“Ricordi di poesie”, prefazione all’opera di Rosario Tomarchio: il trionfo dell’amore

L’amore che tutto muovi,/ l’amor dei cuori gentili/ delle donne innamorate./ L’amore che muove il mio cuore,/ l’amore che mi da vita.”

 

La tematica dell’amore come soggetto portante della raccolta “Storia d’amore” è un fulcro sentimentale che ritroviamo nell’ultima silloge “Ricordi di poesie” dell’autore Rosario Tomarchio, edito per la casa editrice Edizioni DrawUp per la Collana “Oubliette”.

Una forte coscienza di voler essere rimatore, l’Io Poetico non trascura la sua declamazione di esistenza e crea, attorno a se, un sentiero di conoscenza sensoriale.

L’oggetto della speculazione poetica è mutevole ed avvolgente, in alcune liriche si nasconde dietro esempi distanti dalla vita quotidiana, in altre invece si cinge di figure retoriche che esercitano il loro fascino nella ripetizione di un lessema o di un’azione, in altre ancora sono statiche ed immutate dal passaggio delle stagioni.

E, l’amore si cela dietro la natura, dietro un antico vulcano che, sin dall’alba dei tempi umani, ha destato negli animi gentili un reale sentimento di dubbio per la venerazione nutrita. L’Etna con le sue vesti bianche ed il suo sbuffare continuo esprime una bellezza immensa nel suo essere forza distruttiva per l’essere umano.

Nobile donna di bianco vestita,/ sempre cara fosti ai gentil poeti,/ da greci ai latini innamorare facesti./ Alle mani di uomo doni i tuoi frutti,/ con il profumo dei tuoi fiori/ li seduci./ E agli dei a te cari con il miele / e con il fuoco li riscaldi./ […]

In similitudine, l’autore presenta l’Etna come una femminea presenza, la quale accenna un discorso divinatorio portato avanti da versi brevi e leggeri. Così anche la figura della donna è percepita come se avesse le sembianze di un angelo, sia essa in vita sia essa mutata in essenza sensibile; è una figura presente nella poetica del poeta per la sua infinita bellezza e per la grazia della creazione insita nel suo corpo.

La lirica “A donna Ester” riprende un amore antico nel quale lo strato autobiografico resta sospeso in un invito all’immedesimazione; la morte diviene in questo modo un’altra grande protagonista. La morte diviene una compagna che volta lo sguardo alla realtà del dolore, che volta lo sguardo alle spiacevolezze del passato.

Non scorderò mai i tuoi baci,/ il fruscio delle lenzuola/ di seta che avvolgevano e / disegnavano il tuo corpo./ Il tuo profumo di vita/ portato via/ crudelmente da questa vita./ Lacrime versate da cuori/ Infranti, cuori innamorati./ […]”

Restano nella mente soltanto marmorei ricordi di istanti trascorsi, lo scorrere del  tempo umano  determina la scelta della preservazione degli stessi dall’oblio dell’intelletto. Si esercita, per ogni istante vissuto, il trionfo della morte oppure il trionfo dell’amore seguendo le due liriche speculari della presente raccolta.

Contrapposizioni che si incastrano piacevolmente e che non determinano il polo di positività e negatività, bensì tutto è neutro, la natura è neutra.

Il legno verde è stato piegato,/ cosa ne sarà del vecchio?/ Se il giusto è tra i malfattori, / cosa ne sarà di noi?/ Un giorno si dirà/ beate le sterili/ che non hanno lacrime da versare./ Si udirà un vento  che scuote la polvere / delle catene delle / debolezze umane./ […]” – “Il trionfo della morte”

Tutto inizia da quel sì/ dal sì di una vergine all’angelo/ per amore e ci salva./ Da un sì materno/ che ci dona la vita./ Da quel sì del tuo cuore/ per fa trionfare l’amore.” – “Il trionfo dell’amore”

 

 Written by Alessia Mocci

 

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