Al Bari International Film Festival 2015 la master class di Ettore Scola: ai giovani l’invito a costruite un nuovo orizzonte

Nell’ambito del Bari International Film Festival il 24 marzo presso il Teatro Petruzzelli di Bari, dopo la proiezione di “Una giornata particolare”, Ettore Scola ha tenuto la sua master class coordinata dal Vice Direttore Artistico del Bif&st Enrico Magrelli.

Bari International Film Festival 2015

Il regista ha ripercorso con il pubblico la sua carriera dagli esordi come vignettista del Marc’Aurelio alle esperienze di sceneggiatore di Steno, Pietrangeli e Risi.

Per Ettore Scola il Cinema è un bene comune necessario che “fertilizza” la capacità critica del pubblico, un bene irrinunciabile, fonte di idee e dubbi sia per chi costruisce un film che per chi lo guarda.

Da bambino, ha raccontato, avrebbe voluto fare il calzolaio o il falegname perché avere visto “nascere” un paio di scarpe rappresentò un momento profondamente suggestivo: lavorare la materia e dare forma ad un progetto, con un scopo ben definito è stata da allora la sua convinzione.

Così come ogni mobile ha una sua anima, vivere tra i trucioli, piallare, raffinare ed incidere un legno rappresenta una esperienza di vita, così lavorare ad un soggetto che poi diventerà un film è fonte di vita.

Ettore Scola si è rivolto ad un attento pubblico, con suo grande piacere composto da molti giovani, sottolineando l’importanza di avere un scopo nella vita e la necessità che ogni mestiere debba essere esercitato con consapevolezza e passione.

Ettore Scola ed Enrico Magrelli

Dopo avere precisato che il Bif&st è una realtà importante per la città, «mi piace venire a Bari – ha dichiarato – perché questo è un Festival frequentato dai giovani. Le sale sono sempre piene, c’è grande adesione del pubblico e il film è del pubblico: lo spettatore crea a suo modo qualsiasi film gli venga proposto, a seconda delle diverse condizioni d’animo, delle situazioni. Questa è la grandezza del Cinema: riuscire a scoprire qualcos’altro in un film ogni volta che lo si vede» il regista si è così rivolto proprio ai giovani: «Quando mi trovavo a cominciare il mio percorso c’erano grandi modelli a cui fare riferimento e tutti noi – registi, sceneggiatori, vignettisti, attori…- lavoravamo per un Paese che amavamo e doveva essere ricostruito dopo le macerie e l’ottusità feroce della Seconda Guerra Mondiale. La nostra era una realtà di sopravvissuti e i colpevoli della situazione erano facilmente individuabili. Oggi come si fa ad amare l’Italia? Come si può essere interessati ad una realtà in cui le responsabilità sono diffuse e collettive e i colpevoli sono anche tutti quelli che non hanno vigilato? L’ultimo ad individuare l’emergenza della “questione morale” nel Paese è stato Berlinguer. Adesso è necessario che voi giovani agiate: il vostro impegno è maggiore, avete una grande responsabilità perché voi stessi dovete costruire il vostro orizzonte. Sappiamo che un Paese si può cambiare: i nostri padri hanno fatto la resistenza e dopo vent’anni di fascismo hanno cambiato l’Italia. Adesso siete voi ad avere l’energia, le idee e l’entusiasmo per predisporvi al cambiamento. Mettete personalità in quello che farete. I giovani sono l’unica speranza».

Allargando il discorso ai giovani registi italiani che in questi anni si stanno affacciando al mondo del cinema, Ettore Scola ritiene che, sebbene siano all’altezza dei predecessori, manchi loro un orizzonte, non abbiano uno sguardo comune. «Noi avevamo complicità e amicizia con Fellini, Rossellini, Steno, senza badare alle differenze di età o di livello artistico. C’era voglia di fare qualcosa insieme: amare il proprio Paese. Amate il vostro Paese» ha ribadito fra gli applausi.

Ettore Scola

«Sono stato uno sceneggiatore soddisfatto, mai frustrato, contento dei registi coi quali ho lavorato» ha affermato a proposito della sua carriera, ed ha ricordato in particolare la sua esperienza con “La terrazza” che ricevette il plauso di Italo Calvino e critiche feroci da parte di alcuni intellettuali e politici che si sentirono direttamente rappresentati nei personaggi nonostante gli amici protagonisti del film fossero solo degli archetipi. Anche “La famiglia” fu contestato: Pertini non accettò che il protagonista, un insegnante, fosse presentato come un uomo senza valori, un ignavo.

A chi spesso lo ha osteggiato definendo i suoi film “politici”,  Scola ha sempre risposto che tutti i film sono politici perché esprimono vari punti di vista della stessa realtà. Riguardo “Una giornata particolare” il regista ha dichiarato che il miglior premio al film fu la lettera di un giovane che aveva avuto il coraggio di dichiarare al padre la propria omosessualità dopo aver assistito con lui alla proiezione del film.

E poi Scola ha raccontato della sua noia sul set e degli attori che ingannavano ciascuno a proprio modo il tempo prima di iniziare le riprese: da Mastroianni sempre al telefono, a Sordi sagace e dispettoso, dalla “Fenesta Vascia” (“Finestra Bassa”) cantata con lacrima da Troisi, a Manfredi che ripassava il copione e a Gassman che scriveva i suoi spettacoli.

A conclusione della master class Ettore Scola ha rinnovato il suo invito ai giovani a guardarsi intorno e a non cercare alibi per non agire, a non cedere alla rassegnazione, ma ad unirsi, a porsi delle domande, raccogliersi per discuterle come in un “Simposio” platonico, anche ispirati da un Festival come questo che alla sua sesta edizione ha una forte identità non solo per la città, ma soprattutto per i suoi giovani.

Il Maestro Ettore Scola (Presidente del Bif&st) è stato premiato nella serata con il Fipresci 90 Platinum Award al Teatro Petruzzelli che ha anche ospitato l’anteprima internazionale del nuovo film di Giorgia Farina “Ho ucciso Napoleone”.

 

Written and Photo by Irene Gianeselli

 

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