Festival delle arti “L’acqua, la natura e le donne”, dal 9 al 18 febbraio 2012, San Giuliano Terme
Nuovo Festival delle arti contemporanee “L’acqua, la natura e le donne” anteprima del III° step dal 9 al 18 febbraio 2013 alle ore 16:00, con il sostegno di Stefania Sandrelli, presso Bagni di Pisa a San Giuliano Terme (PI) a cura di Arte In Movimento.
Ippocrate classificava tre strumenti terapeutici: il tocco, il rimedio e la parola, possiamo pensare all’arte come a una forma di comunicazione molto potente, capace di influenzare in maniera terapeutica il nostro stato?
Arte In Movimento alla luce di tale considerazione rende come protagonisti del Nuovo Festival delle arti contemporanee l’arte e terapia con la curatela di Roberta Perucci ed Emanuela Orsini, una mission che nasce dalla forte esigenza di combattere questi anni scanditi dalla crisi economica e dall’appiattimento socio-culturale.
La manifestazione che si articola per step ha avuto come adesioni nei precedenti appuntamenti a Forte dei Marmi personalità note come Dario Ballantini e Paolo Brosio e l’appoggio di altre figure di spicco del panorama artistico. Mentre per questo III° step tra i sostenitori della mission benefica citiamo l’affascinante e brava attrice Stefania Sandrelli, iniziativa portata avanti dagli organizzatori che hanno incontrato spesso forme di ostruzionismo e disinteresse verso un argomento così delicato e ancora poco conosciuto. La tematica del festival “L’acqua, la natura e le donne” prenderà corpo in anteprima dal 9 al 18 febbraio presso la prestigiosa location di Bagni di Pisa Palace e Spa, Villa dei Lorena, sontuosa ambientazione per ospitare le opere di un gruppo di artisti che con le loro opere interpreteranno almeno uno dei tre elementi citati legati da un elemento, comune denominatore che è appunto l’acqua intesa come origine stessa della vita.
L’intenzione dei curatori di Arte In Movimento è quella di promuovere iniziative che vanno oltre il senso espositivo del termine e non limitarsi a un’esposizione di opere d’arte di artisti noti e meno conosciuti ma altrettanto abili, ma vuole rafforzare la sinergia fra arte e terapia medica per fare emergere i benefici che può portare un approccio verso questo settore artistico. I curatori hanno tratto ispirazione da uno studio inerente il condizionamento che può offrire l’arte, in senso positivo anche a pazienti con forma di disabilità di medio o grave livello, è infatti dal 1950 che in Italia abbiamo i primi casi di arteterapia per raggiungere obiettivi terapeutici soddisfacenti. Uno dei primi precursori di questa tecnica è stata l’artista Edith Kramer, una scultrice e pittrice austriaca che in America ha rivolto il suo approccio terapeutico anche a bambini, insegnando e diventando la stessa fondatrice di un corso di laurea in arteterapia.
Con questo progetto si vuole evidenziare la condizione dell’arte come mezzo di sostegno dell’Io, la sua attitudine naturale di contribuire allo sviluppo di un’organizzazione psichica, per sostenere semplicemente la psicoterapia e non per sostituirla, sulla base del pensiero dell’artista austriaca. La manifestazione giunta al suo terzo step ha carattere sperimentale ed è stata impostata per svilupparsi nel corso dell’anno con altri appuntamenti diventando ciclica con la collaborazione de La Fondazione Dell’Arte Contemporanea associazione culturale e partecipazione di nuovi volti del panorama artistico e culturale.
Si tende troppo spesso a dimenticare anche l’importanza dell’inserimento nel tessuto sociale di chi è stato paziente e che ha subito in certi casi a seguito della propria patologia una limitazione dei movimenti, tutta una serie di pregiudizi che ancora oggi sono presenti e si trovano anche uscendo di casa. L’arte in questo caso interviene perché è rivolta a qualunque persona per dare sfogo a una libertà espressiva e per creare anche gruppi di lavoro. Da una ricerca più approfondita lo staff della manifestazione ha preso spunto anche da un articolo dove veniva citato uno specialista di psicologia di Padova che sosteneva che l’arte può contribuire in situazioni di disabilità non solo a portare il paziente a un benessere e a un senso di rilassamento, ma alla stessa soddisfazione per l’opera realizzata, lo stesso movimento attuato è una conseguenza di ciò che il malato va a compiere non il fine dell’attività, con conseguente aumento di autostima e dell’integrazione sociale. Quindi con questo progetto si vuole dimostrare che il ruolo dell’artista, curatore o comunque degli addetti ai lavori e dei medici può sotto un certo profilo avere dei punti in comune: l’azione dell’educazione al benessere, perché in entrambi i casi ci rivolgiamo a un pubblico, che ha bisogno di esternare o semplicemente condividere il proprio status mentale, o fisico e quindi andare a cercare una possibile forma di equilibrio e armonia, quella che a poco a poco stiamo perdendo per una mancanza di sensibilità.
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