“Three + Three of a Kind”, doppio EP dei Rufus Party: It’s only rock and roll!!!

Rufus Party – doppio EP, Three+Three of a Kind,

autoproduzione Bluebout, 2014

It’s only rock and roll!!!

Se volete ascoltare un dischetto (in questo caso due, un lp e un cd allegato) che puzza di rock and roll sudicio senza tanti giri di parole e senza tanti psicodrammi ecco che i Rufus Party ne confezionano uno adatto alle vostre sporche orecchie malate di rock!

Niente patina ragazzi! Niente iperproduzioni, solo passione e sudore, oltre che classe da vendere per un gruppo sconosciuto ai più che secondo il mio modestissimo parere merita sicuramente una visibilità e una considerazione maggiore tra addetti ai lavori e pubblico. Si sa, anche il mondo della musica è fatto di “promozione”, e se non promuovi, difficilmente esci e fai sentire il tuo prodotto.

Perché l’atteggiamento di molti è quello di creare prodotti discografici ai quali per forza di cose devi aggiungere qualche invenzione di marketing o investire dei soldi in pubblicità e uffici stampa per vendere, ormai purtroppo a pochissimi, qualche copia.

I Rufus Party invece, vogliono fare  solo e solamente Rock and Roll, mai una campagna promozionale, mai un video, mai niente di ciò che poco ha a che fare con la musica in se stessa: solo saletta, tanti live e qualche disco. L’aspetto commerciale che si possa pure fottere!

La loro dimora è una cascina incantata nei pressi di Reggio Emilia, quasi invisibile nella nebbia, abbandonata nelle campagne della bassa padana, con, a pochi metri il loro Mississippi: quel Po che, come il grande fiume americano ha ispirato nei suoi pressi musiche di notevole interesse. Le zone sono quelle dei vari CCCP, Nomadi, Ligabue, per citare i più famosi, ma anche di tantissimi altri, dai Julie’s Haircut agli Offlaga Disco Pax ai Gazebo Penguins.

Three +Three of a Kind è un lavoro vario, una raccolta di canzoni concepite e registrate in periodi e situazioni diverse.  Segue l’evoluzione stilistica del gruppo, che ha un suo sound riconoscibile che ricopre un ampio spettro dell’ambito rock e soul, con decise sfumature blues, e con piglio sotto certi aspetti quasi punk.

Le composizioni non sono mai banali e più volte spiazzano con soluzioni innovative interessanti e con l’uso di strumenti non proprio convenzionali e che arricchiscono il contesto e lo rendono unico.

La batteria precisa, sintetica ed efficace di Gianluca Lusetti, detto “il Pupo”, le soluzioni chitarristiche di altissimo livello di Marco Parmiggiani, chitarrista anche negli Stoop, il basso di Alle Bertolotti, sempre sul pezzo, rotondo,  pulsante e mai scontato.

Il doppio EP inizia con la crepuscolare e meritevole di un discorso a parte Tell me why: elettronica sognante, che parte con un basso ipercompresso e iperdistorto, che si trasforma in un sussurro e un esplodere di moog fino al colpo di genio dell’armonica e di quello stilofono ficcante, inaspettato e davvero spiazzante che da alla canzone un’atmosfera spettrale, come se fosse un Nick Cave ispirato dal fantasma dell’elettronicità.

Move on thin man, almeno nel titolo, citazione di Bob Dylan, uno stomp rock anti posers e anti indie-nerds, che spacca e apre la strada alla stupenda Bonecrusher con il sitar a fare da padrone. Bonecrusher era la droga usata da Lou Reed, ma la canzone parla dell’ansia per ottenere al più presto una risposta. Scratch and Loose, quasi un college rock alla Weezer: adesso basta, voglio la mia fetta di torta, voglio vincere anche io, mi sono rotto il cazzo!!!

Una disamina sulla situazione italiana attuale. Chunk invece parla di droghe leggere e ribellione giovanile, e a chiudere la veloce Istant Song, nata al festival Rotaia Rock e divenuta il Jingle dell’evento. Il festival si svolge a Rubiera ogni giugno e il palco è un vagone merci abbandonato.

Disco consigliato, in vinile!

All aboard of this train!!!

 

Written by Daniele Mei

 

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