“La cena di Natale” di Luca Bianchini: un ironico spaccato della nostra società creato da eventi surreali
“La neve era arrivata senza avvisare nessuno. Era scesa nella notte, furtiva e lenta, adagiandosi sui tetti, nei vicoli, sopra gli scogli lontani dalla riva. Polignano si era svegliata sotto un velo bianco da sposa, che la rendeva magica, poetica e soprattutto scivolosa”.
Avete mai partecipato ad un cenone di Natale, in casa di parenti o amici, dove l’unico scopo fosse quello di ostentare, esibendo pietanze in stile matrimonio e oggetti dall’aria terribilmente pacchiana? Mi auguro per voi che la risposta sia no, ma se così non fosse, sapete bene a cosa mi sto riferendo. In questi giorni di festa, mi è capitato di leggere il libro di Luca Bianchini, “La cena di Natale” (Mondadori 2013), nell’edizione promozionale uscita nel novembre 2014 nella collezione Oscar bestsellers.
Luca Bianchini è un conduttore radiofonico e scrittore piemontese, che ha al suo attivo numerosi romanzi e il dono di non perdersi in descrizioni inutili, riuscendo ad essere incisivo tramite i dialoghi. In poche parole, ha la particolarità di “arrivare” allo spettatore che, davvero con uno sforzo minimo, riesce ad immaginare, di volta in volta, la scena.
Il grande successo dello scorso anno, il romanzo “Io che amo solo te”, ha portato Bianchini a scrivere un seguito, colto da improvvisa nostalgia per i protagonisti. Quasi vivessero di vita propria, erano spariti e non si sapeva più che fine avessero fatto. Ebbene, eccoli qui, quei personaggi, a distanza di tempo e più in forma che mai, intenti a vivere il cenone della vigilia di Natale più surreale della loro vita.
Chi si è divertito a leggere le avventure dei due giovani fidanzati, Damiano e Chiara, e delle loro rispettive eccentriche famiglie, non può perdersi questo secondo episodio. Ci troviamo a Polignano a Mare, un paese in provincia di Bari e, contro ogni previsione, sta nevicando. È la vigilia di Natale, e tutti stanno ultimando i regali, dividendosi in chi riesce a circolare con facilità, grazie al “miracolo” delle gomme termiche, e chi invece proprio non ce la fa e continua a scivolare sulla neve. In un giorno in cui tutto potrebbe accadere, perché si sa che a Natale invece di diventare più buoni, si è solo più isterici, Matilde, soprannominata la “First Lady”, riceve un regalo che la lascia basita. Suo marito, don Mimì, per farsi perdonare delle sue innumerevoli mancanze, le regala un anello con un enorme smeraldo. Colta da improvviso entusiasmo, la donna decide di organizzare una cena in quella sua abitazione che ormai tutti paragonano al teatro Petruzzelli di Bari, addobbata da un numero incalcolabile di luci e da un albero alto ben 4 metri.
In realtà, Matilde vuole ostentare la ricchezza della sua casa, dotata di ascensore interno e impianto idraulico computerizzato; ma soprattutto intende sfidare la consuocera Ninella, da sempre unico grande amore di suo marito. Dal canto suo, Ninella non si tira indietro, perché anche se sa che il suo amore per don Mimì resterà sempre qualcosa di proibito, il pensiero di sedere vicini, pur se in mezzo ad altra gente, la riempie di gioia. Per l’occasione, la donna decide di farsi bionda, un colore “biondo Kidman” che in realtà non è certa che le doni.
Alla cena partecipano anche zia Dora, un’impicciona che abita al nord e ha il vizio di riciclare i regali; la diciassettenne Nancy, che proprio quel giorno ha deciso di perdere la verginità; Chiara e Damiano, nel frattempo divenuti marito e moglie, che stanno cercando di avere un bambino, anche se pare che lui abbia messo incinta la donna sbagliata; Orlando, il figlio minore, che sta provando a venire a patti col fatto di essere omosessuale.
Per l’occasione, proprio quest’ultimo dovrà ricopiare il ricco menù ben 11 volte su pergamena; ma la raffinatezza delle pietanze sfumerà quando si verrà a sapere che sono state realizzate col Bimby, il robottino tuttofare. La cena si rivela rocambolesca: ne accadranno delle belle, e niente andrà come Matilde si era prefissata.
La prosa di Bianchini è fresca e divertente; i 25 brevi capitoli, omaggio al Natale, si leggono in fretta. Le risate sono assicurate, grazie alle situazioni assurde che si vengono a creare.
L’autore si è concentrato sulla descrizione di un tipo di società, in questo caso, quella del sud, dove l’immagine prende potere su tutto, persino sul reale significato del Natale e sulla messa disertata. Quale indagatore della nostra società, egli analizza esempi di tipologia umana senza pretesa di dare un giudizio morale. Vengono descritte quelle dinamiche, che inevitabilmente si innescano in tutte le piccole comunità, ma che a Natale si acuiscono e diventano preponderanti.
Nel bene o nel male, questo romanzo è costruito sul valore della famiglia, ultimo ed unico baluardo, a sostenere sempre i nostri errori.
Written by Cristina Biolcati
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