“Van Gogh. L’uomo e la terra”: dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015 in mostra al Palazzo Reale di Milano

Dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015 al Palazzo Reale di Milano si terrà un’importante esposizione: Van Gogh. L’uomo e la terra, dedicata a uno dei pittori più influenti dell’arte. Un’occasione per gli estimatori, che potranno visionare alcuni capolavori provenienti dal Kröller- Müller Museum di Otterlo, nei Paesi Bassi, e da altri prestigiosi musei internazionali come il Van Gogh Museum di Amsterdam.

Come suggerisce già il titolo, il fil rouge dell’intera esposizione, promossa dal Comune di Milano – Cultura e sostenuta da Arthemisia Group e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, sarà il rapporto fra l’uomo e la natura. I quadri rappresentativi sono perciò l’Autoritratto (1887), Paesaggio con covoni di grano e luna crescente, Ritratto di Joseph Roulin, Natura morta con un piatto di cipolle tutti realizzati nel 1889 e molti altri che fanno parte del genio dell’artista. I suoi lavori, lo ricordiamo, sono di derivazione impressionista e postimpressionista francese, che hanno influenzato notevolmente anche l’arte del Novecento.

La mostra, curata da Kathleen Adler, presenta una rilettura inedita dell’opera del pittore, focalizzandosi anche sui temi legati a Expo 2015: la terra e i suoi frutti, l’uomo al centro del mondo reale, la vita rurale e agreste strettamente legata al ciclo delle stagioni. Un percorso che accompagnerà il visitatore attraverso cinquanta opere, occasione di riflessione sui diversi temi come il problema del nutrimento che è una delle principali sfide dell’umanità.

Nel saggio di Martin Heidegger L’origine dell’opera d’arte – pubblicato nel 1950, rielaborazione di una conferenza tenuta a Friburgo nel 1935 –, il filosofo tedesco medita sul rapporto fra l’arte e la società. L’assunto sostanziale delle sue considerazioni è che l’arte ha un ruolo centrale all’interno dei cambiamenti socioculturali e diventa anche un indicatore del periodo storico di riferimento. La verità, sostiene Heidegger, è insieme disvelamento e custodia nell’esercizio diretto della riflessione e non solo nel momento della sua definizione filosofica. Di conseguenza l’artista è all’origine dell’opera d’arte poiché egli riesce a catturare l’essenza delle cose, realizzando l’opera stessa: «ciò da cui e per cui una cosa è ciò che è ed è com’è».

Le considerazioni di Heidegger vertono sull’analisi di un quadro di Van Gogh Un paio di scarpe (1886), in cui: «Nell’orificio oscuro dall’interno logoro si palesa la fatica del cammino percorso lavorando. Nel massiccio pesantore della calzatura è concentrata la durezza del lento procedere lungo i distesi e uniformi solchi del campo, battuti dal vento ostile. Il cuoio è impregnato dell’umidore e dal turgore del terreno. Sotto le suole trascorre la solitudine del sentiero campestre nella sera che cala.

Per le scarpe passa il silenzioso richiamo della terra, il suo tacito dono di messe mature e il suo oscuro rifiuto nell’abbandono invernale. Dalle scarpe promana il silenzioso timore per la sicurezza del pane, il tremore dell’annuncio della nascita, l’angoscia della prossimità della morte. Questo mezzo appartiene alla terra, e il mondo della contadina lo custodisce. Da questo appartenere custodito, il mezzo si immedesima nel suo riposare in se stesso». Da queste parole emergono quindi i temi cruciali dell’intera opera del pittore olandese, che ha la capacità straordinaria di rappresentare la realtà sulla tela. Realizza, infatti, le forme degli oggetti così come sono con il loro valore simbolico.

