“Boyhood” film di Richard Linklater: 12 anni di riprese per la realizzazione di una pellicola unica nel suo genere

“Sai quando qualcuno ti dice “cogli l’attimo”? Non lo so, io invece credo che succeda il contrario: nel senso che è l’attimo che coglie noi. – Sì, lo so, è una costante. L’attimo è come, è come se fosse sempre ora, no?”

Boyhood

È partito tutto da un esperimento: provare a filmare un bambino la crescita di un bambino dai 6 anni ai 18 per narrarne la crescita e il rapporto con i genitori separati. 12 anni di riprese che hanno coinvolto una serie di attori, primi fra tutti il protagonista Ellar Coltrane (nella parte di Mason) e i genitori Ethan Hawke e Patricia Arquette. Ne è scaturita una splendida pellicola che rischia di aggiudicarsi, meritatamente, l’Oscar 2015 come miglior film.

Nessuno mai prima aveva realizzato un film in questa maniera e chi più di Richard Linklater poteva imbarcarsi in un simile progetto?

La trama è piuttosto semplice e lineare: Mason ha una sorella e due genitori separati. Per questo motivo egli vive due vite: una con la madre che intraprende nuove relazioni e fa di tutto per poter far crescere i figli nel migliore dei modi e l’altra con il padre il quale, pur dimostrando il suo affetto ai figli, si comporta ancora come un ragazzino ed evita di prendersi le dovute responsabilità.

L’intreccio non è quindi tra i più complessi ma a stupire e attirare l’attenzione è  proprio questo: per 165 minuti non accade quasi niente ma noi cresciamo con i protagonisti, ascoltiamo i loro discorsi, viviamo le loro incertezze, seguiamo le loro difficoltà ed evoluzioni. Il tutto in modo molto coerente, compresi i fatti storici, le canzoni, i giochi e i dispositivi elettronici adoperati dai protagonisti che servono da marcatori cronologici. In questo modo si ha un preciso riferimento dell’età del protagonista in ogni momento e si ha la possibilità di compiere un flashback nel passato.

Boyhood

Un lavoro da non sottovalutare e che mostra come il regista abbia avuto intuito in riferimento a ciò che in quegli anni era considerato importante (telefoni cellulari, particolari consoles per giocare, i libri di “Harry Potter”, gli iPhones, per citarne alcuni) ritenendo che sarebbe stato lo stesso anche oggi nel 2015.

Grazie a “Boyhood” Linklater ha vinto l’Orso d’argento per il miglior regista al Festival di Berlino, così come lo vinse nel 1995 per “Prima dell’alba” con Julie Delpy e Ethan Hawke, primo capitolo della trilogia che comprende anche “Before Sunset – Prima del tramonto” (2004) e “Before Midnight” (2013). Una saga quasi surreale, poetica e romantica, i cui primi due film sono ambientati nella suggestiva Parigi, e nella quale protagonisti sono sempre gli stessi, Julie Delpy e Ethan Hawke , cresciuti negli anni, così come gli spettatori.

Boyhood” è l’ulteriore evoluzione del regista che ha creato un film che più realistico e reale di così non potrebbe essere. Uno spaccato di vita americana in cui paiono scorrere anche delle velate polemiche, o forse semplici constatazioni, in riferimento all’invio dei soldati in guerra, all’abuso di alcol e all’utilizzo di armi da parte dei minori.

Boyhood

Notevole anche l’interpretazione di Patricia Arquette alle prese con una donna sfortunata nelle scelte sentimentali ma nonostante tutto sempre concentrata sui figli e sulla sua carriera lavorativa.

Ai Golden Globes 2015 “Boyhood” ha vinto nelle categorie ”Miglior film drammatico”, ”Miglior regista” e ”Miglior attrice non protagonista” (Patricia Arquette).

Ora non resta che attendere la notte degli Oscar 2015 per scoprire quali altri statuette si aggiudicherà, tra le sei nominations annunciate una settimana fa: miglior film, migliore regia, miglior attore non protagonista (Ethan Hawke), miglior attrice non protagonista (Patricia Arquette), migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio.

 

(Boyhood, USA 2014)

Regia: Richard Linklater

Interpreti: Ethan Hawke, Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Lorelei Linklater, Steven Chester Prince, Tamara Jolaine, Nick Krause, Jordan Howard, Evie Thompson, Sam Dillon, Natalie Wilemon, Shane Graham

Durata: 165 min

 

Written by Rebecca Mais

 

 

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