Intervista di Katia Debora Melis alla scrittrice Maria Concetta Preta

Maria Concetta Preta è originaria di Vivo Valentia (VV), dove insegna Lettere latine e greche, esperta di Epigrafia classica, è anche membro del direttivo del FAI locale.

Maria Concetta Preta

Ha pubblicato numerosi volumi: Il municipium di Vibo Valentia (1992); Il segreto della ninfa Scrimbia (2012) poi in nuova edizione ampliata nel 2014; La signora del Pavone blu (2013); Scrimbia. Tra storia, mito, fiaba e poesia (2014); Rosaria, detta Priscilla, e le altre (2015).

Numerosi sono gli estratti e gli inediti che hanno ricevuto riconoscimenti letterari in premi di rilievo, ottenuti anche per la saggistica storica e per la produzione poetica.

 

K.D.M. Benvenuta Maria Concetta in questo spazio che ci siamo ritagliate per poter fare una chiacchierata su di te e sulla tua scrittura! Innanzitutto, mi viene spontaneo chiederti, leggendo che sei docente di Latino e Greco e che hai approfondito, anche mediante una personale ricerca, seguita da pubblicazione, gli studi antichi, specialmente epigrafici, che rapporto hanno le tue conoscenze del mondo classico e il tuo lavoro quotidiano con la nascita di una Maria Concetta scrittrice?

Maria Concetta Preta: Ciao Katia Debora e grazie di avermi invitato a fare questa chiacchierata tra amiche che condividono lo stesso “virus” dello scrivere. Ti dirò in medias res che la Maria Concetta scrittrice è nata molto prima della studiosa di antichistica classica anche se il debutto è avvenuto parecchi anni dopo la prima pubblicazione di epigrafia latina che risale al 1992. In verità l’attitudine allo scrivere è sorta in me all’età di tredici-quattordici anni: si trattava di testi liberi, di recensioni su programmi televisivi che mi appassionavano, sunti e componimenti in prosa e poesia…poi c’è stato l’impegno estivo in una redazione giornalistica e la stesura di copioni per la programmazione radiofonica di un’emittente locale… insomma una “palestra dell’inchiostro” in cui esercitavo la mia creatività. Ma al mondo dell’antichità classica devo molto per quanto attiene il rigore e l’osservazione di una serie di “regole” che solo la disciplina classica è riuscita ad infondermi. Certo si può essere scrittori anche senza aver studiato il latino ed il greco, ma nel mio caso e avendo operato alcune particolari scelte tematiche, sono stati determinanti, almeno nella fase del debutto, avvenuto nel 2012 con il mystery storico-archeologico “Il segreto della ninfa Scrimbia” integrato dalla fiaba mitologica omonima. Le suggestioni del mondo antico mi hanno permesso di dar vita a queste opere.

 

K.D.M.: Se in questo ricco percorso di studi e approfondimenti e nella vita professionale avessi potuto, ab ovo, cambiare o aggiungere qualcosa, cosa ti saresti data, come ulteriore chance?

Maria Concetta Preta

Maria Concetta Preta: Ti potrà sembrare strano ma, accanto all’amore per il passato, è sempre coesistito in me quello per il contemporaneo e la post-modernità. Ti ricordo che io sono una figlia degli 80’s e ne condivido lo spirito dissacratorio e avanguardistico. La mia passione per il mondo delle arti, della comunicazione, dello spettacolo stava per indirizzarmi al Dams di Bologna, dove svettava allora il genio di Umberto Eco. Una passione questa, che comunque ho sempre coltivato anche se, alla fine, l’amore per i Classici ha avuto il sopravvento e mi sono dedicata all’Archeologia prima e alla docenza alle Superiori poi, coltivando nel contempo l’impegno nei Beni Culturali come attivista del F.A.I. Il mio percorso credo comunque che non sia ancora finito, in quanto per me scrivere significa andare alla ricerca di nuovi stimoli che mettano in fibrillazione i miei circuiti neuronici. Aggiungo poi che per un intero anno mi sono occupata di Biblioteconomia, curando il riordino della Biblioteca del Liceo Classico “M. Morelli”, dove presto servizio, fondato nel 1612 dai Padri Gesuiti nella mia cittadina, allora Monteleone di Calabria: è stata un’esperienza di ulteriore conoscenza e approfondimento alla quale il mio impegno di scrittrice deve molto, denso di stimoli e creatività che solo i libri, antichi e non, possono dare. Credo, infatti, che per scrivere bisogna documentarsi molto, sia guardando al passato che al presente e… perché no? anche al futuro. Di questo percorso il frutto sono le mie opere letterarie.

