Vincitori e finalisti del Contest Letterario “Il Romanzo Esistenzialista”

Si è conclusa il 23 febbraio 2015 a mezzanotte la possibilità di partecipare al Contest Letterario di poesia “Il Romanzo Esistenzialista” promosso da noi di Oubliette Magazine e dall’autore Filippo Pace.

Contest Il Romanzo Esistenzialista

Una competizione a suon di parole e versi che ha visto più di 60 partecipanti nella sezione A (short story) e nella sezione B (poesia). La giuria (Alessia Mocci, Cristina Biolcati, Rebecca Mais, Irene Gianeselli, Daniela Montanari, Rosario Tomarchio e Katia Debora Melis) ha decretato i 14 finalisti, resi noti qualche giorno fa sulla Pagina Fan di Facebook di Oubliette Magazine.

Oggi, vi presentiamo i quattro vincitori  del contest che riceveranno a casa una copia del libro “Il Romanzo Esistenzialista”, edito per la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

Tutte le opere partecipanti possono essere lette cliccando QUI.

FINALISTI

SEZIONE A

Luigi Gatti  con “Ludwig, Starnberg – 1886”

Tania Scavolini con “Il giorno decisivo”

Eleonora Mangiapelo con “L’incomprensione dell’amore”

Claudia Mameli con “Tziu Balliccu”

Marco Bertoli con “Risata”

I-sola con “prolungata pioggia”

Caterina Muccitelli con “Partirà”

SEZIONE B

Emilio Mercatili con “solo ad aspettarti”

Gabriella Pison con “Un gesto incompiuto”

Enrica Meloni con “Tremula”

Giuseppe Mandia con “Quanti pezzi?”  (Wieviel Stück?)

Alessandro Vannozzi con “Prego, s’accommodi”

Andrea Polo con “Le favole”

Lucia Grazia Scalandra con “Renumerazione”

VINCITORI

SEZIONE A

Eleonora Mangiapelo con “L’incomprensione dell’amore”

Mirko passeggia sulla riva del fiume con quelle parole che gli rimbombano nelle orecchie. Che errore enorme ha fatto: confidarsi e affidare la sua anima alla persona sbagliata. E ora è lui a sentirsi sbagliato. Paradossalmente si vergogna di se stesso, quando è Riccardo, ragazzino viziato e superficiale (come ha fatto a non capirlo prima?) che dovrebbe vergognarsi. E come farà ora a guardare in faccia i suoi compagni e i professori? Sente il peso di quell’ amore malato. Perché poi malato proprio non riesce a capirlo. Ricorda gli insulti, gli spintoni all’angolo della palestra, le botte. Forse quell’ amore per un suo compagno è sbagliato davvero, pensa Mirko, se tutti ridono di lui. Ma non riesce a spegnere quel sentimento tenero e intenso tipico della sua età. Dovrebbe soffocare ciò che prova ma la sola l’idea di rinnegare quella parte intima e innocente di sé stesso lo fa morire. Lo trova profondamente ingiusto. Piuttosto è meglio non provare nulla. Nessun posto come quel fiume gli sembra accogliente. E soprattutto rappresenta la soluzione per cancellare tanto dolore. Le braccia gelide ma silenziose del fiume lo accolgono e soprattutto metteranno a tacere tutte quelle voci e l’impeto di quel suo cuore incompreso.

 

I-sola con “prolungata pioggia”

Uno scroscio assiduo stanotte. Gocce pungenti e incessanti.

Ne ho seguito il ritmo azzardando perfino a conteggiarle ma, nei frammenti di pioggia, ho perso il conto; così come dei giorni e dei mesi, disciolti in imprecisati anni.

Sì, in un diluvio costante di tempo, anni sono volati.

Persi?

Perché persi? Si perde forse la pioggia?

Dopo il temporale, l’acqua si raccoglie in rivoli e s’incanala in torrenti verso i fiumi che con forza si portano al mare.

Persi?

Perché persi? Si disperde forse il tempo?

