole: don Giovanni. Un nome che evoca amori fugaci e l’attitudine innata del libertino.
Clémence Labouheyre, malata di tumore, attende di essere operata in un letto di ospedale, mentre racconta a Monique – che nel frattempo si è sposata, ha due figli e vive a Strasburgo – di quando da giovane ha lavorato come camerista-cucitrice presso la sua famiglia. All’epoca c’era un legame di profondo affetto fra le due, essendo sempre stata la piccola Monique, dei tre figli della coppia, la sua preferita.
La domestica descrive una padrona di casa compatita da tutti, a causa dei ripetuti tradimenti del marito. Una donna schiacciata fra l’orgoglio al quale l’ha “votata” la sua casta, e la consapevolezza del proprio debole ascendente. Insignificante, quasi invisibile, Nicole è stata moglie e madre attenta, ma poco disposta a dispensare ai figli quel calore che il consorte le negava.
Una relazione più passionale del solito, del marito nei confronti della baronessa Debeers, e il suo probabile abbandono del tetto coniugale, è stata la causa che ha innescato la tragedia. Sebbene fosse Nicole la detentrice delle ricchezze e dell’intero patrimonio, all’epoca Henry era sembrato deciso ad abbandonare la famiglia. Il fascino dell’uomo aveva accecato tutti, ed impedito di mettere in risalto cosa, in realtà, stesse covando la moglie.
Interessante è la dicotomia che si sviluppa fra marito e moglie: tanto bello lui, quanto scialba lei; tanto fervido ed imprevedibile il mondo interiore di lei, quanto piatto quello di lui. È questa donna, remissiva e spenta, a suscitare il vero interesse della storia. Perché è pronta ad accettare qualunque cosa, tranne che si rida di lei. Ed è proprio quello che ha fatto il marito, decretando così la sua condanna a morte.
“Chissà se la signorina Monique si ricorda di quel periodo e dei suoi drammatici fatti? Probabilmente sì, ma di sicuro non conosce i suoi retroscena, quello che successe veramente”.
Perché Clémence non ha ancora terminato di fare rivelazioni, e di lasciare alla ex pupilla la sua eredità. Monique scoprirà così la verità, ovvero che quella donna remissiva – sua madre – che il 2 novembre di dodici anni prima sparò al marito – suo padre – durante un viaggio, non era quello che diceva di essere.
Il classico triangolo lui-lei-l’altro viene stravolto, e le persone scambiano il proprio ruolo. L’effimera pena, seguita ad una morte prematura, impartita a suo tempo dal tribunale per “ripagarla” di ciò che Nicole “aveva dovuto sopportare”, in realtà si rivela inadeguata.
Il finale della storia è spiazzante, anche se dobbiamo evitare di svelare troppo. Vi basti sapere che Irène Némirovsky, attraverso la sua prosa incisiva, è riuscita ad emozionare in poche pagine.
“La moglie di don Giovanni” è senza dubbio un piccolo capolavoro. Una storia di generazioni egregiamente compendiata, nello spazio e nel tempo, messa in risalto da subdoli segreti.
Written by Cristina Biolcati