“Nick Cave. 20000 Days on Earth” di Iain Forsyth e Jane Pollard: il film su uno dei maggiori esponenti musicali della scena rock
Il 2 e 3 dicembre solo in alcune sale cinematografiche selezionate, uscirà il film Nick Cave. 20000 Days on Earth, diretto da Iain Forsyth e Jane Pollard, in collaborazione con Nexo Digital e Feltrinelli Real Cinema, dedicato alla vita di uno dei maggiori esponenti musicali della scena rock, il quale nella sua carriera ha sperimentato diversi stili e influenze come l’alternative rock, il post-punk, il gothic rock, fino ad approdare al no wave e alla musica d’autore.
Si tratta, quindi, di un film documentario nel quale emergeranno gli aspetti che hanno caratterizzato il genio non solo di un cantante e compositore, bensì di un vero e proprio artista poliedrico giacché ha dedicato se stesso sia alla musica sia alla scrittura. Due campi nei quali si è distinto per alcuni temi complessi quali la tensione religiosa, l’incertezza del futuro, il ruolo del divino sull’uomo, la ricerca della redenzione e nondimeno l’amore perduto. In realtà, come lui stesso ha sostenuto: «Sono felice di sapere che ciò che faccio ispira scrittori e pittori, è un gran complimento per me. L’arte dovrebbe essere sempre uno scambio».
Fin da subito Nick Cave è attratto dalla musica tanto da fondare il suo primo gruppo, i Concrete Vulture, durante gli anni trascorsi alla Coulfield Grammar School di Melbourne, là dove incontrò Mick Harvey, che lo seguirà perfino nella carriera successiva. Eppure, come affermerà più tardi, secondo lui: «Le parole che ho scritto sono la superficie, ci sono verità che emergono all’improvviso come un mostro marino e poi scompaiono. Per me canzoni e concerti sono tentativi di richiamarlo alla superficie, creare uno spazio tra reale e immaginario dove il mostro possa apparire. È qui che esistono l’amore, le lacrime e la gioia, è qui che noi viviamo».
Tuttavia, dopo i vani tentativi di seguire un regolare percorso scolastico, il cantante abbandona gli studi per dedicarsi totalmente alla musica che gli porterà non pochi successi, e che gli consentirà di emergere nel mare magnum dell’arte performativa cui molti artisti si sono approcciati con vivacità e dedizione. Tant’è che dopo aver abbandonato l’Art School fonda il gruppo che lo accompagnerà fino ad oggi: i The Boys Next Door, che s’identifica subito per le influenze e le altre sonorità provenienti da oltreoceano. Siamo nel 1973 e i The Boys Next Door raggiungo il successo inatteso dapprima in Australia, poi nel Regno Unito, dove si trasferirono nel 1979 a Londra, e in seguito si fecero conoscere nella vasta realtà internazionale.
Il primo disco è proprio del 1979 dal titolo Door Door, preceduto dal singolo These Boots Are Made For Walking che recita grossomodo così: «You keep saying| you got something for me| something you call love| but confess| you’ve been a ‘messin’| where you shouldn’t ‘ve| been a ‘messin’| and now someone else| is getting all your best», il famoso brano pop interpretato per la prima volta da Nancy Sinatra nel 1966, e dopo ripresentato sia da Nick Cave sia da altri artisti come i Planet Funk.
Benché questo primo brano non fosse frutto dell’ingegno del cantante australiano, dimostra già la spiccata propensione a trattare i temi che parlano dell’incertezza come dell’amore e, soprattutto, del complesso rapporto fra l’uomo e la donna. E l’insicurezza si nota anche in un’altra canzone Deep in the Wood, contenuta nell’album Mutiny/ The Bad Seed rilasciato nel 1983 e appartenente al gruppo originario dei The Birthday Party diventati poi i The Boys Next Door, giacché alla fine emerge la frase: «L’amore è per gli sciocchi e tutti gli sciocchi sono innamorati», parole queste nelle quali senza dubbio emergono le insicurezze adolescenziali derivate dalle prime delusioni amorose.
