“Amore Latitante”, libro di Fiorella Carcereri – recensione di Francesca Lettieri

“Dopo anni di tenebre, incontrai la mia luce, finalmente, a trentasei anni, all’imbarco del traghetto per l’Isola del Sud. Era una nuvolosa sera d’autunno. Al porto spirava un vento gelido, tanto gelido da trapassare il cuore. Ma lo avvertii solo per pochi minuti perché fui ben presto avvolta da un fascio di luce e calore di un’un intensità mai provata.”

Con  Amore Latitante  (Ed. Arpeggio Libero, aprile 2013), il suo primo romanzo, Fiorella Carcereri ci propone in prosa le riflessioni che già avevamo potuto assaporare in filigrana tra le pagine di Senza Rete, la sua silloge poetica.

Si tratta di un breve diario: una donna di mezza età, Valeria, ci racconta la sua storia, dal versante amoroso, a ritroso, partendo dal momento in cui ogni bambina viene battezzata come donna fino ad arrivare al presente, in una circostanza scelta come snodo cruciale, svolta e resa dei conti, il momento ideale per ripercorrere il suo iter ed analizzarlo.

Con lo stesso occhio critico di una moderna Virginia Woolf alle prese con l’educazione femminile d’età vittoriana da giovane ragazza, la protagonista subisce le contraddizioni dei modi conservatori dei genitori, sgradevole realtà che accomuna tutte le ormai donne di oggi.

Nella sua esegesi poi, si mostra, contrariamente a ciò che lei pensa di se stessa, una ragazza intraprendente e positivamente emancipata.

Il romanzo gira intorno a due buste, metafore dei due grandi amori della storia: la prima viene trovata da Valeria a metà percorso, all’età di ventiquattro anni, la seconda sul termine, a quarantanove anni. Esse subiscono sorti differenti, che non sarà mio incarico svelarvi e che sanciscono la maturazione avvenuta di una donna finalmente libera da dogmi e convenzioni, che ha imparato a conoscere e ri-conoscere l’amore a dispetto dei cattivi figuri con i quali suo malgrado si è trovata a che fare.

La maturazione è segnata da un lirismo crescente della prosa, che si fa ricca di riflessioni, disegnando una donna non più presa ad osservare le strane giravolte maschili, ma più concentrata sulla sua persona.

Troviamo un ulteriore parallelismo chiave nei due viaggi di Valeria, uno di andata e l’altro di ritorno, ma entrambi di fuga. È solo al termine della storia che Valeria finalmente si ferma, interrompendo il viaggio verso nessun-luogo che portava avanti da una vita intera e riuscendo finalmente a cogliere se stessa nella staticità del bosco da cui ci narra le sue vicende.

Una sottile ironia permea le pagine, quella delle donne forti, capaci di non scoraggiarsi e di non abbattersi di fronte alle sorte avversa, quella delle donne che non si arrendono e alla fine riescono ad arrivare ovunque, non solo, arrivano ovunque a testa alta. Senza rancori, senza remore, consapevoli di aver percorso sino a quel momento un sentiero coerente, sincero, giusto, opposto e parallelo rispetto a tutti gli enigmi che la vita ci riserva.

 

Written by Francesca Lettieri

 

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