Infatti, la produzione artistica di Van Gogh è impregnata di verità, talvolta anche «scomoda» e soggetta ai giudizi dell’opinione pubblica. D’altra parte morì suicida il 29 luglio 1890. Ciò nonostante, come sostiene lo scrittore Antonin Artuad nell’opera Van Gogh il suicidato della società: «Van Gogh non si è suicidato in un impeto di pazzia, nel panico di non farcela, ma invece ce l’aveva appena fatta e aveva scoperto chi era quando la coscienza generale della società, per punirlo di essersi strappato da essa, lo suicidò». Questo gesto lo accomuna ad altri illustri personaggi che sono stati ridotti al silenzio: Edgar Allan Poe, Charles Baudelaire, Friedrich Hölderlin, Samuel Taylor Coleridge e Friedrich Nietzsche.

In realtà, l’accostamento dei colori è uno degli elementi fondamentali della produzione di Van Gogh. Infatti, a seguito del soggiorno parigino del 1886, entra a contatto con l’Impressionismo, quella tendenza artistica nata in Francia tra il 1860 e il 1870 e durata fino ai primi anni del Novecento, che deve molto ad artisti come Eduard Manet, Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e Jean-Frédéric Bazille.

Malgrado ciò, il rapporto fra Van Gogh e l’Impressionismo è di tipo sperimentale. A differenza degli artisti che dipingevano en plain air e non si preoccupavano di rielaborare le tele in atelier, bensì coglievano la realtà sfruttando l’accostamento dei colori complementari, il pittore olandese tenta di esprimere le emozioni e le idee sia con i colori, sia con le forme. Così, non è più importante rappresentare solo la realtà, ma cogliere gli aspetti spirituali, emotivi e simbolici della vita.

Le figure si ricompongono solo attraverso la percezione visiva. L’uomo, osservando gli oggetti ritratti nei quadri, ha la possibilità di cogliere la cosa che si rifonda nella Gestalt, in altre parole nella teoria dell’attribuzione che mette in risalto le sensazioni, le percezioni, gli obiettivi, le convinzioni, le motivazioni e le credenze. Van Gogh sconvolge gli equilibri poiché usa diversi piani di colore: il giallo violento e l’arancio che non si armonizzano con il blu-viola del cielo; le dissonanze che si creano fra i verdi cupi e i gialli-verdi e le asimmetrie dell’intera composizione pittorica.

L’elemento dinamico è perciò decisivo nell’arte del pittore olandese, soprattutto dal punto di vista simbolico. Il giallo nelle molteplici gradazioni diventa in parte intenso e cupo affinché si possa rappresentare il sole che è uno dei simboli maggiormente evocativi, che si ricollega al culto e alla religione; ma anche l’azzurro del cielo – con tutte le sue diverse tonalità – che si fonda con gli elementi terreni come per esempio i girasoli. Così sia il giallo, sia l’azzurro ha uguale importanza poiché sono l’essenza di tutte le cose.

Si è detto del valore simbolico di alcuni oggetti rappresentati nei dipinti. In realtà, come il sole, anche i girasoli sono molto importanti per il pittore, giacché nella letteratura olandese simboleggiano non solo la devozione e la lealtà, ma persino i cicli di vita e di morte. Difatti i girasoli sono raffigurati in numerosi dipinti, che costituiscono i momenti di maggiore ottimismo dell’artista.

Di certo Van Gogh ha portato un notevole contributo alla storia dell’arte. D’altra parte il merito da attribuirgli è la sua umiltà e il legame intessuto con la povera gente: i braccianti, i contadini, gli operai dei quali rappresentava la loro sofferenza. Non c’è da stupirsi dunque che la sua sia stata anche un’arte, per così dire, «scomoda» in particolare agli occhi dei ceti elevati.

È di questo che «parlano» le sue opere e lo fanno con il linguaggio visivo, talvolta più diretto perfino delle parole. L’evento di Milano sarà sicuramente importante, poiché godrà anche della mise en scène d’eccezione: l’archistar giapponese Kengo Kuma, classe 1954, curerà il progetto di allestimento della mostra.

 

Written by  Maila Daniela Tritto

 

Info

Sito Web

Prevendita

visitatori individuali: 02 54913

gruppi e scuole: 02 542727

(attivi dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 17:00)

www.ticket.it/vangogh

 

Orari

lunedì 14.30 – 19.30

martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30

giovedì e sabato 9.30 – 22.30

 

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