“La Notte Santa” poesia di Guido Gozzano: ecco Betlemme ornata di trofei
“La Notte Santa”
– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.
Il campanile scocca
lentamente le sette.
– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.
– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.
– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…
Il campanile scocca
lentamente le dieci.
– Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.
Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
Guido Gustavo Gozzano è nato a Torino il 19 dicembre del 1883 e deceduto sempre a Torino il 9 agosto del 1916. Morì a soli 32 anni, a causa della tubercolosi che lo affliggeva.
Poeta italiano di impareggiabile bravura, il suo nome è associato alla corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo.
Movimento poetico che annotava poeti del calibro di Sergio Corazzini, Marino Moretti, Corrado Govoni ed Antonia Pozzi.
Nato da una famiglia benestante di Agliè, inizialmente si dedicò alla poesia nell’emulazione di D’Annunzio e del suo mito del dandy.
Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò al modo poetico degli intimisti (che sarebbero stati poi denominati “crepuscolari”).
Il movimento crepuscolare è accomunato dall’attenzione per “le buone cose di pessimo gusto” con qualche accenno estetizzante, per il “ciarpame reietto, così caro alla mia Musa” come le definì ironicamente lui stesso.
La decadenza avvertita dai poeti crepuscolari è veggenza per ciò che poi si sarebbe manifestata in Europa.
Spesso in connessione ed in contrapposizione con il movimento dei Futuristi, il cui padre comune D’Annunzio riuscì ad insinuare il senso dell’estetica come superiore a quello dell’etica ma che si sviluppò con una decadenza ironica.
“Lungi i pensieri foschi! Se non verrà l’amore –
che importa? Giunge al cuore il buono odor dei boschi.” – Guido Gozzano
“I paradisi perduti sono fatti di banalità ritrovate dalla gente sbagliata.” – Guido Gozzano
“La mente faticata dalle pagine,
il cuore devastato dall’indagine
sente la voce delle cose prime.” – Guido Gozzano
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