Intervista di Rebecca Mais a Marco Novali ed alla sua raccolta poetica “Istintive emissioni di istantanea giovinezza”
“Nella canicola estiva,/ mente i grilli aspirano a divenir violini/ e le pesche al sole,/ L’Altro in Me segue l’infinito/ sentimentifero di vertigini.”
Alla sua prima raccolta di liriche, “Istintive emissioni di istantanea giovinezza”, Marco Novali non ama definirsi poeta ed insegue la strada senza mai interrompere la sua ricerca di nuove sensazioni, nuove ispirazioni e nuovi spunti artistici. Questo suo atteggiamo si riflette certamente nei suoi versi sempre impulsivi e protesi verso nuovi orizzonti.
Marco ci ha gentilmente dedicato un po’ del suo tempo per rispondere a qualche nostra domanda.
R.M.: Quali libri ami leggere solitamente e quali sono i tuoi autori preferiti rispettivamente di prosa e poesia?
Marco Novali: Non sono un avido lettore, detesto questa definizione perché l’avidità è da evitare, non solo quando si parla di denaro. Aborro questa espressione perché allude sempre ad una sorta di ingordigia intellettuale che rende il cervello obeso e lo spirito flaccido. Io piuttosto cerco di tenerli entrambi in forma, leggendo il giusto e con gusto lasciando il tempo al pasto di essere digerito ed espletato. Parto dal presupposto che tutto non può essere conosciuto e cerco di tenermi a distanza da quella tentazione di saltare subito alle conclusioni che trasformano i cultori in culturisti, non mi piacerebbe sfoggiare muscoli drogati. Le mie letture capitano a seconda dei periodi, dipende molto da ciò che mi preme di più approfondire in un determinato momento, come filosofia, romanzi, poesie, fumetti, teatro ecc. Ci sono vari autori che ho vissuto e amato, nella prosa citerei Dostoevskij, Cioran, Proust, Tolstoj, Céline, Poe. Mentre per quanto riguarda la poesia ricorderei Rimbaud, Ginsberg, Ferlinghetti, John Donne, Robert Burns, Palazzeschi, Raboni, Tagore, Shakespeare, Virgilio, Lucrezio, Machado.
R.M.: Quando e in che modo hai cominciato a scrivere in poesia?
Marco Novali: Non penso di aver ancora incominciato veramente! ahah.. diciamo che i primi tentativi sono tutti in questo libro e che il modo in cui ho cominciato è stato, appunto, “istintivo”. Comunque, visto che il libro raccoglie del materiale risalente anche a tre o quattro anni fa, direi che ho iniziato a diciotto o diciannove anni.
R.M.: Il titolo della tua raccolta, “Istintive emissioni di istantanea giovinezza”, e le liriche all’interno fanno pensare ad una poesia scaturita per ispirazione, talvolta impulsiva. È così?
Marco Novali: Sì, è proprio così. Sono tutte frutto di folgorazioni lampanti e casuali che mi hanno rovesciato e per questo è giusto chiamarle “liriche”. In quel periodo succedeva che per strada, camminando, o mentre fumavo una sigaretta o ritornando da scuola, nel quotidiano procedere, insomma, mi sentissi come più aperto all’esterno, alcune forme, alcuni pensieri, alcune parole di colpo si facevano così evidenti e chiari, come se la cosa che ascoltavo si rivelasse, e così iniziavo a scrivere, subito dopo aver provato queste piccole epifanie, ovunque mi capitava, sul cellulare, sull’Ipad, più spesso sul computer, fra gli appunti delle lezioni e così via.
R.M.: Chi vorresti che leggesse le tue poesie? Hai un lettore tipo?
Marco Novali: No, veramente non ce l’ho. Sarà per una mia certa ignoranza in materia di promozione e di marketing, ma non ho mai considerato un pubblico, o come dicono i businessman “target”. Non ho mai pensato di promuovere il libro né tanto meno di farlo conoscere molto, anche solo ad amici o a familiari. Il mio scopo, all’inizio, era solo quello di pubblicare qualcosa di scritto da me, col mio nome stampato sopra, sì, insomma, una sorta di auto-gratificazione egoistica, ma nel senso più puro di egoistico, ovvero solo per me stesso, un narcisismo bello e buono. Alla fine, però, l’unica copia del libro che mi sono comprato l’ho regalata alla mia ragazza!.. Se qualcuno fosse felice di comprarlo allora quello sarà il mio pubblico, insomma!.. ahah..
R.M.: Oltre che scrittore noi di Oubliette sappiamo che dal 2010 suoni anche nella band “Indiana”. Che rapporto c’è tra la tua poesia e la vostra musica?
