“Mostri, alieni & Co”: insospettabili bellezze, le copertine di Karel Thole, dal 28 novembre al 19 dicembre, Milano

Il 28 novembre 2013 la Galleria Arnaldo Pavesi di Milano inaugura la mostra dedicata ai lavori di Karel Thole dal titolo Mostri, Alieni & CoInsospettabili Bellezze, in mostra sino al 19 dicembre 2013.

Dopo il successo della mostra tenuta in marzo, Karel Thole – Creatore di Universi, con oltre settanta illustrazioni realizzate per Urania, Vampir, Oscar Mondadori e i Classici della Fantascienza, i protagonisti di questa nuova esposizione sono i mostri.

E quelli di Karel Thole non sono solo esseri grotteschi e minacciosi, ma emblemi delle paure dell’uomo, rappresentazioni raffinate di una psicologia complessa e profonda. Particolare e mai banale, originale e mai scontato, pur nella gran quantità di opere prodotte nel corso della sua lunga carriera. Ognuno di noi, infatti, tra i lavori dell’illustratore potrebbe riconoscere il proprio mostro, quello che ha tormentato i nostri sogni di bambini e che ancora tormenta quelli da adulti.

Occhi, scacchiere, volti femminili divisi a metà, quasi a voler indicare la dicotomia bene-umano/male-alieno, ma mai in modo prevedibile. Non manca l’erotismo, sempre sottile e raffinato. Questi i temi che spesso ricorrono nei lavori del Maestro.

Thole non si risparmia neanche sugli sfondi: il contesto in cui si inseriscono i protagonisti delle cover è costituito in alcuni casi da ambienti geometrici e claustrofobici, in altri dal freddo vuoto cosmico, in altri ancora da lande desolate, sempre trattate in modo originale.

Non manca l’ironia, anche questa mai scontata. Ecco che la cover del numero 815 di Urania dal titolo 44 microstorie di fantascienza è rappresentata da una grande mano che sbuca dal terreno stringendo fra le dita un microlibro; il numero 660, invece, Cosa nostra che sei nei cieli da un uomo in tenuta mafiosa su una nuvola. Ironico anche il numero 475, Colossus, con una mastodontica Statua della Libertà in versione robot-alieno.

Le cifre dell’artista sono senza dubbio sintesi ed immediatezza. Guardando le sue illustrazioni è impossibile non sentirsi in qualche modo già dentro la storia: la suggestione viene trasmessa dall’unione tra cromia, composizione spaziale e quell’attimo di terrore congelato su carta che poi ognuno di noi svilupperà nella propria mente.

Talvolta la corrispondenza fra il titolo e l’illustrazione è chiara e diretta, in altri casi indiretta ed evocativa.

L’immagine cattura il lettore e non lo abbandona per tutto il racconto, anzi, diventa essa stessa un racconto visivo con dettagli e atmosfere a volte spettrali e tenebrose, a volte sinistramente “normali”, dove normale in fantascienza è solo l’apparenza prima dell’incubo…

Carolus Adrianus Maria Thole (in arte Karel Thole) nasce a Bussum, città a sud-est di Amsterdam, il 20 aprile 1914. Karel segue la sua vocazione artistica e frequenta la facoltà di disegno presso il Rijksmuseum di Amsterdam. I suoi inizi sono indirizzati al campo pubblicitario e “cartellonistico”; i primi successi arrivano però dal mondo editoriale, nel dopoguerra. Oltre a illustrare numerosi libri e periodici olandesi – si ricordino le illustrazioni al pennino per due opere olandesi molto popolari, “Danza intorno al patibolo” e “La camera oscura”, Thole collabora in quel periodo con più di cinquanta editori differenti. Sono sue le illustrazioni per la versione olandese della saga di Giovanni Guareschi “Don Camillo”.

Pur essendo diventato un illustratore affermato, i limiti della scena editoriale olandese non permettono a Thole di esprimere il suo talento: si trasferisce così a Milano con la moglie Elizabeth, le tre figlie e il figlio Ernst nel 1958, periodo in cui il mercato era in grande espansione.

Si può indicare questa data come il raggiungimento della sua consacrazione artistica. Dopo aver collaborato con alcune case editrici, tra cui Rizzoli, ottiene il successo con Mondadori: Anita Klinz, il direttore artistico, gli affida le copertine della collana di fantascienza “Urania”. «La verità è che Thole arrivò a Urania già completo, assemblato, con tutte le sue tecniche di lavoro perfezionate, i suoi colori calibrati, il suo gusto, la sua cultura pittorica, la sua fantasia formale già pienamente stabilizzate».

Disegna la sua prima copertina per il numero 233, “L’impossibile ritorno” di J.B. Dexter, pubblicato il 3 luglio 1960. I suoi tondi con bordo rosso hanno illustrato le storie fantastico-surreali della collana per oltre trent’anni: i suoi erano disegni di fantascienza segnati da humor e sfumature horror, abilmente eseguiti grazie a una tecnica notevole e raffinata. Contemporaneamente, Karel Thole continua a lavorare per altri editori europei, tra cui la casa editrice Heine. Si dedica anche ai fumetti, realizzando copertine per la Edifumetto di Renzo Barbieri.

Nella seconda metà degli anni Ottanta, costretto da un peggioramento alla vista, l’attività di Thole si riduce notevolmente; l’artista riesce però a trovare una nuova maturità nell’insegnamento del disegno. Nel 1993 si trasferisce con la moglie a Cannobio, sul Lago Maggiore. Nonostante la progressiva perdita della vista, Thole non abbandona completamente la sua attività di illustratore, continuando a lavorare per alcune copertine – l’ultima per Urania è quella del numero 1330, “Picatrix la scala per l’inferno”, pubblicato il primo marzo del 1998, per alcuni libri, ed esponendo mostre personali. Karel Thole muore a Cannobio la notte del 26 marzo 2000.

Thole aveva scelto l’illustrazione editoriale popolare come mezzo espressivo. Tuttavia le sue creazioni, nate per essere il richiamo emotivo alla vendita dell’industria culturale italiana ed europea, si sono affrancate presto dal testo di riferimento per divenire una sequenza di immagini significative per la rappresentazione dell’inquietudine psicologica e sociale di buona parte della seconda parte del Novecento occidentale.

Lo stile di Thole è inconfondibile; pochissimi autori possono vantare la capacità di affrontare temi diversi ma prossimi dal punto di vista del “genere” popolare: ogni sua illustrazione, nata per essere riprodotta e mercificata, è concepita come un’opera unica, irripetibile nel suo essere straordinaria, intesa come sintesi narrante e come progetto di design grafico applicato alla narrativa di consumo – la collana Urania negli anni Sessanta tirava oltre centomila copie al mese. Il lettore spesso rimaneva estraniato e affascinato da quelle copertine composte da grafica ed illustrazione, dove spesso titolo e disegno non si rispecchiavano, anzi si eludevano.

L’artista non ha mai letto i romanzi che illustrava, non era un patito del genere; lo alienava e lo ibridava con l’ironia ed il senso della macabra inquietudine.

 

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