“Argomenti che non vi interessano, scritti con i piedi”: debutto discografico di Simone Vacatello in arte SiVa
“La musica alternativa fa più cd di quanti ne venda. Test clinici dimostrano che più del 75% degli artisti alternativi, i dischi, se li danno sulle gengive. Per questo abbiamo inciso degli spazzolini. ‘Argomenti che non vi interessano, scritti con i piedi’ è il primo album che combatte il tartaro (e anche un po’ il vinile)”.
“Argomenti che non vi interessano, scritti con i piedi” – in uscita il 9 gennaio – è il debutto discografico del ventottenne “non-cantautore” Simone Vacatello (in arte SiVa) per la giovane etichetta romana Lapidarie Incisioni.
Nello slogan SiVa presenta la novità del suo prodotto: per ricevere direttamente nella propria mail il disco completo in formato digitale si deve solamente estrarre dal packaging (curato da Valentino Lulli e Livia Massaccesi) lo spazzolino su cui è scritto un codice da inviare allo store digitale dell’etichetta.
Se poi questi argomenti dovessero lasciare a bocca asciutta – è il caso di dirlo – si potrà almeno provvedere alla propria igiene orale e, al contempo, il giovane non-cantautore potrà sentirsi utile: la sua arte servirà da monito, perché è noto che il lavoro del dentista dura solo se si spazzola a fondo.
Adatto ad un pubblico adulto e non, lo spazzolino diviene l’emblema del sorriso (specialmente se siete giovani e dovete sopportare un apparecchio ortodontico, ma anche se siete belli maturi e a sorridere per voi ci pensa la dentiera), segno dell’ ineliminabile bisogno di autoironia come mezzo di conoscenza di sé che il soggetto, sia in quanto autore, sia come destinatario del “prodotto”, significativamente si porta dentro oltre la banalità dell’agire quotidiano che pure è l’oggetto prepotente della rappresentazione.
Nel caso in cui, invece, gli argomenti dovessero interessarvi torniamo nei ranghi e parliamo, per quanto può essere possibile seriamente, dell’avventura di SiVa e dei suoi allegri compagnoni: Alessandro Accardi alla batteria, Laura Piccinetti al basso, Daniele Borsato alla chitarra, e – altrettanto degne di nota – le incursioni sotterranee e disarmanti di Bernardo Nardini ai flauti e alle tastiere e quelle di Simone “Baggia” Baggiani alla slide guitar.
Dieci tracce per raccontare i vezzi e i malcostumi, le mode più assurde e sconvolgenti, le paranoie della società moderna senza risparmiare nessuno, con un sorriso scanzonato, sarcastico e fondamentalmente più feroce di quanto vorrebbero farci credere.
Proprio perché gli autori ammettono di averli scritti con i piedi, come a metterci in guardia del lucido delirio che potrebbe travolgerci, questi argomenti che apparentemente non ci interessano rischiano di diventare terribilmente interessanti: in una società in cui tutto sembra perdere significato e le nostre azioni sono dettate dalle mode a ritmo banale e ripetitivo, non è detto che l’unico modo per riappropriarci di una sana capacità critica sia nella brutalità della fantasia poetica più pura.
Simone Vacatello e i suoi hanno intrapreso piuttosto la strada del “vedere al contrario”: hanno preso un piccolo fatto vero – il più banale possibile – e si sono limitati a rappresentarlo per quello che è, ridicolizzandolo con l’intelligenza sagace che, a volte duole dirlo, solo una profonda e disinteressata idiozia può assicurare.
Prendendosi poco sul serio, questi messia del non-prodotto finisco per produrre “qualcosa” (difficile definire ciò che viene già definito come una negazione) che si “combatte”, proprio negandolo, e si “afferma” allo stesso tempo in maniera del tutto autonoma: SiVa fa tutto da solo, smontando e rimontando il personaggio del non-cantautore che si è graziosamente cucito addosso, così come destruttura la forma, il metodo e l’intenzione della canzone classica a cui siamo abituati.
La forza del progetto non può essere che individuata in questo: riconoscere la possibilità di goderci da lontano abitudini e stili di vita, azioni e reazioni, comportamenti che abbiamo assunto negli ultimi decenni attraverso la lente sempre efficace del rovesciamento parodico, la cui cifra specifica, l’ironia, ci dileggia e allo stesso tempo ci convince del fatto che si può fare di meglio.
Il tutto affidato alle melodie orecchiabili – i ritornelli sono spesso efficacissimi tormentoni – che fanno da sfondo alle parole sfacciate, ingombranti, ma terribilmente ed inevitabilmente “piene” di queste simpatiche non-canzoni che ci rappresentano talmente tanto bene da trasformare tutte le nostre insicurezze sempre in un’unica certezza: non sappiamo quello che vogliamo. Circondati da paranoici, complessati che oscillano tra l’esaltazione dell’opulenza e l’esistenzialismo più mortifero, esasperati, finiamo per non avere altra scelta che sfidare il luogo comune con il luogo comune stesso e l’annullamento che si genera non può che generare -come già Aristotele aveva notato – un riso talvolta sommesso, talvolta travolgente.
A tale scopo SiVa ci rivela che Dio non è morto – come sosteneva Nietszche – ma si è semplicemente stancato – e la cosa non stupisce se si pensa che lo era già dal settimo giorno – e che le relazioni umane amorose, e non, sono diventate davvero qualcosa di terribilmente intricato e assurdo.
Tutto è diventato terribilmente, banalmente assurdo e l’unico motivo per cui non riusciamo più a spiegarci quello che succede e cosa siamo diventati è che non c’è più niente da spiegare e da giustificare se, per essere presa sul serio, dobbiamo rinnegare la nostra vita, che troppo spesso è trattata come un hobby, mortificandoci, nascondendoci un po’ frustrati ed anche un po’ troppo convinti che c’è sempre qualcuno che ci sa fare più di noi. Ma poi, fra di noi, c’è qualcuno che veramente ci sa fare?
Written by Irene Gianeselli
http://youtu.be/TTsPuhsKGzQ