“La mia Londra” di Simonetta Agnello Hornby: a metà tra l’autobiografia e la guida turistica

“Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere” Samuel Johnson.

 

È proprio cercando di sfatare questo mito che Simonetta Agnello Hornby, palermitana classe 1945, ne “La mia Londra”, edito da Giunti nel maggio 2014, ci propone una guida personale che suona come un inno alla sua città d’adozione. Perché stancarsi di Londra è impossibile.

Nel 1963 Simonetta arriva nella capitale inglese da sola, a 17 anni, per studiare ed imparare la lingua, ma la città le appare subito come un luogo magico, da “vivere” partendo dai piccoli particolari.

In una città nuova, mi lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare, mi unisco a una piccola folla curiosa, prendo i mezzi pubblici, compro il cibo per strada e mangio nei posti meno frequentati. Faccio una sosta, seduta su una panchina in un parco, bevendo una bibita in un caffè o appoggiata alla facciata di un edificio, come una mosca su un muro: e da lì osservo, odoro, ascolto. Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si rivela”.

Questa citazione tratta dal libro rappresenta a meraviglia la sua filosofia di vita, il fatto che non si accontenti e che di Londra voglia proprio scoprire l’essenza. L’autrice ama perdersi nelle strade della città, le gira in lungo e in largo, a piedi, mossa dal desiderio di conoscere, dalla brama di apprendere, forse per paura di non essere accettata.

In seguito, nel 1972, sposa un londinese, diventa Mrs Hornby. La coppia ha due figli. E ora che gli anni sono trascorsi, che non esercita più la sua attività di avvocato e i figli sono diventati grandi e hanno lasciato la sua casa, può permettersi di “riannodare quei fili della memoria” e godersi la città accompagnando il lettore nei posti che lei più ama.

Ci porta con sé in musei poco conosciuti ma caratteristici, nelle chiese sconsacrate, ai mercatini delle pulci, che difficilmente avremmo potuto conoscere poiché distanti dalle canoniche mete turistiche. La Hornby ci descrive una Londra in continua evoluzione, tollerante e democratica, che ospita gente di tutte le etnie e offre loro possibilità di impiego.

Ad introdurre ogni capitolo, ci sono le massime di Samuel Johson, un intellettuale nato a Lichfield nel Regno Unito nel 1709, che arrivò a Londra a piedi, alla ricerca di un lavoro e che è considerato dai londinesi il padre dell’illuminismo inglese, poiché fu autore del loro primo dizionario. La scoperta di questa figura, ha determinato una svolta importante nella vita dell’autrice, che come Johnson è sempre stata “straniera” in patria.

Curioso come gli abitanti di Londra celebrino chiunque faccia loro del bene, dimostrandosi un Paese che accoglie tutti. Se cercate dialoghi oppure situazioni dinamiche, certo qui non li troverete.

La mia Londra” è una raccolta di memorie dell’autrice, nemmeno ordinate nel tempo. Ma la descrizione che emerge di questa città è davvero affascinante, perché come Simonetta Hornby afferma, per conoscere una cosa grande, bisogna partire da qualcosa di più piccolo. Dai particolari, dalle strade, dalla gente, dai giardini.

Potente è il senso di appartenenza e la gratitudine che si evincono dalle parole di questa donna che ha cercato di adattarsi alla città, rispettandone usi e costumi. Tenendo per sé, nel privato, le sue piccole personali ribellioni, facendo sempre buon viso a cattivo gioco. Appassionante risulta la descrizione della monarchia e soprattutto le opinioni che gli inglesi hanno a proposito della famiglia reale.

Simonetta Agnello Hornby è una grande appassionata di cucina e davvero evocative sono le descrizioni dei ristoranti della città, e delle pietanze che vi si possono assaporare. Colei che si è sempre sentita divisa a metà fra la Sicilia e Londra, ha seguito le tappe di una capitale che rapidamente si trasforma, ma ha mantenuto intatte le sue radici. E forse è questo che gliela fa sentire così cara.

A metà fra l’autobiografia e la guida turistica, consigliamo questo libro a chi vuole avere una conoscenza più “intima” di Londra, che vada al di là della solita concezione. Una città in cui la gente va e viene di continuo, ma si sente sempre a casa.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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