“Le poesie delle donne” di Dacia Maraini: conoscere la propria soggezione
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Le poesie delle donne” di Dacia Maraini ed una brevissima biografia della poetessa e scrittrice. Chiudono alcune citazioni tratte dal libro autobiografico “Vita mia”.
“Le poesie delle donne”

“Le poesie delle donne sono spesso
piatte, ingenue, realistiche e ossessive”,
mi dice un critico gentile dagli occhi a palla.
“Mancano di leggerezza, di fumo, di vanità,
sono tutte d’un pezzo come dei tubi,
non c’è garbo, scioltezza, estro;
sono prive dell’intelligenza maliziosa
dell’artificio, insomma non raggiungono
quell’aria da pomeriggio limpido dopo la pioggia.”
Forse è vero, gli dico. Ma tu non sai
cosa vuol dire essere donna. Dovresti
provare una volta per piacere anche se
è proibito dal tuo sesso di pane e ferro.
Ride, strabuzza gli occhi. “A me non importa
se sia donna o meno. Voglio vedere i risultati
poetici. C’è chi riesce a fare la ciambella
con il buco. Se è donna o uomo cosa cambia?”
Cambia, amico dagli occhi verdi, cambia;
perché una donna non può fare finta
di non essere donna. Ed essere donna
significa conoscere la propria soggezione,
significa vivere e respirare la degradazione
e il disprezzo di sé che si può superare
solo con fatiche dolorose e lagrime nere.
(“Le poesie delle donne”, Dacia Maraini)
Dacia Maraini è nata a Fiesole il 13 novembre del 1936.
Scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana fa parte della cosidetta “generazione degli anni Trenta” che include alcuni dei più conosciuti autori della letteratura italiana di oggi.
Dacia Maraini è primogenita dello scrittore ed etnologo toscano di origini ticinesi Fosco Maraini e della principessa siciliana e pittrice Topazia Alliata, appartenente all’antico casato siciliano di origini pisane degli Alliata di Salaparuta.
Nel 2023 è uscito per Rizzoli il libro “Vita mia” che racconta gli anni dell’internamento in Giappone con la famiglia, una testimonianza importante dell’epoca della Seconda guerra mondiale.
“Per tenerci caldi e anche per consolarci della fame, dormivamo abbracciati, come una famiglia di scimmie su un albero spelato.”
“Molti anni dopo sono tornata a Nagoya a ritrovare il campo di concentramento dove siamo rimasti chiusi per due anni.”
“… strano che gli alleati non abbiano tenuto conto che a Nagasaki c’era anche una delle più grandi collettività cristiane e che nei suoi dintorni si trovavano diversi campi di prigionia di guerra.”
“Quel cortile era il mio mondo, giocavo con le pietre, immagino che fossero cibi.”
“La regola che ci teneva uniti era proprio questa: ogni piccola conquista si divideva prima in cinque, e se c’era più roba, si divideva per diciotto.”
“Fra l’altro sono arrivati diversi pacchi dagli amici giapponesi, ma i poliziotti non ce li hanno consegnati…”
“… ogni sera mi preparavo a morire. Mi ci ero quasi abituata.”
“Ad una certa età il cuore diventa un cimitero.”
Buon Natale
NATALE
Ed ancora ritorni,splendido sole,
a riscaldare il giorno…
Ed ancora ritorni,dolce luna,
a illuminar le notti…
Ed ancora tornate,luminose stelle since-re,
a coprire il manto degli amanti
sognanti ,
al buio stesi ad ammirarvi…
Ed ancora ritorni,mio dolce SIGNORE,
in fattezza di bimbo,
posato in quella mangiatoia,
pochi poveri stracci a coprirti,
riscaldato soltanto dall’amoroso alitare
di un bue e di un asinello,
dolcemente cullato dal canto
di tua madre
ed amato e aspettato e adorato.
Ed ancora io piango,dolce figlio mio,
la tua assenza,
freddo il mio sole,spenta la luna,
vuoto e buio e senza stelle
il mio cielo…
Dove i nostri giorni di festa,
dove le risa,la tua voce dove,
dove il nostro NATALE…..
Vuota la sedia e muti
i commensali
a rimembrar di gioie passate…
Di dolore si muore
ed ancora E’ NATALE!
commossa fino alle lacrime… mi tocca da molto vicino
Ne siamo lieti Fiorella :) Buona settimana