 

K.D.M.: Quando hai sentito l’impulso di scrivere qualcosa per un pubblico più vasto di quello specialistico d’ambito accademico e da quale occasione, se ce n’è stata una in particolare, hai dato avvio alla tua attività di scrittrice?

Il segreto della ninfa Scrimbia

Maria Concetta Preta: Nel 2012 ho deciso di pubblicare il mystery “Il segreto della ninfa Scrimbia” spinta dalla considerazione di rendere leggibile a tutti la storia antica della mia città, Vibo Valentia, un tempo Hipponion, fiorente colonia magnogreca. Ho dato vita ad un giallo in salsa archeologica ambientato in un Sud pieno di leggende, miti, tradizioni popolari e superstizioni perché io sono e rimarrò sempre una scrittrice sanguigna e mediterranea. La spinta è stata quella dell’indignazione verso la noncuranza in cui è caduto il patrimonio culturale della mia città, a cominciare da un’ignota fontana semidistrutta a cui si collega la leggenda della ninfa Scrimbia, per risollevarla dalla dimenticanza. “Mi fa orrore la disconoscenza del proprio passato: se sappiamo da dove proveniamo, sapremo meglio dove andremo”: così scrivo nella prefazione di quel libro, giunto alla seconda edizione. L’occasione è stata proprio questo rudere abbandonato, attorno a cui, sorretta da adeguati approfondimenti, ho costruito un’intrigante vicenda che si snoda nell’arco di una settimana e ridà pregio a luoghi e personaggi storici del mio territorio.

 

K.D.M.: Hai già pubblicato tanto, raccogliendo consensi di critica e lettori, nonché molti importanti riconoscimenti in concorsi letterari di rilievo: quanto pensi possano contare questi ultimi per uno scrittore emergente?

Maria Concetta Preta: Ho all’attivo sei pubblicazioni più una serie di inediti ( di cui uno, “Bella di notte”, ha conseguito il secondo posto al prestigioso “Parole nel Vento “ 2014 ) nonché svariati componimenti inseriti in antologie di Premi Letterari. Non basta scrivere e pubblicare, bisogna poi promuovere le opere, in maniera regolare ed indefessa perché il pubblico deve conoscere l’autore per poterlo apprezzare. Un’attività, questa, che occupa gran parte del mio tempo libero, insieme alla selezione dei vari concorsi cui aderire dopo attenta lettura dei bandi. Sono l’imprenditrice di me stessa e mi metto continuamente in gioco sia nell’atto creativo (non amo ripetermi, ogni mio libro non è uguale all’altro ed è una sfida con me stessa), come nella pubblicizzazione e nella partecipare alle “gare letterarie” che ritengo una vera e propria linfa per me. E’ importante farsi conoscere, il nome acquisito non può che essere una buona credenziale e un curriculum bio-bibliografico di buon livello può accattivare lettori e giurie critiche… a meno che non si abbiano altre strade per farsi avanti. Ma io quelle non le calpesto. Ripeto: non appartengo a nessuna consorteria, mi autoproduco e, quindi, mi devo continuamente dar da fare per farmi conoscere e, quindi, apprezzare.

 

K.D.M.: I tuoi libri sono di genere diverso: in essi si trovano richiami al mondo classico, ai suoi miti, al territorio storico e storicamente modificato, al giallo, alla cronaca, certo tutti rivisitati in chiave personalissima e in ognuno di essi compare sempre qualcosa di te. Vorresti brevemente presentare ai lettori questi lavori e evidenziare, per ognuno, cosa contengono di più caro e personale, quale aspetto di te?