Marco Novali: Credo non ci sia stata ancora una vera connessione fra queste due attività. La poesia e la musica sono stati due momenti ben separati durante il tempo del mio duplice esprimermi. Innanzitutto perché mi sento più cantautore che poeta come ho anche scritto nella quarta di copertina a proposito della difficoltà che ho a considerarmi tale e a considerare poesie quelle che ho definito, infatti, “emissioni”. Personalmente, considero “Poeta” una parola molto importante, più di artista (che oggi viene usata per riferirsi a qualsiasi cosa si possa materialmente fare), e quindi una veste che ancora non mi calza. Sono sulla strada, alla ricerca del significato di questa emozionante parola. Forse diventerò Poeta quando riuscirò a contenere queste emissioni, o meglio, quando la lotta fra l’istinto dell’espressione-parola e il mio intelletto riuscirà a mostrarsi completamente senza che sulla pagina si possa decretare la vittoria o la sconfitta dell’uno o dell’altro. In generale credo però che il tempo contemporaneo dovrebbe indagare la poesia più con l’orecchio che con l’occhio. Personalmente, sento oramai una nausea verso l’eccessivo utilizzo che si fa della parola in questo mondo, vivere in questo tempo significa passeggiare fra miriadi di slogan, volgarità e immagini in cui le parole sono impiccate al cappio del solo senso visivo. Forse un indirizzo che prenderò in futuro sarà il lato musicale della scrittura, ma ancora non so come né quando. Ma questo non deve confondere chi legge, perché questo discorso riguarda solamente la poesia e non la forma canzone. La canzone è una sorta di cugina della poesia il cui grado di parentela molte volte porta la gente a confondere i cantautori coi poeti, però, guarda caso, mai viceversa!.. Per ora sono solo conscio che il mio essere cantautore e il mio protendere all’essere poeta non debbano confondersi, altrimenti finirei per spacciarmi per qualcosa che non sono e non mi va. Magari un giorno scriverò una poesia e poi la musicherò, ma si vedrà!..
R.M.: Il tuo libro è reperibile anche in formato digitale. Cosa ne pensi dell’e-book come nuova forma del libro? Leggi mai e-books?
Marco Novali: Questa è una domanda che vedo rivolgere ad un sacco di gente che tira avanti col mestiere dello scrivere o che ha a che fare col mondo della letteratura. E’ strano, per come la vedo io serpeggia un ingiustificato spauracchio diffuso riguardo a questa nuova forma di distribuzione digitale e anche una bella dose di bigottismo che vede molte persone difendere il libro a spada tratta, soprattutto in ambiente accademico. Come al solito si sta formando una querelle, tutta universitaria del resto, in cui vedono affrontarsi da un lato un estremismo a favore e dall’altro uno contro l’e-book e il digitale in generale. Per quanto mi riguarda, l’e-book potrebbe essere un’ottima soluzione per alleggerire i prezzi e il peso fisico dei testi scolastici, per esempio. Potrebbe servire per una questione di praticità d’uso e di spazio (affrontare un trasloco con trenta scatoloni pieni di libri è stato un massacro), o potrebbe rivelarsi anche un buon mezzo per far entrare autore e lettore in contatto più direttamente che non in passato, come del resto ho fatto io col mio libro: l’ho scritto e l’ho pubblicato, senza dover passare per editori e così via. Sì, poi c’è la parte di promozione, ma quella è un’altra storia ancora. Sicuramente, una delle giuste critiche contro l’e-book è la qualità di quello che si legge. Nell’infinita rete circolano e-book di autori stranieri, per esempio, la cui traduzione non si sa chi l’abbia fatta ed è risaputo quanto una traduzione sia una chirurgia che anche i migliori medici faticano ad operare. Sicuramente, fatti un po’ di esempi, bisognerebbe smetterla di buttarla ogni volta sull’apocalittico riguardo alle nuove forme di comunicazione, credo che il libro non scomparirà, o se dovesse scomparire: Amen! Ritorneremo ad un’oralità originaria in cui la Poesia e il Suono ne faranno da padroni! Non scordiamoci che: “In principio fu il Verbo”..
R.M.: Il tuo prossimo libro? Stai forse lavorando a qualcosa di nuovo?
Marco Novali: No, per il momento non ho proprio pensato ad un futuro, sono alla ricerca di molte cose ora come ora. L’eventualità che io finisca col fare il Poeta si trova ben mescolata nel mezzo di quel mazzo di possibilità che uno può avere solo fra i venti e i trent’anni. Continuerò a leggere, a scoprire, a sentire e ad ascoltare, poi chissà che un giorno non mi venga in mente di scrivere nuovamente qualcosa!..
Grazie Marco per le tue esaurienti risposte e speriamo comunque di poter leggere presto qualche tua nuova composizione, sia lirica che musicale.
Written by Rebecca Mais
Info:
Ciao! Ho letto la tua intervista.
Sono anch’io una poetessa, anche se ho ancora tanto da imparare e da vedere. Abbiamo un po’ la stessa idea di avidità letteraria, perché la penso come te.
Volevo chiederti come mai il tuo libro costa 18€. Penso che sia un po’ esagerato per un libro di 104 pagine. Grazie.
Se ti fa piacere, ho un blog dove raccolgo le mie poesie. ;
Ciao Daniela,
Marco dovrebbe rispondere alla tua domanda, che ti dirò: è molto interessante. Alcune volte sono le case editrici che decidono il costo del libro, l’autore non ha parola su questo, ma vediamo di giudicare quando Marco ci avrà risposto :D
:D