“La psichiatra” di Wulf Dorn: un’incursione nel lato più buio della psiche umana

“Certe leggende parlano di luoghi che attirano il male, luoghi che sono stati teatro di tante tragedie, come se fossero affamati di terribili disgrazie”.

La psichiatra (Corbaccio, 2010) è il romanzo d’esordio di Wulf Dorn, lo scrittore tedesco, classe 1969, molto amato in Italia. Un caso editoriale internazionale che, nel nostro Paese, ha venduto ben 200.000 copie. È una sorta di “viaggio” che porta a scoprire il lato più oscuro della mente, attraverso una strategia della suspense abilmente calibrata.

La trama imbriglia il lettore, portandolo a dubitare di tutto e di tutti, com’è tipico nei romanzi di Wulf Dorn. In particolare, in questo libro, i colpi di scena si susseguono senza tregua, e il ritmo incalzante spinge a voler scoprire la verità, per quanto si avverta che essa possa essere davvero raccapricciante.

Come dice il titolo, la trama parla di una psichiatra trentenne, Ellen Roth, e del suo lavoro alla “Waldklinik”, nella città di Fahlenberg, in Germania. La serenità della donna è messa a dura prova dai casi umani coi quali, ogni giorno, ha a che fare. Sono i cosiddetti “reietti della società” che proiettano su di lei la loro personale sofferenza e confermano l’opinione che l’incarico in un ospedale psichiatrico sia davvero molto stressante. Come se non bastasse, la dottoressa Roth al momento è sola. Il suo compagno, Chris, anch’egli psichiatra e col quale sta ristrutturando una vecchia casa ricevuta da quest’ultimo in eredità, è andato in ferie su un’isola deserta dell’Australia, dove i cellulari sono banditi.

Fra i vari tentativi di suicidio, da considerarsi all’ordine del giorno, Ellen deve occuparsi di un caso a cui non era preparata. Nella stanza numero 7 il terrore alberga in tutta la sua primordiale essenza. Una giovane donna, che mugola parole senza senso con l’inquietante voce di una bambina, giace rannicchiata in un angolo. È chiaro che sia stata picchiata, e dalle sue labbra escono frasi sconnesse sul fatto che l’Uomo Nero la stia cercando. Ma non solo, nessuno può sfuggirgli. La sventurata chiede aiuto e mette in guardia la dottoressa che presto quel mostro verrà a prendere anche lei.

Chi ha paura dell’uomo nero? Nessuno! E se arriva? Allora corriamo via!

Il giorno seguente, la paziente sparisce senza lasciare traccia, e per Ellen ha inizio un vero e proprio  incubo. Nessuno in clinica l’aveva vista entrare né sapeva della sua presenza. Convinta che la donna sia in pericolo, la psichiatra intende trovarla a tutti i costi e si mette sulle sue tracce. Nel macabro gioco che ne scaturisce, dove niente è come sembra, Ellen coinvolge anche l’amico e collega Mark Behrendt, che si scoprirà essere segretamente innamorato di lei.

Chi è quella donna? Perché si è rivolta proprio alla dottoressa Roth? E soprattutto, chi è l’Uomo Nero? La protagonista precipita in una spirale di violenza e paranoia, ma non ha scelta. Per scoprire la verità, deve mettere insieme le tessere di un puzzle diabolico.

Lo stile pulito, evocativo ed essenziale di Dorn induce a “divorare” le pagine. La verità, come spesso capita nei thriller psicologici, molto probabilmente è davanti ai nostri occhi; in quel “dormiveglia” dove tanta parte ha la dimensione onirica. Eppure, fino all’ultimo, non vogliamo crederci e pensiamo a mille altre soluzioni. Alla fine, tutto torna, ma l’epilogo è davvero spiazzante.

Un thriller che consigliamo a quegli amanti del genere che desiderano prendere le distanze dalla banalità. A chi non ha paura di guardare l’abisso in cui l’animo umano può cadere ed è consapevole dell’esistenza del male.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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