Bronzi di Riace senza dimora: i lavori al Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria si prolungano

“La situazione dei Bronzi di Riace, abbandonati da oltre tre anni nella sede del consiglio regionale calabrese a causa del protrarsi dei lavori di restauro del Museo della Magna Grecia, è una vergogna per l’Italia, sia dal punto di vista della cura dei beni culturali, sia dell’immaginazione internazionale del nostro Paese. E viene ancora più rabbia se si considera che ciò accade proprio in una regione come la Calabria dove il turismo dovrebbe essere una primaria risorsa”.

Sono le parole del presidente della commissione italiana dell’Unesco, Giovanni Puglisi, che dopo il monito su Pompei, torna a criticare la situazione dei beni culturali italiani.

Dal 23 dicembre 2009 i Bronzi di Riace sono pietosamente adagiati sul dorso, in una sala del palazzo Campanella a Reggio Calabria. Dopo due anni di rinvii, la riapertura del museo ora slitta al 2014. Sembra che i Bronzi torneranno al loro posto solo a tarda primavera, e tutto questo tempo è davvero troppo, anche per due statue.

Il museo della Magna Grecia, dove sono stati esposti per 28 anni nella quasi totale indifferenza, è chiuso dalla vigilia di Natale di 3 anni e mezzo fa a causa di restauri. Avrebbe dovuto riaprire un anno dopo, in tempo per le celebrazioni del Centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ma i lavori, come spesso accade, si sono rivelati interminabili, fra problemi tecnici e intoppi burocratici, e la solita inevitabile carenza di soldi.

I costi infatti sono lievitati: da 10 a 33 milioni di euro. L’ultimo appalto da 5 milioni per l’allestimento delle sale con i fondi europei, che alla fine sono saltati fuori, doveva essere chiuso il 6 giugno scorso. Invece è slittato al 15 luglio. E siccome il bando stabilisce 180 giorni dalla data di consegna dei lavori al vincitore della gara, ecco che se tutto andrà per il verso giusto, ben difficilmente i Bronzi potranno tornare al loro posto prima della primavera 2014.

I Bronzi restano nel consiglio regionale, dove si apprestano a trascorrere un quarantunesimo compleanno dal loro ritrovamento, avvenuto il 16 agosto del 1972, piuttosto triste. Vero è che attualmente è possibile ammirarli gratis, anche se supini, a patto di sapere che si trovano in quel posto. Purtroppo la città di Reggio Calabria non è disseminata di indicazioni su come raggiungere il luogo dove sono esposti, anzi, dell’esistenza dei Bronzi di Riace non si trova traccia nemmeno nella home page del sito internet del consiglio regionale che li ospita. Come se la presenza di quelle meraviglie dell’arte classica, senza paragoni nei ritrovamenti archeologici di tutte le epoche storiche, non fosse niente più che un trascurabile dettaglio. Due sculture di importanza planetaria scandalosamente dimenticate per anni in una città che ha un disperato bisogno di sviluppo.

A tal proposito il 13 luglio, pochi giorni fa quindi, è uscito sulla Gazzetta del Sud una notizia che voleva i Bronzi di Riace a Messina. Ovvero, un gruppo di consiglieri di quartiere, ha avviato una raccolta di firme per chiedere che i bronzi di Riace vengano temporaneamente trasferiti a Messina, il tempo necessario a completare i lavori del Museo della Magna Grecia. Naturalmente si tratta di una piccola provocazione che però ha un grande obiettivo. Portare a Messina i Bronzi per far crescere e sviluppare l’area dello stretto, ovvero Messina, Reggio e le loro province.

La raccolta di firme andrà avanti, con la speranza che qualcuno sposi questo progetto e si faccia il possibile per portarlo a termine. I Bronzi di Riace sono affascinanti sculture del V secolo a.c., che raffigurano due individui di sesso maschile, completamente nudi, i cui canoni di bellezza ed il rispetto delle proporzioni sono talmente perfetti, da essere entrati nel linguaggio corrente, quando si tratta di descrivere una persona dall’aspetto aitante e particolarmente piacente. Come dicevamo, furono scoperti nell’agosto del 1972 nel tratto di Mar Jonio antistante il comune di Reggio Marina, dal sub Stefano Mariottini, appassionato subacqueo in vacanza in Calabria. Il ritrovamento avvenne durante un’immersione a circa 200 m dalla costa ed alla profondità di 8 m. La Sopraintendenza con la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Messina ne curarono il recupero.

Ma come sono finiti sul fondo del mare? I reperti ritrovati accanto ai “corpi statuari” furono pochi, tuttavia, fu possibile ricostruire le circostanze che ne causarono il naufragio. Probabilmente la nave su cui viaggiavano, fu spinta alla deriva da una tempesta e gli elementi pesanti, fra cui i Bronzi presumibilmente non legati ad alcuna struttura, colarono a picco.

Le parti leggere si dispersero e lo scafo, gettato sulla spiaggia, si disgregò progressivamente. Altra ipotesi è che non si sia trattato di un vero e proprio naufragio, bensì di un alleggerimento del carico, in un momento di pericolo, e che quindi le due statue siano state buttate in mare di proposito.

Un primo restauro avvenne negli anni 1975-1980 a Firenze, dove, oltre alla pulizia esterna, si cominciò a svuotare l’interno delle statue dalla terra di fusione originaria, impregnatasi nel corso dei secoli di cloruri che avevano innescato pericolosi fenomeni di corrosione.

La rimozione della terra di fusione fu conclusa a Reggio negli anni 1992-1995, in un’operazione di restauro che si trasformò in un vero e proprio microscavo archeologico della terra per ricostruirne la disposizione originaria.

Fu utilizzato un sofisticato dispositivo ispirato alla strumentazione per la diagnostica medica e la chirurgia microinvasiva, dotato di microtelecamera ed ablatore ad ultrasuoni. Che sia sempre stata riservata loro poca attenzione, lo testimonia il fatto che le due statue sono denominate squallidamente A e B, come fossero un semplice binomio, un’espressione matematica.

E tutto ispirano, tranne l’anonimato, questi due corpi di maschi bellissimi, che celebrano l’arte antica nel migliore dei modi. Le statue sono alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri. Al momento del rinvenimento pesavano circa 400 kg, ma dopo lo svuotamento del loro interno il peso è diminuito a circa 160. Lo spessore medio del bronzo si aggira sui 8,5 mm per A e 7,5 mm per B.

Mentre ognuno di noi elabora le proprie fantasie e sarebbe pronto a dare loro un’infinità di nomi, dovremo rassegnarci a saperli ancora per un bel po’ a giacere in un luogo isolato, stesi come fossero i corpi di due malati. Proprio loro, simbolo da sempre di vigore, mascolinità e, di conseguenza, di vita.

 

Written by Cristina Biolcati

 

http://youtu.be/fZoGHduLhHo

 

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