Le false mummie del dottor Ali Benam: dieci anni di contraffazione di mummie egiziane
Si è statisticamente calcolato, tenuto conto della durata della vita media nell’antico Egitto, che dalla I Dinastia (circa 3000 a.C.) alla dominazione romana (30 a.C.) siano stati imbalsamati circa settecento milioni di corpi, senza contare, naturalmente, le centinaia di migliaia di cadaveri che si sono diventati mummie naturali, senza alcuna manipolazione, ma solo grazie al clima egiziano.
Tuttavia, ad un certo punto, questi preziosi reperti antropo-archeologici non bastavano più e non erano più sufficienti a soddisfare le richeste, per cui si è ricorsi alla falsificazione.
Siamo agli inizi degli anni Cinquanta. Al Cairo scoppia uno scandalo.
Un medico abbastanza noto, il dottor Ali Benam, aveva trovato il modo di guadagnare forti somme fabbricando mummie. Quando la polizia confiscò la corrispondenza del dottor Benam, riuscì a risalire in fretta ai suoi acquirenti sparsi in tutto il mondo, collezionisti privati e non.
La “materia prima” era facile da reperire: Benam era in ottimi rapporti con i becchini della città: il gioco era fatto.
Per un modico prezzo fissato in precedenza, nel laboratorio del medico arrivavano i cadaveri che, in qualche settimana, diventavano delle mummie egiziane più che presentabili, con il piccolo particolare che, invece di avere mille o duemila anni, avevano sì e no cento o duecento giorni…
Tutto questo lucroso commercio finì per un banale incidente occorso il 2 giugno 1952.
A Porto Said, sul cargo “Enchantress”, quattro lunghe casse aspettavano di essere sistemate nella stiva. I doganieri, insospettiti dalla forma delle casse stesse, collero controllarne la provenienza e la destinazione. Si insospettirono ancora di più quando lo spedizioniere offrì loro una grossa somma perché lasciassero correre. A questa proposta, i funzionari pretesero allora l’apertura delle casse per verificarne il contenuto, e si videro presentare i documenti che dichiaravano trattarsi di quattro mummie, regolarmente denunciate e autorizzate per l’esportazione. Se tutto era veramente in regola, perché tentare di corrompere i doganieri?
Trasportate le famigerate casse a terra, apertele, si scoprirono sì quattro mummie, ma chiaramente false.
Il Servizio delle Antichità del Cairo già da un po’ di tempo era sul chi vive per un proliferare di mummie delle quali non si sapeva la provenienza. Scavi clandestini? Forse, ma erano troppe e troppo ben conservate, e soprattutto avevano invaso il mercato in un tempo troppo breve. Dunque, lo spedizioniere comunicò alla polizia nome e indirizzo del mittente. Naturalmente risultarono falsi l’uno e l’altro.
Il caso volle che, nel gran caos del famoso bazar cairota Khan el-Khalili, un camion avesse un guasto e alcune casse che stava trasportando scivolassero sulla strada. Traffico bloccato, urla, grida e chi più ne ha più ne metta.
Un poliziotto solerte e ligio al dovere aiuta l’autista a trasportare altrove le casse, e dal coperchio rotto di una di esse vede saltrare fuori…. Una testa. Il camionista (sper)giura di non saperne nulla: si rivolgano a chi l’ha pagato, il dottor Ali Benam.
In men che non si dica, il quartiere dove abita l’imbalsamatore è circondato e un centinaio di poliziotti danno l’assalto all’abitazione del dottore, dove soprendono lui e i suoi assistenti intenti alla preparazione di altri cadaveri, mentre alcuni morti attendevano il loro turno nelle capaci cantine.
Da un calcolo approssimativo fatto dal Museo del Cairo si è valutato che le mummie egiziane false siano il 70% di tutte le mummie vendute tra il 1942 e il 1952 ai collezionisti di tutto il mondo.
Oggi, quando ci troviamo davanti a una mummia egizia in un museo (soprattutto se è un museo americano), ci assale un dubbio: sarà una mummia vera o una di quelle alla Benam?
Written by Alberto Rossignoli
Bibliografia
R. Grilletto, “Il mistero delle mummie”, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 1996