Scrittori che danno del tu: il gruppo attivo nello sviluppo di narrativa scritta in Seconda Persona Singolare

Se non sei un’eccezione, avrai raramente sentito parlare di narrativa scritta in Seconda Persona Singolare (SPS) e tantomeno ne avrai letta. Conosci la Terza Persona Singolare, la più usata (Egli si sveglia in ritardo), e la Prima Persona Singolare, in voga da meno tempo (Mi sveglio in ritardo), ma la SPS…?

È quella che sto usando adesso rivolgendomi a te.

Sei davanti al PC con una tazza fumante di caffè che non aspetta altro che corroborarti lo stomaco. È la terza, da stamattina. Ti eri imposto di non strafare, ma – si sa – hai un talento per il darti ottimi consigli che non riesci mai a seguire. Ti saresti dovuto fermare alla prima, e l’avresti fatto, veramente l’avresti fatto, se mezz’ora dopo non fosse entrato il capo-ufficio sbraitandoti contro che siete in ritardo, siete tutti in ritardo con la tabella di marcia, e non ce la farete mai a consegnare il progetto in tempo, e sarà una catastrofe, e… E quando ha concluso il suo sfogo di isteria, tu eri di nuovo alla scrivania con una nuova tazza fumante di caffè pronta a darti la carica che ti serve. E ora la terza. Ma – si sa – non c’è due senza tre.

La SPS è onnipresente nella nostra quotidianità.

Viene usata in pubblicità (Cercavi un prodotto per tutte le tue esigenze? L’hai trovato!), viene usata nei manuali fai-da-te (Dopo aver tagliato l’asse, scartavetrala e smussane i bordi.), nelle canzoni (Siedi pensieroso/Non sapendo che/Sarà del giorno che verrà) e – per chi vi fosse inciampato – nei videogiochi, nei giochi di ruolo e nei librogame.

Ma la SPS viene anche usata nei dialoghi che ascolti quotidianamente. C’è chi la usa per parlare dell’interlocutore all’interlocutore, come spesso avviene tra amici (Ti conosco bene e so che non sei quel genere di persona. Sei molto meglio del tuo ex. Lascia che si comporti come un bambino e non dargli la soddisfazione di scendere al suo livello.) e chi la usa per far mettere l’interlocutore nei propri panni (Ora, immagina. C’è questo tizio che non conosci e che ti chiede di fargli un favore. Non un favore qualsiasi: ti chiede di dargli un passaggio fino a Roma, e in cambio – ti dice – ti darà cento euro, ma solo quando sarete arrivati. Tu cosa avresti fatto?).

La SPS abbonda ovunque attorno a noi, tranne che in un luogo: la narrativa.

Scendi dal treno alle 9:00 spaccate, lasciandoti trascinare dalla massa di pendolari, studenti e turisti con cui hai condiviso quattro ore di viaggio.

La stazione di Milano è immensa e caotica come una cattedrale votata alla Dea Industria. L’aria sa di polvere umida, ferro surriscaldato e sudore stanco. Sa della desolazione tipica dei luoghi di passaggio, terre di nessuno in cui tutti passano e nessuno rimane.

E tu passi e vai, diretta alle scale mobili che portano alle viscere della città. Passi davanti a negozi di abbigliamento dove solitari turisti cercano un ultimo ricordo da portare a casa, caffetterie popolate da camerieri frenetici e gioiellerie che espongono senza pudore collane che solo una persona tra le milioni presenti potrà permettersi.

Imbocchi l’entrata della metropolitana come un automa, camminando al ritmo di chi viene prima di te. Spingi quando ti spingono, sgomiti quando sgomitano, taci il fastidio nel brusio infastidito che ti circonda.

Perché scrivere narrativa in SPS?

Per gli stessi motivi per cui viene usata in pubblicità e nei dialoghi quotidiani: perché la SPS coinvolge direttamente il lettore, chiedendogli di mettersi nei panni di quel Tu che è protagonista delle vicende narrate. Ma lo fa in un modo strano: scardinando i principi stessi della narrativa tradizionale.

Qualsiasi opera letteraria presuppone tre entità: il narratore (quell’Io immaginario che narra la storia), il personaggio (che in alcuni casi è anche il protagonista), il narratario (quel Tu immaginario a cui il narratore si rivolge).

Nella narrativa in Terza Persona Singolare queste tre entità sono ben distinte tra loro: Io racconto a te della sua (di lui/lei) storia. C’è, come sempre, la sospensione dell’incredulità in gioco: al lettore viene chiesto di credere, almeno per il tempo della lettura, che quella storia sia vera.

Nella narrativa in Prima Persona Singolare, invece, narratore e protagonista coincidonoIo racconto a te la mia storia. La sospensione dell’incredulità richiesta è maggiore: al lettore non viene solo chiesto di credere che la storia narrata sia vera, ma che sia anche accaduta a quell’Io che la narra.

Nella SPS avviene una strana cosa: il narratore è sempre l’Io, ma protagonista e narratario coincidono: Io racconto a te la tua storia. Viene richiesta una consistente sospensione dell’incredulità: il lettore deve credere, almeno per il tempo della lettura, di essere quel Tu che viene descritto. Al lettore, insomma, viene esplicitamente richiesto di immedesimarmi completamente nei panni di qualcun altro, ma al contempo gli viene tolta la possibilità di dimenticarsi che sta attuando una sospensione dell’incredulità. Quel che si legge non è Ho trent’anni e vivo a Venezia, ma Hai trent’anni e vivi a Venezia.

Il dito, assieme al Tu, rimane sempre puntato verso il lettore. Quali sono le implicazioni di questa scelta?

Come accennato, esiste attualmente pochissima narrativa scritta in SPS. Di conseguenza, esigua è anche la letteratura teorica che analizza questa modalità. Pochi gli articoli, pochi i saggi. E forse non è un male: essendo la SPS stata indagata e sfruttata a livello pratico (ossia: scrivendo narrativa in SPS) solo parzialmente, possiamo avere solo un’idea limitata e parziale di quali potenziali abbia ancora in serbo. Costruire una gabbia teorica potrebbe significare tarpare le ali alla SPS prima che questa sia stata sperimentata in tutte le direzioni.

Per questo motivo, qualche mese fa è stato fondato un gruppo su Facebook chiamato “Scrittori che danno del tu, che ora ha più di 80 membri. L’idea era di raggruppare sia gli estimatori che i curiosi della SPSP (ossia, nello specifico, della Seconda Persona Singolare al Presente) e, tramite il confronto, tirare le somme. Nel gruppo sono stati linkati e postati racconti in SPSP che hanno rivelato, grazie alla loro varietà, almeno una parte del potenziale espressivo della SPSP.

Per questo motivo si è deciso di ampliare il “bacino” di sperimentatori indicendo una Selezione di racconti in SPSP completamente gratuita: gratuita è la partecipazione, gratuita sarà l’antologia che uscirà in e-book contenente i finalisti. È stato creato un sito contenente il bando della selezione e i membri della giuria e aperto un evento su Facebook che ha già più di 80 partecipanti.

Lo scopo non è mutato: si vogliono spronare gli scrittori a “declinare” il proprio stile in SPSP, per poi raccoglierne i frutti e diffonderli, con la speranza che – da cosa nasce cosa – questo insolito punto di vista si conquisti un posto al fianco della Prima Persona Singolare e della Terza Persona Singolare.

 

Written by Serena Bertogliatti

 

Info

Facebook Scrittori che danno del tu

Sito SPSP Fiction

Evento Facebook

 

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