Antonio Ligabue in mostra al Must di Vimercate in Brianza dal 14 novembre 2014 al 18 gennaio 2015
Era considerato “il matto del paese”, “Toni al mat”, marchiato da quel binomio di “genio e sregolatezza” che spesso accomuna le persone visionarie, ma sempre sorprendenti. In realtà, Antonio Ligabue (1899- 1965) è stato un pittore atipico e dalla personalità complessa, noto al grande pubblico per i suoi autoritratti e i suoi dipinti pregni di animali.
Dal 14 novembre 2014 al 18 gennaio 2015, una mostra curata da Simona Bartolena allestita al Must di Vimercate, in Brianza, esporrà 5 tele dello sventurato pittore, provenienti dalla collezione della Banca Popolare di Bergamo che, dallo scorso anno, sostiene le attività didattiche del Must.
“La mostra di Ligabue offre un’altra grande opportunità per avvicinarsi all’arte”, dichiara Mariasole Mascia, Assessore alla Cultura del Comune di Vimercate, “Il Must con questa mostra conferma la sua capacità di progettare e realizzare mostre che sono al contempo di alta qualità e con un taglio divulgativo, che si rivolgono sia all’esperto sia al grande pubblico. Da sottolineare la capacità del Must di creare fattive relazioni con enti e associazioni, come successo in questo caso con la Banca Popolare di Bergamo”.
Si parte da “Il Grande Autoritratto”, in cui il pittore si presenta nell’atto di dipingere un gallo, con il viso rugoso pieno di inquietudini, mentre attorno esplode la sua fantasia nel dipingere una flora e una fauna simili ad una giungla tropicale che, tra l’altro, egli non aveva mai visto. Ci si immerge poi nel celebre “bestiario” di Ligabue, con la sua energia vitale, il vigore cromatico.
Dalla scena primordiale di “Leone e zebra in lotta” che si propaga nella foresta agitandola in una fuga d’animali, si prosegue nelle scene di vita campestre di “Cavalli con castello” e dei 2 dipinti raffiguranti “Aratura con buoi”, dove il pittore “impasta” le tele di blu, di gialli e di verdi e sembra condividere la fatica dei buoi che trascinano l’aratro a margine di villaggi fiabeschi.
Unitamente alla mostra, è previsto un ricco calendario di eventi, fra cui una conferenza di presentazione a cura della stessa Simona Bartolena, visite guidate e laboratori per bambini ispirati alle opere di Ligabue.
Una vita di stenti e sofferenze, in realtà, quella vissuta da quest’artista, nato a Zurigo nel 1899 da madre bellunese e padre ignoto. Elisabetta Costa, questo il nome della madre, sposa Bonfiglio Laccabue, l’uomo da cui Antonio prenderà il cognome, che nel 1942 cambierà in Ligabue.
Nel 1913 avviene l’episodio che segnerà la vita del pittore per sempre: la madre naturale e i tre fratellastri muoiono per intossicazione alimentare e Antonio si convince che il colpevole sia il patrigno Bonfiglio, un uomo violento e dedito all’alcol. In seguito a trascorsi di affido presso una famiglia in cui vige un ambiguo rapporto di amore e odio, Ligabue diventa sempre più irascibile. Gracile di costituzione, emarginato per il suo aspetto a causa di una grave disfunzione tiroidea che gli creava un vistoso gozzo, il pittore viene deriso dalla società e non riesce ad inserirsi.
Per contenere i suoi scatti d’ira, la famiglia affidataria ne dispone il ricovero in una clinica psichiatrica e l’espulsione dalla Svizzera. Ligabue si trasferisce così a Gualtieri, in Emilia Romagna, paese natale del patrigno, dove sopravvive tra ospizi e piccoli lavori, trascorrendo la maggior parte del suo tempo nei boschi, a contatto con gli amati animali e la natura.
Nel 1928 l’incontro con Renato Marino Mazzacurati si rivelerà fondamentale, in quanto l’artista, riconoscendone il talento, lo spingerà verso la pittura. Ligabue alternerà sempre periodi di internamento in manicomio a momenti di straordinaria creatività. Colpito da paresi, muore il 27 maggio 1965 e riposa nel cimitero di Gualtieri.
Una storia triste, quella di Antonio Ligabue. Uno dei tanti che vivono ai margini, uno degli “ultimi”. Povero e pazzo, eppure capace di costruire immagini che uniscono alla semplicità delle stampe popolari gli accenti avanguardistici di matrice espressionista.
Written by Cristina Biolcati
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