Eppure uno dei maggiori album realizzati dalla band è Nick Cave & The Best Seeds del 1984, nel quale emerge la spiccata personalità del cantante rispetto agli altri membri del gruppo. D’altra parte Nick Cave si fa riconoscere subito per la sua estrosità, avvalorata da alcune frasi che in un primo momento lasciano perplessi: «Quando sento un brano alla radio e mi chiedo “cos’è questa schifezza?”, la risposta è sempre la stessa. “È dei Red Hot Chili Peppers”», un modo non proprio carino di esprimere un giudizio su una delle band più popolari, tuttavia Nick non si risparmia ed esprime senza remore i suoi dubbi a proposito dell’odierno panorama musicale. Per alcuni avrebbe anche ragione, per altri sicuramente no.
Ma al di là di questi suoi lati caratteriali, che comunque fanno parte del personaggio che col tempo si è costruito, Nick Cave ha lasciato una traccia indelebile nel settore culturale e lo dimostra il brano From Her to Eternity, che è poi la title-track del disco caratterizzato dalla chitarra di Blixa Bargeld che ben si amalgama agli altri strumenti e in particolare alla voce di Nick. Un brano importante perché anni dopo consentirà al gruppo di apparire nel film realizzato da Wim Wenders Il cielo sopra Berlino del 1987.
Tutto ciò sarà riproposto nel film documentario Nick Cave. 20000 Days on Earth. I ventimila giorni sulla terra sono quelli corrispondenti alla vita di Nick Cave, al suo rapporto con la parola e la musica che lo accompagnano in una vita solitaria nella quale però affiora l’uomo che è stato e che è tuttora e non solo la rockstar. Del resto come lui stesso ha detto: «Sono felice di sapere che ciò che faccio ispira scrittori e pittori, è un gran complimento per me. L’arte dovrebbe essere sempre uno scambio».
Written by Maila Daniela Tritto
Info
“…Tant’è che dopo aver abbandonato l’Art School fonda il gruppo che lo accompagnerà fino ad oggi: i The Boys Next Door…” (Decisamente no! Nick Cave and a the Bad Seeds sono la principale band di Nick Cave in cui milita da 30 anni a questa parte)
“… e appartenente al gruppo originario dei The Birthday Party diventati poi i The Boys Next Door …” (È vero il contrario)
“… Eppure uno dei maggiori album realizzati dalla band è Nick Cave & The Best Seeds del 1984 …” (Di quale band? I The Boys Next Door??? Ma per favore …)
Penso di non aver mai letto nulla di più approssimativo, a voler usare un eufemismo, sulla vita e le opere di un artista; la totale ignoranza dell’argomento di cui si scrive è palese e anche abbastanza fastidiosa!
Gentilssimo (e no il “gentilissimo” non è un eufemismo, ma il mio modo di pormi di solito alle persone, con educazione e rispetto. Parole queste ultime che non sempre sono conosciute) Michele,
resto molto colpita dai suoi commenti e sa perché? Perché la prima cosa che dovrebbe fare un giornalista è di verificare le fonti. Se permette queste fonti sono state prese dal sito ufficiale dell’artista e anche da una selezione delle informazioni, cosa che faccio da sempre nel contesto specifico di “Oubliette Magazine”. Tant’è che non ho mai ricevuto critiche in merito ai miei articoli. Il sito è questo: http://www.nickcave.it/ . So bene che Nick Cave è attivo dal 1983 nei “Nick Cave and the Bad Seeds”, appunto, Se ci sono state delle imprecisioni verificheremo subito e rimedieremo. Infine, e qui ci tengo a precisarlo, il modo approssimativo di cui lei (non la conosco di persona, quindi non posso darle del tu) parla è a mio avviso errato. Questa era una notizia che segnalava l’uscita del film “Nick Cave. 20000 Days on Earth” e non una recensione. Penso che ci sia una bella differenza. Nel caso di una recensione non avrei potuto esprimermi in merito giacché si tratta di qualcosa che non conosco fino in fondo, come in realtà ho fatto per altri argomenti o altri gruppi musicali (per esempio l’articolo sugli U2 oppure sugli Epica, e altri gruppi musicali). La ringrazio per la sua accuratezza delle fonti, un po’ meno per i toni usati. Non le nascondo che io mi sarei espressa diversamente.
Cordialmente.