Ritrovate su un antico frammento di papiro del III secolo due poesie inedite di Saffo

Se siete studiosi ed amanti del mondo classico, sappiate che di recente è stata fatta una scoperta d’importanza rilevante. Un nuovo papiro egiziano riporta frammenti di due poemi di Saffo, la poetessa greca vissuta sull’isola di Lesbo tra il VII e il VI secolo a.c.

Il papiro risalente al III secolo d.c. porta alla luce due componimenti finora ignoti, considerati un ritrovamento sensazionale per cercare di interpretare la personalità complessa della poetessa, sulla quale sono sempre state fatte molte ipotesi, ma vi sono ancora poche certezze.

La scoperta è avvenuta ad opera di un professore dell’Università di Oxford, esperto papirologo, Dirk Obbink. Egli pare abbia ricevuto da un anonimo collezionista londinese il frammento su cui erano custoditi i due poemi inediti.

Di Saffo fino ad oggi avevamo pochissimo, poiché essa è stata senza dubbio una delle figure più misteriose della poesia della Grecia antica. Ha scritto poesie d’amore, o meglio, incentrate sul tema della passione amorosa e sul tormento che questo sentimento provoca.

Fin dall’antichità, Saffo fu considerata una leggenda. Se le lesbiche oggi si chiamano così, è perché la poetessa era nata nell’isola di Lesbo, e al suo nome si associano solitamente languide carezze fra fanciulle, i cosiddetti “amori saffici”.

Ma l’immagine di una Saffo votata agli amori omosessuali, che ha acceso la fantasia dei moderni, sarebbe imparziale. Limitativa. Perché la leggenda sostiene anzi che Saffo si sia uccisa, gettandosi da una rupe, in preda alla disperata passione non corrisposta per un uomo.

Io ricordo di poesie struggenti, intrise di dolore e solitudine, di una poetessa incompresa che non riusciva a trovare una propria collocazione nel mondo. Una donna dalla sensibilità potente, che ha sempre parlato di un amore vissuto a 360 gradi. Senza porsi limiti né tabù.

E forse questa è una definizione che le rende maggiormente giustizia. Come ha spiegato Obbink al Times, in una delle due poesie si parla di Charaxos e Larichos, considerati i fratelli di Saffo. Questa sarebbe la prima volta che in un suo componimento vengono citati i loro nomi, e che si accenna alla famiglia della poetessa greca.

Mentre la seconda poesia, rientrerebbe più nelle sue corde, poiché si tratterebbe di un frammento in nove versi: una sorta di inno alla dea Afrodite, la divinità greca dell’amore. Le poesie saranno pubblicate nel prossimo numero della rivista tedesca Zpe.

Nel primo poema, che è anche quello che sta riscuotendo maggior interesse, poiché tanto lontano dalle solite tematiche saffiche, l’autrice si mostra in ansia per il fratello Charaxos che è andato per mare e non ha ancora fatto ritorno. Purtroppo noi sappiamo da altre testimonianze dove sia andato a cacciarsi: egli aveva perso la testa per una prostituta di nome Rhodopis, che abitava in Egitto. Era un commerciante, ma per amore di lei aveva dilapidato un patrimonio.

A questa vicenda sembra accennare l’inedito appena scoperto, che nomina anche Larichos, altro fratello di Saffo. Forse anche questo fratello doveva essere un po’ “sui generis”, perché la poetessa si augura che egli “diventi finalmente uomo”. Cosa intendesse dire esattamente, non è chiaro.

Sul sito del “Guardian” è già online una prima traduzione del poema, anche se gli studi devono ancora essere portati a termine. Obbink non ha dubbi sull’autenticità di questo ritrovamento e ci informa che esso proviene da una collezione privata.

Già nel 2004 erano stati scoperti, sempre in un papiro, altri versi in cui Saffo piangeva sulla propria vecchiaia, lamentandosi dei capelli bianchi e delle ginocchia “una volta agili a ballare come cerbiatti” e ormai deboli.

Singolare come questi frammenti di papiro restituiscano un’immagine inedita della poetessa. Essi non parlano della sua cerchia femminile, ma di due fratelli scapestrati che rischiavano di rovinarla. È proprio il caso di dire che anche Saffo avesse una famiglia a darle delle preoccupazioni, e questo la rende meno immortale e più vicina a noi.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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