Maria Concetta Preta

Maria Concetta Preta: Il primissimo lavoro, “Il municipium di Vibo Valentia”, è un libro di storia corredato di silloge epigrafica, ma è troppo specialistico per dilungarmi. Del primo romanzo mi pare di aver detto abbastanza. Aggiungo ora che si tratta di una vicenda intrigante dove non mancano tutti gli elementi del giallo-mystery e che allieta i lettori di ogni età, nonostante i richiami al mondo classico, svestito dei suoi accademismi e presentato in una maniera leggera e accattivante.  Il secondo romanzo, “La signora del Pavone blu”, edito nel 2013, è un noir a sfondo sociale e psicologico incentrato sulla misteriosa morte di una donna spregiudicata, assai nota e invisa a molti, cui segue una complessa inchiesta della polizia che, con una serie di interrogati e inevitabili colpi di scena, scopre gli “altarini” di parecchie persone di una squallida provincia meridionale chiusa nel suo falso perbenismo e nella sua secolare sonnolenza. Una boutique nasconde i segreti e la ragnatela dei peccati di chi vi ruota attorno: questa è il “Pavone blu” con una rosa di personaggi quanto mai varia e approfondita. Sicuramente un’opera amara e più “costruita”, in cui mi sono ispirata molto alla scuola italiana del giallo d’autore. Nello stesso anno ho ritrascritto “Il segreto della ninfa Scrimbia”, ripubblicandolo in una nuova veste editoriale e arricchendolo ulteriormente, spinta sicuramente dal gradimento del pubblico. Nel  2014 mi sono tuffata ancora nel mondo della fantasia e del mito classico, dando alle stampe “La fiaba di Scrimbia” che sto attualmente portando in giro per le scuole del territorio e che è stata inserita in un importante progetto patrocinato dall’Unesco. Infine, l’ultimo nato: “Rosaria detta Priscilla, e le altre”, uscito nello scorso febbraio: una serie di racconti al femminile con vicende vere e inventate incentrate sulla violenza alle donne e il femminicidio. È questo il mio tributo ad una causa importante, la mia mission come scrittrice: far riflettere e prendere coscienza. Di questa continua ecatombe di donne non riuscivo più a tacere e, spinta da indignazione e commozione, ho dato vita a dieci ritratti di donne che lottano, soffrono, muoiono per mano di un uomo in un Sud atavico e immobile, dove l’emancipazione è stata, per le più, una lontana chimera. In verità, ti confesso che ognuno di questi lavori contiene un aspetto caro a me: proprio come i figli, non sapresti quale scegliere. Ognuno di loro, con la diversità che li contraddistingue, nel genere come nel contenuto come nello stile, mi rappresentano e mi arricchiscono.

 

K.D.M.: Nei tuoi scritti hanno un ruolo centrale le donne, antiche o moderne, sempre protagoniste della scena, nel bene e nel male. Da autrice che, in Rosaria, detta Priscilla e le altre, hai recentemente trattato temi forti di violenze inaudite sulle donne, come giudichi l’attuale filone di scrittura femminile sul femminile?

Maria Concetta Preta: Domanda da un milione di dollari! Non mi sento un critico letterario, perciò un giudizio tout-court è difficilissimo e sicuramente impopolare. Un genere che però non tollero è quello di “Cinquanta sfumature di grigio” e simili. Al punto di inimicarmi qualcuno, non gradisco neanche quello ostentatamente rosa. Sono stata lettrice della Maraini e della Morante, e penso che non si abitua il pubblico di lettrici a riflettere e ad essere autonome leggendo certa “roba” da “casalinghe disperate” . Dalle mie lettrici io pretendo molto, perché so di essermi impegnata nel messaggio che invio loro. I miei libri invece possono essere messi in mano di un adolescente che ne può ricavare insegnamento in quanto io spingo a pensare, a ripensare, a rileggere la realtà e le sue convenzioni, i suoi modelli costituiti, i suoi tabù. Il ruolo che assegno alla donna nei miei scritti è talmente importante da renderla sempre protagonista del realtà che io ricreo: in lei istinto e ragione, coraggio e paure, nuovo e antico si rimescolano e si ridefiniscono. Pensa che il motto che ho creato per “Rosaria detta Priscilla” è: “Per non dimenticare il cammino di chi ci ha precedute, per costruire la felicità in un mondo nuovo fatto dalle donne per le donne”.

 

K.D.M.: Grazie per queste tue preziose risposte e per gli stimoli che ci hai offerto in questa intervista che sarà certamente preludio per una lettura o rilettura da parte dei nostri lettori delle tue opere, quanto mai intriganti e ricche di spunti alla riflessione. A presto, ne sono certa, per attraversare le pagine dei tuoi libri!

 

Written by Katia Debora Melis

 

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