“Lo zio Oswald” di Roald Dahl: un titolo stravagante per un novello Don Giovanni
“Alla vita chiedo una sola cosa: divertirmi. Ma prima di poter giungere a questo lieto fine ovviamente bisogna aver accumulato un bel po’ di soldi. I soldi sono fondamentali per vivere da sibarita. Sono la chiave del regno.”
Queste sono le parole dello stravagante zio Oswald, protagonista indiscusso del romanzo intitolato appunto “Lo zio Oswald” (Longanesi, ottobre 2013) di Roald Dahl, finora inedito in Italia. Oswald apparve in due racconti (“The Visitor” e “Bitch”) ma è in questo libro che il personaggio viene sviluppato e presentato in tutte le sue bizzarre caratteristiche.
Lo zio Oswald ha pochi ma precisi obiettivi nella vita: accumulare soldi e fare il maggior numero di conquiste amorose. E va detto che riesce molto bene nel suo intento.
Studente universitario, nel suo cammino incontra diversi personaggi curiosi e dopo aver inventato una sorta di rudimentale ma altrettanto efficace Viagra troverà poi il modo, grazie alle scoperte di un suo docente, di conservare gli spermatozoi dei personaggi più noti del suo tempo con l’intento di rivenderli in futuro a madri vogliose di generare figli così di scrittori, pittori, musicisti, re e quant’altro.
La vicenda viene narrata come si trattasse di una sorta di diario scritto dal protagonista e sebbene venga definito erotico sono sicuramente maggiori le scene comiche che riportano a quell’ironia alla quali da sempre Roald Dahl ci ha abituato.
Oswald è un novello Don Giovanni che a quest’ultimo si ispira, tanto da chiedere che sulla sua nuova utilitaria vengano montate “una serie di trombe che suoneranno Son già mille e tre con un’intonazione perfetta”.
E grazie alle sue geniali trovate ci ritroviamo a visitare una grande quantità di personaggi protagonisti della scena culturale, ma non solo, dei primi anni novanta. Conosceremo le abitudini di Puccini, ritroveremo il passionale Picasso, le teorie di Freud, la genialità dell’impresario di balletto Djagilev, gli strani comportamenti di Proust e visiteremo le corti di mezza Europa.
Difficile non rimanere stupiti e ritrovarsi a ridere dalla prima all’ultima pagina in questo romanzo che da l’ennesima conferma dell’immensa genialità inventiva dello scrittore inglese di origine norvegese e che ci fa comprendere come Dahl fosse sempre un passo avanti, una sorta di visionario che previde la creazione futura della pillola del Viagra, considerando che quest’ultima venne brevettata nel 1996, ben 17 anni dopo la pubblicazione di “My Uncle Oswald”.
Certamente il caro Oswald non avrebbe accolto positivamente la notizia di qualche giorno fa che annunciava la liberalizzazione del Viagra in Gran Bretagna.
Ed inoltre ci mostra un Dahl, che non delude mai, alle prese con un genere differente che per molti costituirà una novità. In pochi infatti sapranno che Dahl scrisse anche una raccolta di racconti brevi di genere erotico per la rivista Playboy dal titolo “Switch Bitch” (1969).
Written by Rebecca Mais