Intervista di Sarah Mataloni a Mauro Talamonti, fotografo finalista alla “Biennale MArteLive 2014”

Mauro Talamonti è fotografo e video maker italiano.

Artista poliedrico, Mauro ha lavorato con alcuni dei più grandi artisti Italiani e internazionali: ha viaggiato in lungo e in largo negli Stati Uniti con Alex Bellini, famoso esploratore e ha inoltre fotografato i giovani talenti della MotoGp in Asia per Shell.

Nel Maggio del 2014 è stato in Ucraina per documentare il difficile momento politico e militare: ha attraversato tutto il paese cercando di immortalare diversi aspetti del territorio e della popolazione.

Conosciamo Mauro Talamonti in occasione dell’esposizione (assieme ad altri giovani e talentuosi fotografi) alla Biennale Martelive 2014 di Roma, (dal 23 al 28 settembre 2014) evento dedicato a tutte le forme di espressione artistica: l’artista presenta fotografie a pellicola del 2011, che immortalano l’esperienza vissuta assieme ad Alex Bellini negli Stati Uniti.

 

S.M.: Sei fotografo e videomaker.Come si conciliano questi due mondi e qual è il punto di contatto?

Mauro Talamonti: Sai, è come chiedersi se si vuole più bene alla mamma o al papà, ognuno dei due ti consegna o ti toglie qualcosa, ma senza uno sei due non esisteresti. Il punto di  contatto sei tu.

 

 

S.M.: Nel maggio del 2014, hai vissuto un’esperienza in Ucraina per documentare il difficile momento. Cosa  hai immortalato maggiormente e a quali dettagli hai prestato maggiore attenzione? Quanto c’è di “programmato” in un reportage (come quello in Ucraina) e quanto è frutto di istintività e di “momento giusto”?

Mauro Talamonti: La situazione in Ucraina stava prendendo una brutta piega e decisi di imbarcarmi per capire meglio il quadro generale osservandolo più da vicino. Ho attraversato tutto il paese cercando di indagare come si comportasse la popolazione normale in un territorio instabile. Ho fotografato e parlato con manifestanti ucraini, russi, manager, contadini e prostitute. Non sono riuscito a capire dove stia la verità, se ce n’è una. Certamente l’Ucraina è un paese fragile, diviso e immenso. Quindi invaso. Approcciarsi a un reportage deve seguire le stesse regole che valgono per un documentario, per tornare alla tua prima domanda. Non esiste che un fotografo parta senza aver studiato sulla “carta” il più possibile come non è possibile girare un documentario senza una bozza di sceneggiatura. Ho visto fotografi e Videomaker che non hanno idea di cosa stiano immortalando, lo trovo immorale, pornografico. Poi sul campo, le cose cambiano, si evolvono, scopri nuovi aspetti e ti rendi conto che non avevi magari messo a fuoco perfettamente la situazione, conosci persone e storie. Li inizia il vero lavoro… 



S.M.: Tra le varie esperienze, hai fotografato i giovani talenti della MotoGp in Asia per Shell. Quali sono i particolari da cogliere in un servizio fotografico del genere?

Mauro Talamonti: Quella dell’Asian Talent Cup è un’esperienza nuova per me, che mi ha portato in Asia. Non sono un grande fan della fotografia sportiva, per fortuna ho un cliente molto aperto mentalmente che mi ha chiamato per catturare l’anima di questi piloti giovanissimi, che vanno dai 13 ai 20 anni e hanno dentro di se ancora il cucciolo e la tigre. Sono soggetti molto interessanti. 


S.M.: Quale progetto hai presentato al Martelive e che reazioni speri di suscitare nel pubblico?

Mauro Talamonti: Sono delle fotografie a pellicola del lavoro del 2011 su Alex Bellini, il famoso esploratore. Con lui ho attraversato gli Stati Uniti in tre mesi, io con le macchine fotografiche e una jeep, lui di corsa. È stata un’esperienza unica, irripetibile, selvaggia. Ho visto un uomo distruggersi per arrivare al traguardo, usare la mente al posto dei muscoli. Forse questo è quello che auguro a tutti quelli che osserveranno le fotografie.  

 

S.M.: Hai ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali Best Cinematography Award al Coorpi Festival 2013, la nomination al PIVI2014, ADCI ArtDirectionAward2014. C’è un traguardo che speri di raggiungere, un soggetto che vorresti fotografare o una tematica che ti piacerebbe immortalare?

Mauro Talamonti: I premi sono importanti, e non nego che a volte facciano piacere! Ma ho un pessimo difetto, nel momento stesso in cui ne ottengo uno me lo lascio subito alle spalle. Non ci penso mai. Se dovessi sognare un premio da vincere potrei dirti che vorrei vincere un Orso a Berlino, ma solo per poter andare a far festa essendo nella lista degli invitati.  (risate ndr…) A parte gli scherzi, sto lavorando con personaggi molto ispiranti, da Paolo Benvegnù a Bloody Beetroots e ancora abbiamo nel cassetto grandi progetti con Alex Bellini. Mi sarebbe piaciuto fotografare Gesù Cristo, sono certo fosse un personaggio estremamente allegro. 

 

S.M.: Attualmente (leggo) vivi a Bangkok. Stai lavorando a progetti particolari in Thailandia?

Mauro Talamonti: Vivo a Bangkok e sono di ritorno in Europa a breve, qui ho girato un videoclip e fatto qualche lavoro di moda molto interessante. Diciamo che non manca il lavoro, ecco. Bangkok e l’Asia in generale sono una bella lezione, difficile da decifrare ma seminale.

 

Ricordiamo ai nostri lettori che Oubliette Magazine collabora con la Biennale MArteLive 2014 come Media Partner dell’evento.

 

Written by Sarah Mataloni

 

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