“Sporco come l’amore”, romanzo di Stefano Aranginu – recensione di Susanna Loddo
“Solo i giovani hanno di questi momenti”, J. Conrad, “La linea d’ombra”.
Oscar, giovane protagonista del romanzo “Sporco come l’amore” di Stefano Aranginu, divide il suo tempo fra la piccola ed assopita provincia dell’oristanese, ove stanno la sua famiglia adottiva ed il suo bizzarro amico Michele, e la Cagliari studentesca scossa dalle proteste contro i tagli all’Università.
Egli studia, dunque; ama, soprattutto.
Ama la musica, che quasi amplifica in modo assordante le sue percezioni; ama i suoi scrittori preferiti di forte ammirazione e altrettanta empatia; ama la sua ragazza, “sa sposa”, in modo intenso, turbolento, “sporco” nel senso di non-puro: l’amore puro,per lui, non è desiderabile poiché privo di ossigeno, non lo farebbe respirare.
Oscar ama la sua sorella maggiore, anche, perché è una scrittrice affermata, perché la amano tutti ma, soprattutto, perché non c’è stata mai e c’è stata sempre.
Su questi modi diversi di amare, come intrappolato in un groviglio di spine, Oscar si interroga incessantemente, percorrendo una dimensione introspettiva che lo guiderà alla scoperta sconvolgente di contatti senza limite, destinati a segnare il suo animo e a tracciare le prime linee della sua specificità, pur essendo cosciente che,a ventuno anni, non è ancora un “essere specifico”.
Nella tranquillità quasi ossessiva della vita quotidiana, Oscar si trova allora come al transito di tutto e si muove, timidamente, per andare contro la bigiotteria della superficialità e incontro alla preziosità di sentimenti più alti, forti e decisivi per la sua crescita: che cosa è crescere, in fondo, se non sentir spingere, sulla pelle, i più conficcati segni di un’Alt(r)a Consapevolezza?
Stefano è riuscito, nel suo romanzo, a dare al lettore l’impressione di “spiare” i suoi personaggi durante situazioni di “vita d’ogni giorno”, dandone un’istantanea a volte drammatica, a volte comica, a volte tenera come un abbraccio fraterno.
Il linguaggio che rispecchia il parlato (unito all’assenza quasi completa di note a pie’ pagina), l’accostamento di termini antitetici ed i climax ascendenti danno la sensazione, dapprima, di ascoltare una confusa musica di sottofondo per poi sentirne aumentare il volume gradualmente, fino un impatto finale violento, frustrante, che non dà scampo: il lettore assiste, fin da principio, come ad una giornata di pioggia tenue ma fitta, che termina in un fragoroso temporale: è la metafora del tumulto interiore narrato in una successione di momenti che, per sentirci “normali” e scomparire fra la gente, per dar retta al senso comune dovremmo cercare di trascurare ma che invece, alla resa dei conti, risultano imprescindibili e indelebili come cicatrici.
Stefano Aranginu è nato a Oristano nel 1987 e studia Filosofia presso l’Università di Cagliari. “Sporco come l’amore” è il suo secondo lavoro ed è, attualmente, alla sua seconda edizione.
Written by Susanna Loddo
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