Intervista di Bernadette Amante al poeta e scrittore Marco Milone ed alla sua ultima silloge “Anime Nude”

Marco Milone, Barone di Aliminusa, nasce a Palermo nel 1980, ancora liceale inizia la sua passione per la scrittura, pubblica il suo primo libro “L’eterna condanna e altri racconti” con Ghost Edizioni nel 2003, a seguire Marco pubblica la silloge  “Geometria del silenzio“, il volume di saggistica “Fumetti”, e le sillogi “Sulle orme della speranza” e “Nel labirinto del delirio“.

Le sue  poesie sono state in parte tradotte in esperanto, francese e spagnolo. Ha collaborato con varie case editrici tra le quali: Coconino, Due punti edizioni, Il foglio edizioni, in quest’ultima fece parte del comitato di lettura.

Nello stesso periodo diventò caporedattore di Cagliostro epress. Dal 2008 si dedica allo shogi. Questo gioco è originario del Giappone e viene anche  definito “scacchi giapponesi“. Nel 2010 ha partecipato alla Yingde Cup a Shanghai, rappresentando l’italia. Nel 2011 vince una medaglia al George Hodges Memorial. Marco Milone é presidente dell’ Associazione Italiana GIPF e dell’ Associazione Italiana Camelot.

Nel 2012 ha conseguito un diploma di Parapsicologia presso l’Istituto di Psicologia Paranormale di Buenos Aires. Nel 2013 la World Metaphysical Association l’ha insignito di una laurea e di un master in Scienze della Metafisica. Nel 2013 decide di pubblicare la sua tesi di laurea in economia e commercio “Aspetti sociologici del cambiamento organizzativo”. Da poco é uscita la sua nuova silloge “Anime nude“, preceduta da “Dove va il mondo” e “Nel labirinto del delirio”.

 

B.A.: Ciao Marco, grazie per avermi concesso questa intervista, é uscita da poco la tua nuova silloge “Anime nude” com’è cambiata la tua poetica da quando hai cominciato ad ora?

Marco Milone: Sul piano formale, il verso è diventato più limpido e autentico nella sua disardonicità, e ho perso il legame con le comuni regole sintattiche come per spogliarmi dei pesi che sentivo, nella mia ricerca verso l’autenticità. Sul piano sostanziale, la mia poetica si è spogliata della sua dimensione intima personale, per attraversare una fase di sottile nevrosi, come di ansia sopita trasmessa nel ritmo incalzante dei versi, e dunque approdare a una nuova riflessione di ricerca delle emozioni positive e di integrazione della cruda verità, senza permettere che ancora una volta questa venisse schiacciata dall’ambiente circostante: proprio la ricerca delle emozioni è diventato il giaciglio dove poter abbandonare me stesso.

 

B.A.: Cosa vuoi esprimere con il titolo “Anime nude”?

Marco Milone: Anime nude è un momento di scavo personale, di incontro con se stessi, per ritrovare l’essenza in noi che spesso i nostri occhi non colgono, soffermandosi sull’esteriorità che ci ricopre.

 

B.A.: Quando hai capito di essere un poeta?

Marco Milone: Ho cominciato a scrivere quando ero un liceale come forma per esprimere me stesso, per spezzare un’incomunicabilità che sentivo con un mondo esterno da cui non mi sentivo rappresentato. Ora giunge spontanea una domanda se quella possa già essere definita poesia, o mera trasposizione in versi di pensieri. Personalmente tendo a far coincidere l’inizio della mia produzione poetica con la mia seconda silloge “Sulle orme della speranza”, caratterizata da una minore ricerca lessicale e da un sensibile raffinamento del ritmo nella spontaneità del verso.

 

B.A.: Ci sono dei poeti a cui ti ispiri?

Marco Milone: Negli anni ho lavorato molto sul senso del ritmo e dell’immagine visiva; ho trovato molto istruttivo per la mia crescita letteraria leggere e dissezionare le poesie di Charles Bukowski e di Raymond Carver, due figure generalmente considerate affini nel panorama letterario per la loro doppia veste letteraria narratore-poeta come pure per la loro drammatica esperienza esistenziale dell’alcolismo. Insolitamente, non riesco a gustarmi la loro produzione narrativa, nè mi sento estremamente affine nella loro visione esistenziale, eppure trovo illuminante la loro versificazione, la loro capacità di scavare nel personale e trasporre tutti in una prosa poetica.

 

B.A.: Con quale poeta contemporaneo o passato ti identifichi?

Marco Milone: Ci sono vari poeti, e abbastanza diversi tra loro… tutto dipende dai periodi in cui mi poni la domanda, e dalle fasi di crescita personale che vivo che mi portano a identificarmi ora con Mark Strand piuttosto che con Giovanni Giudici o al primo Pier Paolo Pasolini proteso nella sua tensione verso il dubbio, come costantemente lacerato dalle sue stesse parole.

 

B.A.: Cos’è per te la poesia?

Marco Milone: La poesia è una trasposizione verbale della musica nella sua duplice funzione di suono e significato. Rispetto alla prosa consente l’evocazione più potente di concetti e stati d’animo, riuscendo così la poesia stessa a generare e a ispirare nuova poesia, come diceva Ralph Waldo Emerson, e dunque a generare una continuità di emozioni in un flusso senza fine.

 

B.A.: Hai dei progetti per questo nuovo anno?

Marco Milone: Sì, ho sempre dei progetti. In ambito letterario la pubblicazione di una nuova silloge dal titolo “Nell’usura del tempo”, dove rifletto sulla categoria concettuale del tempo quale illusione temporanea della dimensione della razionalità umana. Concludere la stesura del libro che sto preparando sulla storia del go, un gioco da tavoliere cinese. Continuare l’opera di promozione dei film sperimentali, già avviata tramite Cinema sperimentale e l’organizzazione di alcune rassegne, come pure la stesura online della prima enciclopedia dedicata allo shintoismo.

 

B.A.: Grazie per il tempo che mi hai dedicato per questa intervista. Per concludere c’é qualcosa che vorresti dire ai tuoi lettori?

Marco Milone: Innanzitutto vorrei ringraziarti per lo spazio concesso, come pure rivolgo il mio ringraziamento a voi che leggete, per il tempo che mi state dedicando. Spero mi seguirete anche sul mio sito personale e sui social networks. Poi raccomando ai lettori di non arrendersi agli stimoli del mondo, piuttosto di trovare dentro loro la volontà di cercare e comprendere che cosa desiderano realizzare.

 

Written by Bernadette Amante

 

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