Montalbano: alcune considerazioni sul successo del personaggio di Andrea Camilleri

Vi avverto, questo articolo è di parte, scritto da una fan accanita del commissario siciliano più famoso d’Italia.

 

Perché ci piace tanto Montalbano? Cosa ci cattura e ci tiene incollati ai libri del suo papà letterario, Andrea Camilleri e allo schermo con il bravissimo Luca Zingaretti?

Proviamo a stilare una serie di motivazioni e spero che nei commenti aggiungerete le vostre, arricchendo questo articolo da bravi “montalbanofili” d.o.c..

Montalbano è la Sicilia. Si identifica completamente con essa; entrambi hanno un “carattere” se così posso definirlo, ribelle, quasi selvaggio, ma estremamente coerente. Un paradosso? Forse solo apparente. È da questo meraviglioso caos che nasce, infatti, l’ordine, il rigore e la bellezza del personaggio e dell’isola. C’è un filo logico che guida Salvo nelle sue indagini in cui l’istinto e la ragione si confondono, allo stesso modo in cui nella superba Sicilia convivono l’anima irriducibile e quella che si è lasciata plasmare dall’uomo.

Parlando della Sicilia non si può non menzionarne, oltre alla già citata bellezza dei paesaggi, il mistero che da sempre l’avvolge e che ancora oggi alimenta scrittori e artisti di tutto il mondo. Mistero di cui si continua a scrivere e a parlare (a tal proposito vi consiglio i libri del giornalista siciliano Matteo Collura, con il suo stile fluido e la capacità di raccontare la sua isola in maniera travolgente). Un piccolo mondo enigmatico a cui si aggiungono casi altrettanto oscuri su cui il nostro commissario indaga, dipanando trame fitte e orientandosi tra pesanti silenzi intervallati da bugie o mezze verità.

Già, i casi che sembrano irrisolvibili, ma hanno tutti una matrice comune: l’umanità. Uomini e donne che amano, sbagliano, tradiscono, uccidono, diventano folli o forse lo sono sempre stati, nascondendosi dietro una sottile patina di umanità destinata a sgretolarsi molto presto. Varia umanità in cui si mescolano gelosie e vendette, si covano rancori e desideri di rivalsa. Ogni storia contiene in sé un microcosmo, ogni personaggio è già un mondo a sé. Chi sono i vincitori e i vinti, gli assassini e le vittime se non un ritratto molto realistico di tutti noi?

Montalbano è uno di quegli uomini che, al giorno d’oggi, stanno diventando sempre più rari: coerente con se stesso, serio (non serioso), con tanti difetti ma chi non ne ha? Salvo ha il senso della realtà e non disdegna l’allegria, anzi, adora i piccoli piaceri della vita (come il cibo). Vive libero (attenzione, non mi riferisco alla storica fidanzata Livia e al rapporto che ha con lei, ma alla libertà di pensiero), immerso nei suoi ideali ma presente a se stesso e al mondo in ogni situazione. Il passato rimane chiuso nel suo cuore, solo a tratti diventa ricordo vivido. Il futuro è ancora da scrivere, dunque conta solo il presente. Montalbano è davvero un uomo all’antico, come lo ha definito anche Zingaretti in alcune interviste; è vero che i vincoli e la carriera non gli interessano se, per esempio, un avanzamento di grado vuol dire la fine della sua libertà d’azione, anche di sbagliare (nel trovare la strada per risolvere i casi e, per estensione, anche nei confronti di Livia).

Infine a chi non piacerebbe vivere in quella bella villettina affacciata sul mare, affondare i piedi nella sabbia cristallina e farsi ogni giorno una bella nuotata in quel mare color di lapislazzuli e acquamarina?

E a voi perché piace tanto Montalbano?

 

Written by Francesca Rossi

 

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