Intervista di Rebecca Mais ad Aldo Germani ed al suo romanzo d’esordio “Le quattro del mattino”

“Si erano guardati per pochi secondi e poi era corsa in casa. Aveva messo alla rinfusa nella borsa gli oggetti e i ricordi che era venuta a cercare, graffiata dall’odio che ancora provava. Era passata da una stanza all’altra sbattendo tutte le porte e le ante che si prestavano a fare rumore. Quando era uscita, suo padre era già ripartito.”

Un padre che cerca il perdono della figlia, una figlia che non si capacita di ciò che accaduto e anziché affrontare le situazioni preferisce scappare lontano, un ragazzo che si ritrova su di un treno senza più alcun ricordo del suo passato.

Le quattro del mattino” (ExCogita, maggio 2014), opera d’esordio di Aldo Germani, è un viaggio nell’amore, nel dolore, nella speranza, un percorso tortuoso tra quelle ossessioni e paure che fanno parte della realtà di tanti. Il tutto con la cornice degli anni di piombo in Italia, un periodo storico mai semplice da rievocare e trattato in maniera delicata ma decisa dall’autore.

Per comprendere meglio la scelta di raccontare questa storia e conoscere meglio l’autore abbiamo intervistato Aldo Germani che ci ha gentilmente dedicato un po’ del suo tempo.

 

R.M.: Quali sono le tue letture abituali e quali i tuoi autori preferiti?

Aldo Germani: Ho letto per molto tempo pescando a caso dai banconi delle librerie i vari Faletti, Coelho, Dan Brown e Ken Follett, finché mi sono detto che forse qualche classico era il caso di andarlo a scomodare. Così ho preso confidenza con autori come Saramago, Jonathan Franzen e Philip Roth, ma la valigia è ancora vuota. Il prossimo che vado a trovare è Stephen King. Tra gli autori italiani ho una vera predilezione per le metafore e la scrittura densa di Andrea Bajani: se c’è un autore che vorrei prendere come punto di riferimento è sicuramente lui.

 

R.M.: Come e quando hai cominciato a scrivere?

Aldo Germani: Tre anni fa, nel pieno di una poco originale crisi di mezza età, per provare a stare un po’ meglio tirando fuori i dubbi e la rabbia che covavo dentro. È stato terapeutico, da un lato, ma è stato soprattutto scovare una fonte, uno spiraglio da cui potermi guardare. Tre anni fa ho smontato pezzo per pezzo quello che ero, quando poco alla volta mi sono ricomposto mi sono ritrovato scrittore. Mi fa stare bene, asseconda il mio desiderio di imprevedibilità, restituisce gravide di senso le ore che prende: perché mai dovrei smettere di scrivere?

 

R.M.: Per quale motivo hai deciso di trattare nel tuo romanzo, pur non essendo incentrato su questo, un tema delicato come quello del terrorismo negli anni di piombo?

Aldo Germani: Ci sono arrivato quasi per caso, cercando di dare a Leandro un motivo o un ideale per cui commettere uno sbaglio, qualcosa da inseguire ad ogni costo e di cui potesse essere poi il primo a pagare un prezzo molto alto. Volendo toccare nel romanzo il tema del perdono, mi è sembrato il riferimento storico adatto: credo siano in molti ad aver poi dovuto fare i conti con gli errori di quegli anni maledetti.

 

R.M.: Da chi vorresti venisse letto il tuo libro?

Aldo Germani: Da chiunque possa trarne beneficio: per un pezzo della storia che fa suo o per il messaggio di speranza che contiene. Da chi ha voglia di scommettere su un esordiente e da chi ne è diffidente ma si lascia ancora incuriosire. Da mia figlia sedicenne, ma questa è una battaglia persa.

 

R.M.: Il 10 maggio 2014 “Le quattro del mattino” è stato presentato al Salone del Libro di Torino. Com’è stata per te quest’esperienza?

Aldo Germani: Emozionante e suggestiva. L’anno prima passeggiavo in mezzo a quelle stesse corsie, domandandomi se un giorno o l’altro sarei riuscito a vedere esposto un libro, col mio nome sopra, al Salone di Torino, e ora ero lì, col mio romanzo in mano, toccato per la prima volta quella mattina stessa, a chiedermi che cosa stava davvero succedendo. Non credo di aver realizzato appieno la portata dell’evento fino a qualche giorno dopo.

 

R.M.: I tuoi libri possono essere acquistati solamente in formato cartaceo ma qual è il tuo parere sugli e-books? Leggi mai e-books?

Aldo Germani: La scelta è della casa editrice, e va rispettata, ma onestamente credo sia un’occasione persa. Soprattutto vista la difficoltà che incontra il libro di un esordiente, di una piccola casa editrice, a farsi conoscere e a raggiungere le librerie, in assenza di un’efficace distribuzione. L’e-book accorcerebbe non poco le distanze tra il romanzo e i suoi possibili lettori e ne aiuterebbe la diffusione. Io personalmente preferisco ancora leggere la versione cartacea di un libro, appartengo alla schiera nostalgica dei lettori da volume tra le mani, ma credo che la versione digitale offra non pochi vantaggi, e vada apprezzata come valida alternativa.

 

R.M.: Quando potremo leggere un tuo nuovo romanzo? Hai forse qualche anticipazione per i lettori di Oubliette?

Aldo Germani: Sto lavorando a un altro romanzo, ma la promozione del libro in questo momento sta catturando quasi tutte le mie energie, fisiche e soprattutto emotive. Vorrei affrontare il tema della scelta, una scelta difficile e complicata, mettere il lettore nei panni del protagonista della storia e portarlo a chiedersi cosa farebbe al posto suo. Vediamo se ne sono capace. Nel frattempo, se volete ingannare il tempo e vi va di leggere quello che scrivo, ogni settimana la rivista on-line “Il Dialogo di Monza” pubblica un mio racconto nella rubrica “Eccezioni”. Io sono lì, se volete passate a trovarmi.

 

R.M.: Grazie Aldo per la tua disponibilità e in attesa del tuo nuovo romanzo continueremo a leggerti nella tua rubrica.

 

Written by Rebecca Mais

 

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2 pensieri su “Intervista di Rebecca Mais ad Aldo Germani ed al suo romanzo d’esordio “Le quattro del mattino”

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