“Vita dopo vita” di Kate Atkinson: un viaggio attraverso le molteplici vite di Ursula
“Il tempo non è circolare”, disse Ursula al dottor Kellet. “È come un… palinsesto. […] E certe volte si hanno ricordi del futuro”.
Ursula Beresford Todd, poco più che ventenne, entra nella caffetteria in quel gelido dicembre del 1930, e già immagina di assaporare una bella tazza di Schokolade, calda e densa. Con la classe e la determinazione che solo un’eroina può possedere, sfila dalla sua borsetta la pistola d’ordinanza del padre e, domandando scusa al Führer, preme il grilletto.
Era stata una mossa che Ursula aveva provato innumerevoli volte, un film che si era proiettata nella mente fino a quel momento: caddero le tenebre. Molto più avanti nel tempo, appena prima della festa per il pensionamento – e siamo nel giugno del 1967 – Ursula si sta imburrando una fetta di pane dopo che il dolore alla testa si è allontanato: “Ma se Hitler fosse stato ucciso prima di diventare cancelliere, sarebbe ugualmente scoppiato il conflitto fra arabi e israeliani?”.
Dunque Ursula ha sparato al Führer quasi trent’anni addietro oppure se lo è vividamente immaginato?
I parallelismi sono numerosi in questo libro di cui si parla a tutto volume anche e soprattutto oltreoceano, e vuole essere un viaggio attraverso le vite, che con simmetria s’intersecano.
Sono certamente degne di tutto rispetto la scrittura del libro, la stesura e la revisione dei testi, dal momento che non sempre è così scontato di questi tempi dove le coniugazioni si prendono spesso delle maldestre licenze poetiche (da sole?).
Tuttavia il tema trattato, che non sarebbe di per sé astruso – le vite precedenti – è caoticamente amalgamato con le possibili vite parallele – lo spazio delle varianti. Occorre quindi prestare molta attenzione durante la lettura delle oltre cinquecento pagine, dove capitoli brevi e inversi articolano tutta quanta la storia; inoltre i balzi temporali attraverso i quali sono narrate le storie dei vari personaggi, non permettono alcuna distrazione.
Kate Atkinson con questo suo nuovo lavoro, “Vita dopo vita” si è aggiudicata numerose segnalazioni e, come finalista al Women’s Prize for Fiction, è intuibile sia una narrazione che ben si presta alla sceneggiatura di un film.
Non ci resta che aspettare qualche mese e vedere se, attraverso il grande schermo, sia meno macchinoso raccontare di personaggi, che attraverso il tempo si prendono e si lasciano – in questa e in altre vite – fino a essere riconoscibili come anime antiche, che vivono qua (ma anche là), che sono già stati eppure che ancora devono essere: vita dopo vita.
Written by Daniela Montanari