Si vive e l’esperienza si raccatta, evento dopo evento, confluendo nella maturità; talvolta, non sempre.

Anni persi?

No, vissuti. Bene o male vissuti ed io li ho vissuti, vivendo me, anche attraverso l’esplorazione della vita d’altri, incrociata nella rotta o intravista dall’oblò. Così ho navigato in momenti di prolungata pioggia, confusa e indecisa, in attesa di prendere una decisione, sempre esitante.

Adesso basta!

Avanzo accogliendo d’inzupparmi e, se il temporale non si spegne, ghermirò l’ombrello.

 

SEZIONE B

Enrica Meloni con “Tremula”

Ed in quel dì di pianto

or giaccio.

Tremula

sui solchi dell’agonia

come porpora d’algido sangue,

a me ogni lacrima si posa

senza resa e cauto sospiro.

Io,

cieca ad ogni morte che miro.

 

Alessandro Vannozzi con “Prego, s’accommodi”

Te sveji, fori è notte, e vedi che stai solo

L’amici, la famija, l’affetti più vicini

Non sentono raggioni, nemmanco se li chiami

E allora te convinci che è ora de pija er volo

La strada, dar terazzo, non manna più rumori

E cerchi quer coraggio che basta pe’ fa er sarto

Vedè la balaustra, com’è vista da fori

Pe’ ‘n’attimo sospeso, e poi bacià l’asfarto

‘Na gamba già scavalla, quell’artra ha già capito

E propio sur più bello, no strillo a perdifiato:

– Aho, macchè sta a fa? Macchè te sei ‘mpazzito?

Che voi cascà de sotto, sparmato sur serciato?-

Lo vedi sto cristiano, e dall’arto pare strano

Le braccia tese avanti, quasi come appijatte

Te sembra tutto testa, le gambe corte, un nano

La bocca aperta, spalancata, che chissà che deve ditte

– Perché te piji sta pena – dico – che te serve?

Te pensi che pija er volo sia facile a decide?

Non credi che ce n’ho pur’io parecchie, de riserve?

O pensi che me butto, così, tanto pe’ ride? –

Vorebbe da risponne, ma io continuo dritto

– E ce lo voi sapè da do’ me viè sto spunto?

Se voi te lo ricconto, ma devi da sta zitto

La storia è complicata, non te posso fa er riassunto –

Je ‘ntavolo l’eventi, tutto ben spiegato

La vita, la famija, da inizio a conclusione,

Dal ragazzo sognatore ar fallito rovinato

Eppoi rimango muto, pronto a coje la reazzione.

E lui sta li de sasso, come se se sia ‘ncantato

Appena se rimove, se vede che è confuso:

– Madonna che storiaccia questa che m’hai raccontato

È come ‘na tranvata, che m’ha preso, qui, sur muso –

Eppoi rimane zitto, arretra quarche passo,

Me indica la strada con gesto misurato

– S’ accommodi signore, l’aspetto qui da basso,

Perdoni se me scanzo, non vorrei finì schizzato –

Grazie amico mio, e scusa se te turbo

Apprezzo l’attenzione, so’ grato der rispetto

Ma prima de buttamme e de levà er disturbo

Ce sta n’urtima cosa che ancora non t’ho detto

Appena che so’ sceso, e so’ macchia sur cemento

Avverti quarched’uno, inventate un pretesto

Mi fija, povera stella, se sveja sempre presto

Vorrei da risparmiajelo armeno sto sgomento

Ner freddo de la notte er corpo sarta e vola

E quanno che me schianto la sento in lontananza

St’amico sconosciuto è stato de parola

Sereno chiudo l’occhi e aspetto l’ambulanza

 

I vincitori saranno contattati via email per l’invio del premio.

Complimenti ai vincitori, finalisti e partecipanti!

I nuovi Contest sono online nella Categoria Concorsi del Magazine.

 

Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail alla redazione (info@rupemutevole.it), se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it

 

Info

Sito Rupe Mutevole Edizioni

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