Il bacio di Auguste Rodin: quando la materia vibra di passione

Per onorare in maniera degna il 14 febbraio, festa di San Valentino e di tutti gli innamorati, vorrei parlarvi di un’opera in cui il freddo marmo si è trasformato in materia vivente, che pulsa.

Il bacio di Auguste Rodin

Si tratta de “Il bacio”, la celebre scultura del francese Auguste Rodin (1840- 1917), in cui sono stati immortalati gli amanti per eccellenza, già ampiamente citati nel canto V dell’Inferno dantesco: Paolo e Francesca. Ricordate? I possessori di quel “libro galeotto”, “Lancillotto e Ginevra”, che fece scoppiare la scintilla. Dante li pone nel secondo cerchio, fra i lussuriosi e, incuriosito, chiede di poter parlare con loro.

Francesca era figlia del signore di Ravenna, Guido da Polenta, e dopo il 1275 era andata in sposa al figlio deforme del signore di Rimini, Gianciotto Malatesta. Paolo era il fratello di Gianciotto e, fra il 1282 e il 1283, fu capitano del popolo a Firenze. I due ebbero una relazione clandestina e, sorpresi insieme dal marito di lei, furono trucidati.

Nell’episodio infernale è solo Francesca a parlare, mentre Paolo piange al termine del racconto della donna. Le due anime volano affiancate nella bufera che trascina i corpi dei lussuriosi, così in eterno.

E che sarà mai? Ci si chiede. Una donna che si innamora del cognato non è né la prima né l’ultima, e poi, avrebbe mai potuto stare con uno che si chiama “Gianciotto”? Ditemelo voi.

Ecco, amo pensare che Rodin abbia voluto rendere loro giustizia, dopo avere saputo l’eterna ed orrenda condanna che era stata inflitta, riscattando con la bellezza dei loro corpi, nudi ed avvinghiati, i pregiudizi di secoli di oscurantismo. Situazioni che oggi sono all’ordine del giorno, o quasi, in tempi antichi erano severamente punite e considerate peccato mortale.

Auguste Rodin

Parlando propriamente del gruppo statuario, dobbiamo subito anticipare che Rodin è considerato, insieme con Michelangelo, uno dei più importanti scultori ad utilizzare la tecnica del “non finito”, in cui la materia pare imprigionata nel blocco di marmo, e paradossalmente, dona una maggior veridicità al soggetto.

Un viaggio in Italia, che Rodin fece nel 1875, coronò il suo sogno e precisò meglio la direzione delle sue ricerche. La scoperta e lo studio ravvicinato di Michelangelo influenzò infatti profondamente la sua produzione, costellata di nuove figure di nudo con le quali si cimentò in una modellazione plastica vigorosa e a tratti esasperata.

Anche la Divina Commedia di Dante ha influenzato Rodin, perché è proprio nell’inferno dantesco che egli vedeva esplodere le passioni e le raffigurazioni dei sentimenti attraverso la fluidità della materia, ora modellata, ora risolta con effetti di smaterializzazione moderni e paralleli all’impressionismo. Se ricordate la sua “Porta dell’inferno”, progetto che poi non andò in porto, capirete ciò che intendo.

La coppia adultera di amanti, viene raffigurata proprio nel “Bacio”, una delle opere più note dello scultore, realizzata intorno al 1886. I corpi di Paolo e Francesca sono seduti e avvinti in una composizione fortemente dinamica; le braccia e le gambe protese dei due amanti proiettano l’opera verso l’esterno, creando una molteplicità di prospettive che rifiuta la concezione del punto di osservazione fisso. Al dinamismo delle forme corrisponde l’instabilità della luce, che serpeggia mobile sulle superfici, creando forti contrasti con le zone d’ombra. L’uomo sembra avere una postura più composta, mentre la donna si abbandona completamente alla passione.

Il bacio - Auguste Rodin

L’artista riesce ad infondere una tale vitalità alla materia che all’osservatore sembra di percepire la sequenza dei movimenti dei due amanti. Sono mani che affondano nella carne, sulla coscia di lei, e bocche che sembrano “cibarsi” l’una dell’altra. I particolari sono resi così reali, sebbene a ben guardare, non siano neppure troppo definiti. E questo è il grande paradosso che ha messo in evidenza il talento dell’artista.

Poco importa se in seguito la critica ha avuto il sospetto che, in realtà, Rodin avesse ritratto se stesso con la sua amante Camille Claudel, una giovane studentessa di disegno.

Nell’immaginario collettivo quei due corpi rimarranno sempre Paolo e Francesca, la coppia di amanti che ha dovuto capitolare alla forza dell’amore, e che per questa debolezza pagherà per sempre le conseguenze. Niente di più tragico e, al tempo stesso, affascinante.

Essi hanno dato la vita in nome del loro sentimento. Avessi potuto, io li avrei messi nel girone dei “coraggiosi”.

 

Written by Cristina Biolcati

 

Un pensiero su “Il bacio di Auguste Rodin: quando la materia vibra di passione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *